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Amate i vostri nemici

Gesù comprendeva le difficoltà inerenti all'atto di amare i propri nemici. Egli non è mai stato di quelli che parlano con leggerezza della facilità della vita morale..


Amate i vostri nemici

del 08 gennaio 2017

Gesù comprendeva le difficoltà inerenti all'atto di amare i propri nemici. Egli non è mai stato di quelli che parlano con leggerezza della facilità della vita morale...

 

Avete udito che è stato detto «Tu amerai il tuo prossimo e odierai il tuo nemico. Ma io vi dico: Amate i vostri nemici, benedite quelli che vi maledicono, e pregate per quelli che vi trattano con disprezzo e vi perseguitano: cosicché possiate essere figli del padre vostro che è nei cieli».
Matteo, 5, 43, 35.

 

Forse nessun comandamento di Gesù è stato così difficile da seguire come amate i nostri nemici. Alcuni hanno sinceramente pensato che metterlo praticamente in atto non sia possibile.
È facile, dicono, amare quelli che ci amano, ma come si può amare quelli che apertamente o con insidie cercano di distruggerci? Altri sostengono che l'esortazione di Gesù ad amare i propri nemici è la prova del fatto che la morale cristiana è concepita per il debole e non per il forte e coraggioso. Gesù dicono è un idealista teorico.
A dispetto di queste insistenti domande e obiezioni, questo comandamento di Gesù ci chiama con urgenza nuova. Una serie di catastrofi ci ha ammonito che l'uomo moderno è in cammino lungo una via chiamata odio, verso la distruzione e la dannazione. Ben lungi dall'essere la pia raccomandazione di un sognatore utopista, il comandamento di amare i propri nemici è un'assoluta necessità per la nostra sopravvivenza. Amore anche per i nemici: ecco la chiave per la soluzione del problema del nostro mondo. Gesù non è un idealista teorico; è un realista pratico.
Io sono certo che Gesù comprendeva le difficoltà inerenti all'atto di amare i propri nemici. Egli non è mai stato di quelli che parlano con leggerezza della facilità della vita morale: si rendeva conto che ogni genuina espressione d'amore nasce da un profondo e totale abbandono a Dio. Così, quando Gesù diceva: amate i vostri nemici, egli non era inconsapevole delle ardue difficoltà di tale legge, e tuttavia ogni parola di essa era intenzionale. La nostra responsabilità come cristiani è di scoprire il significato di questo comandamento e di cercare appassionatamente di viverlo nella nostra vita quotidiana.
Siamo pratici e domandiamoci in che modo possiamo amare i nostri nemici. 
Innanzitutto, dobbiamo sviluppare e conservare la capacità del perdono. Colui che è incapace di perdonare è incapace anche di amare.
È impossibile anche solo tentare l’atto di amare i propri nemici senza la previa accettazione della necessità di perdonare ripetutamente quelli che ci fanno del male e ci offendono. E’ anche necessario rendersi conto che l’atto del perdono deve partire sempre dalla persona che ha ricevuto il torto, dalla vittima di qualche grave pregiudizio, da chi ha ricevuto qualche tortuosa ingustizia, da chi ha subito qualche terribile atto di oppressione. Colui che fa il torto può invocare il perdono, può rientrare in se stesso e, simile al figliuol prodigo , mettersi in cammino per una strada polverosa, col cuore palpitante del desiderio del perdono: ma solo il vicino offeso, il padre amoroso che aspetta a casa possono realmente versare le calde acque del perdono.
Perchè dovremmo amare i nostri nemici?
La prima ragione è addirittura ovvia: rendere odio per odio moltiplica l’odio, aggiungendo oscurità più profonda ad una notte già senza stelle. La tenebra non può scacciare la tenebra: solo la luce può farlo. L’odio moltiplica l’odio, la violenza moltiplica la violenza, la durezza moltiplica la durezza, in una sorprendente spirale di distruzione.
[...]
Un’altra ragione per cui dobbiamo amare i nostri nemici è che l’odio deturpa l’anima e sconvolge la personalità.
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Ma vi è un altro lato che non dobbiamo mai trascurare. 
L’odio è egualmente dannoso per la persona che odia. Come un cancro non conosciuto l'odio corrode la personalità e divora la sua unità vitale. L'odio distrugge in un uomo il senso dei valori e l'oggettività: lo porta a descrivere il bello come brutto e il brutto come bello, a confondere il vero con il falso ed il falso con vero.
Il dottor E. Franklin Frazier, in un interessante saggio intitolato “La patologia del pregiudizio di razza”, include parecchi esempi di bianchi, normali, amabili e simpatici nelle loro quotidiane relazioni con altri bianchi, ma che, dov'erano invitati a pensare i negri come uguali o anche a discutere la questione dell'ingiustizia razziale, reagivano con incredibile irrazionalità e con uno squilibrio del tutto anormale. Ciò accade quando l'odio ristagna nella nostra mente. Gli psichiatri riferiscono che molte delle cose strane che avvengono nel subconscio, molti dei nostri conflitti interiori, sono radicati nell'odio. Essi dicono: «Amare o morire». La moderna psicologia riconosce ciò che Gesù insegnò tanti secoli fa: l'odio divide la personalità e l'amore, in maniera sorprendente inesorabile, la ricompone. 
[..]
Ai nostri accaniti oppositori noi diciamo: «Noi faremo fronte alla vostra capacità di infliggere sofferenze con la nostra capacità di sopportare le sofferenze; andremo incontro alla vostra forza fisica con la nostra forza d'animo. Fateci quello che volete, e noi continueremo ad amarvi. Noi non possiamo, in buona coscienza, obbedire alle vostre leggi ingiuste, perché la non-cooperazionecol male è un obbligo morale non meno della cooperazione col bene. Metteteci in prigione, e noi vi ameremo ancora. Lanciate bombe sulle nostre case e minacciate i nostri figli, e noi vi ameremo ancora. Mandateci i vostri incappucciati sicari nelle nostre case, nell'ora di mezzanotte, batteteci e lasciateci mezzi morti, e noi vi ameremo ancora. Ma siate sicuri che vi vinceremo con la nostra capacità di soffrire. Un giorno, noi conquisteremo la libertà, ma non solo per noi stessi: faremo talmente appello al vostro cuore ed alla vostra coscienza che alla lunga conquisteremo voi, e la nostra vittoria sarà una duplice vittoria». 
L'amore è il potere più duraturo che vi sia al mondo.

 

Note di Pastorale Giovanile

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