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Io sciopero facendo scuola!

Se parte della vita si gioca a scuola e la scuola è parte della vita in un certo periodo, è necessario starci dentro - giovani e adulti - poiché la vita, ogni vita, si gioca sul posto non altrove in un determinato momento!


Io sciopero facendo scuola!

 

Più sto a scuola, più mi rendo conto che le strutture valgono poco, mentre ciò che interessa maggiormente sono le persone, gli studenti, i colleghi, le famiglie che incontro nel quotidiano. Certo ci sono scuole che fisicamente non aiutano a svolgere al meglio la didattica per carenze varie, ma chi educa sa bene che non saranno queste barriere a fermare la crescita umana e culturale. Ma questo lo sanno gli studenti, glielo si dice?

In questo periodo, come ogni anno da molto tempo, riprendono - in media ogni venerdì o sabato fino a Natale - le proteste e gli scioperi. Chiedono il diritto allo studio ma, non entrando a scuola in quei giorni, se lo tolgono da soli. Rivendicano libertà eppure lasciano guidare i cortei da infiltrati universitari, dei centri sociali, dei partiti politici, dei sindacati. Se la prendono con le scuole paritarie senza sapere (perché nessuno glielo dice chiaramente per questioni ideologiche) che, documenti alla mano, lo Stato risparmia e guadagna pure con le paritarie. Vogliono il diritto allo sciopero che però non gli spetta, non essendo lavoratori, quando dovrebbero chiedere agli adulti molti altri diritti. Fanno battaglie in classe con i professori, eppure non entrando a scuola spesso li favoriscono. Protesteranno per la mancanza dei riscaldamenti quando dovrebbero gridare per avere qualcuno che gli scaldi la mente e il cuore! Rientrano a scuola in giorno dopo e nella giustificazione non hanno il coraggio di scrivere (neanche le famiglie!) che sono stati assenti per la protesta.

A questo punto chi li orienta? Chi li guida? Ci vorrebbe chi - e c'è sicuramente da qualche parte - esca dalle proprie strutture fisiche e mentali e vada a cercare questi ragazzi nelle "periferie esistenziali", laddove si combatte la battaglia quotidiana della vita tra desiderio e domanda. Se parte della vita si gioca a scuola e la scuola è parte della vita in un certo periodo, è necessario starci dentro - giovani e adulti - poiché la vita, ogni vita, si gioca sul posto non altrove in un determinato momento! Incontrarsi, seppur tra i banchi e in aula, deve essere per tutti un autentico regalo, mai un passatempo, mai una tappa, mai un lavoro e basta. Allora sì che le strutture diverranno secondarie, che le proteste non si costruiranno ad hoc, né faranno comodo per guadagnare una vacanza, poiché pur nella fatica e nelle difficoltà diverrà interessante e persino stimolante vivere la scuola, imparare qualcosa di nuovo o approfondire, confrontarsi con gli altri, mettersi in gioco, passare pian piano "dal sogno al progetto di vita".

Mi piacerebbe, però, che almeno una volta si protestasse insieme per il fatto che vorremmo tutti più passione da parte dei docenti e pure degli studenti; per il fatto che si è spesso considerati operai i docenti, e numeri gli studenti, anziché persone e persone in relazione; per il fatto che non ci basta uno studio nozionistico e una valutazione numerica, ma uno "studio" che sia amore e un "sapere" che sia gusto per la cultura.

 

 

 

Marco Pappalardo

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