Famosa è la citazione che dice: “fa più rumore un albero che cade, rispetto a una foresta che cresce”. Un detto vero, reale. Ciò che attira la nostra attenzione, per come siamo fatti, non è il silenzio, quanto il rumore. Il rumore ci attira, attrae il nostro sguardo, ci arriva alle orecchie e attiva un meccanismo che ci fa volgere verso di lui. Il silenzio invece non ha queste caratteristiche. Il silenzio all’apparenza non ha nulla da dire. Nulla da mostrare.
È chiaro dunque che fa più notizia ciò che fa più rumore. E quanto più questa notizia è tragica, sconvolgente, scioccante, quanto più tocca le nostre emozioni e seduce il nostro intelletto.
In queste settimana più notizie hanno attirato la nostra attenzione: il terremoto in Marocco, il nubifragio in Libia con conseguente inondazione derivata dal cedimento di due dighe, l’incidente di un aereo delle frecce tricolori... notizie terribili, che fanno tanto rumore e hanno un’eco che rimbomba per giorni. Disastri che coinvolgono migliaia di vite umane.
Eppure, in mezzo a tanto rumore che provocano questi eventi, nel silenzio che succede al disastro, in mezzo ai pianti e alle grida disperate, c’è chi si rimbocca le maniche e inizia a sistemare, riordinare, pulire, ri-costruire. Nel silenzio, con ancora le lacrime agli occhi, ci sono persone che riportano la vita. Nel silenzio di un gesto semplice, di aiuto, ci sono migliaia di persone che offrono il loro aiuto economico e materiale, anche di tempo, per andare incontro a chi ha perso tutto. C’è una foresta di bene che cresce, in mezzo a tante disgrazie che capitano. La forza dello spirito che anima i cuori a donarsi verso chi non ha più nulla.
Come sempre, non fermiamoci alla notizia della tragedia, ma guardiamo alla concretezza dell’amore che riordina lì dove c'è il caos.
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