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IO SONO UNA MISSIONE: Annalena Tonelli

Annalena scelse di vivere povera tra i poveri dell'Africa sub-sahariana, senza un nome e la sicurezza di un ordine religioso o l'appartenenza ad una organizzazione internazionale...


IO SONO UNA MISSIONE: Annalena Tonelli

del 22 ottobre 2018

Annalena scelse di vivere povera tra i poveri dell'Africa sub-sahariana, senza un nome e la sicurezza di un ordine religioso o l'appartenenza ad una organizzazione internazionale...

 

Annalena Tonelli nasce nel 1943 a Forlì. Durante gli studi in legge ed un'intensa vita di volontariato fonda, insieme ad un gruppo di amici, il "Comitato per la lotta contro la fame nel mondo". Sempre più desiderosa di realizzare la propria vocazione interiore di servizio parte per l'Africa (soprattutto Kenya, Somalia, Somaliland), dove risiederà tra il 1968 e il 2003. Ivi fonderà il Rehabilitation Centre for Disabled, per la cura e la riabilitazione dei bambini ciechi, sordi, epilettici, poliomelitici e con malattie mentali, e dopo la specializzazione in medicina tropicale e nel controllo della tubercolosi, fonderà il T.B Manyatta, un villaggio per malati colpiti da tubercolosi. Qui i nomadi del deserto, senza rinunciare alle proprie consuetudini, potevano ricevere le cure necessarie. Si impegnerà per l'afabetizzazione, il riscatto sociale e culturale soprattutto di donne e dei bambini. Sempre più inserita nella vita dei poveri che scelse di servire il 5 ottobre 2003, terminato il suo cultimo giro tra i malati del T.B. Center, fu uccisa per mano di ignoti.

"Ciascuno di noi è un messaggio che Dio manda al mondo, una parola irripetibile che ha pronunciato e che non ripeterà più". In questa unicità, Giovanni Vannucci ci ricorda come ogni essere umano aprendosi all'incontro con l'altro scopra e riveli il suo essere frammento dell'infinito "volto" di Dio. Essere missione per la vita degli altri è dunque scoprirsi come dono affinchè gli altri abbiano la vita in pienezza.

 

 

Così Annalena Tonelli – un messaggio di Dio mandato al mondo – scelse di vivere povera tra i poveri dell'Africa sub-sahariana, senza un nome e la sicurezza di un ordine religioso o l'appartenenza ad una organizzazione internazionale. Cristiana in un contesto di fede musulmana, scelse di abitare nell'altro e lasciarsi abitare dall'altro. Affrontò carestie, genocidi, persecuzioni e guerre civili per amore del "suo" popolo. Comprese che il suo essere cristiana trovava il suo massimo compimento nell'apertura incondizionata all'altro. La sua passione per Dio e l'umanità la spinsero così al bisogno di difendere e riscattare la dignità umana troppo spesso oppressa e violata dei popoli a contatto dei quali si trovava. Una vita straordinaria agli occhi di molti, la sola possibile per lei: gridare il Vangelo con la propria esistenza.

Durante il lavoro di ricerca per la mia tesi di laurea teso a ricostruire il volto di Annalena, ho compreso quanto il suo essere messaggio e missione per il mondo non fossero pienamente comprensibili se non inseriti e filtrati dall'incontro spirituale con chi ha "ispirato" la sua vita: Gandhi, don Lorenzo Milani, Etty Hillesum, Giovanni Vannucci, Simone Weil, Charles De Foucauld, Martin Luther King, Carlo Carretto: donne e uomini di fede e cultura diverse ma accomunati da un invincibile amore per Dio e l'umanità. Un luogo speciale nei sempre più rari rientri in Italia per Annalena è l'Eremo di Campello sul Clitunno (tra Spoleto e Trevi), antica costruzione francescana abbandonata a cui Valeria Pignetti, conosciuta come sorella Maria, nei primi anni del novecento, diede nuova linfa.

Quando mi recai all'Eremo ebbi la fortuna di conoscere sorella Brigitte, prosecutrice dell'opera di sorella Maria, amica e confidente di Annalena. Il colloquio con lei mi permise di comprendere come la vita ecumenica dell'Eremo, fondata sulla fraternità, nella povertà, nella non appartenenza ad un ordine religioso, nell'accoglienza e nella libera comunione con tutti gli esseri fossero lo spirito che animavano il cammino umano e spirituale di Annalena. Sorella Brigitte, mi confidò l'appassionante  riflessione che sorella Maria suscitava nella Tonelli. Di quanto la lettura dei testi di sorella Maria e lo stile dell'Eremo rappresentassero per Annalena uno spazio dell'anima in cui caro le era quel silenzio, condizione di un cuore capace di ascoltare.

Il Dio della Tonelli invita l'uomo ad allargare lo sguardo, a non alzare reticolati: "Cristo esce dal Tempio" (G. Vannucci) per continuare ad essere nel cuore di tutti i sinceri cercatori della verità e in tutti coloro che hanno fame e sete di giustizia.

La testimonianza della Tonelli mi ha permesso di comprendere quanto il principio di fratellanza universale rimandi all'accettazione della diversità, anche quella più radicale, senza limiti o barriere, poichè l'alterità non è minaccia alla propria identità ma al contrario motivo di arricchimento che, anche quando sembra difficile, spinge alla crescita e al vero incontro personale con Dio.

 

 

Katiuscia Moltisanti

 

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