«Perché se Dio sapeva già che Adamo ed Eva peccavano li ha lasciati fare così?». Grandi domande e risposte sorprendenti.
"Prof, una domanda, una domanda!". Sto uscendo dall'aula. La lezione è stata carina. E Alex ha contribuito a mandarla avanti con una serie di domande sul perché gli umani si interrogano sul mistero della vita. Siamo all'inizio del percorso, con una classe prima un po' rumorosa, ma che sembra sveglia. E, pur facendo un po' di fatica a tenerli, oggi si è lavorato bene.
"Alex dimmi, ma io dovrei andare, viene matematica da voi". "Ok, veloce prof.: perché se Dio sapeva già in anticipo che Adamo ed Eva peccavano li ha lasciati fare così?". La sua domanda sembra uscire fuori da una mente più adulta di quel corpo di adolescente che si ritrova. È serio e un po' ombroso nello sguardo, ma sinceramente preso dalla faccenda, nascondendo solo in parte la timidezza che lo abita.
"Cavolo Alex, sei quasi un teologo, mi piace la tua domanda. È una di quelle fondamentali su Dio. Credo che Lui sia molto rispettoso della nostra libertà, è uno dei regali più belli che ci ha fatto. Non la negherebbe mai. Perciò anche quando sa che sbaglieremo non ce la toglie". Mentre rispondo ad Alex, Matilde passa di corsa e si affaccia fuori dalla porta della classe come una gazzella felice. Saluta una sua amica e veloce ritorna da noi unendosi alla discussione.
"Eh, però, prof. - continua Alex -, allora Dio non può lamentarsi con noi se poi sbagliamo, un po' è anche colpa sua". "Infatti, Alex, non credo che Dio si lamenti con noi. Credo che lui soffra con noi quando sbagliamo e ci dia la possibilità di recuperare il nostro peccato". "Io non credo che Dio si lamenti con noi per quello che facciamo". Matilde la mette lì con la serena certezza di chi parla dalla propria esperienza. E continua: "Io se non vado dai vecchietti dell'ospizio a passare un po' di tempo con loro non mi sento in colpa con Dio. Quando ci vado sono felice davvero ed esco dicendo: grazie Gesù! Ma quando non ci vado dico: Gesù, se puoi, dammi un'altra occasione per essere felice. E son tranquilla!".
Matilde è viva, frizzante, ingenua, forse, come lo sono certe adolescenti non ancora segnate dalla vita. I suoi occhi sereni e il suo sorriso luminoso inchiodano Alex, che la fissa stupito, tra un'attrazione imbarazzata e un'invidia malcelata. Sulla porta appare la prof. di matematica. La classe rientra svogliatamente. "Ragazzi, devo andare - gli dico - Alex, è bello che ti chiedi queste cose. E credo che, se non hai paura della felicità, le risposte che cerchi le troverai dentro la fatica dei tuoi dubbi, in qualcosa che assomiglia alla serenità di Matilde. Alla prossima".
I tempi della scuola alle volte sono fatali! Ma so che con Alex ci sarà ancora spazio per camminare insieme. Ma soprattutto spero che Matilde possa lasciare in giro per la classe un po' del profumo della sua fede. Sì, perché, più delle mie parole, è una fede così che li può contagiare e dare ad Alex quello che cerca.
Una fede, quella di Matilde, in cui la signoria di Dio non le si "impone" avendo patteggiato con Lui un limite tra il desiderio umano di essere onnipotente e la Sua vera onnipotenza. Come se accettare Dio sia una specie di limitazione dell'uomo, in cui egli cede un po' di terreno, pur di avere Dio. La modernità, spesso, ci ha consegnato un Dio così, che in qualche modo, era percepito come un limite per la potenza dell'uomo stesso. Per Matilde invece la signoria di Dio in lei si "propone", nella serena felicità che vive coi "vecchietti", che sa di bellezza e armonia. Che le arriva gratis, e la afferra, senza che lei si sia logorata nella ricerca della definizione del confine tra sé e Dio. E la post modernità ha bisogno di un Dio così. Ovvio: la vita metterà in crisi Matilde e verificherà di sicuro questa "grazia" che ora vive. Ma l'esperienza di gioia di adesso difficilmente la dimenticherà e le potrebbe fare da base per non "perdersi" anche quando sarà "buio".
Tra la ricerca di Alex e l'esperienza di Matilde c'è un passaggio di logica, da quella del patto a quella della gratuità. La logica del patto mantiene la percezione che i due contraenti stiano sullo stesso piano, come Giacobbe che lotta con Dio. Quella della gratuità invece sta in piedi a partire dalla sproporzione tra le due parti. In cui Dio sopravanza e anticipa ogni nostra mossa di avvicinamento a Lui, come in Gesù che "mentre eravamo ancora peccatori" muore di amore per noi. Logica che Matilde vede nella felicità gratuità che riceve, facendo volontariato, e che Alex insegue senza, per ora, poterci arrivare.
È una logica dove il tono emotivo di fondo che ci può abitare è lo stupore, la bellezza e la felicità che Dio ci regala. In cui l'acidità contro il mondo e la Chiesa che cambiano, e ci mettono in crisi, diventa critica costruttiva perché si sente che il futuro può essere ancora bello. In cui la paura di perdere la nostra idea di Dio lascia il posto alla disponibilità di riconoscere che Lui è e resta un mistero, invitandoci a convertirci ancora.
Matilde guarda il futuro. Alex guarda sé stesso. Noi spesso guardiamo indietro. Abbiamo bisogno di cristiani voltati avanti.
Gilberto Borghi
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