«Questo libro nasce dall'esperienza diretta della Giornata mondiale della gioventù di Rio de Janeiro. È stata un'esperienza molto ricca, molto densa. Da qui è venuta - per me - la necessità di approfondire questo messaggio di Rio»...
Esce nei prossimi giorni in libreria “Il disegno di Papa Francesco”, opera del direttore di “Civiltà Cattolica”, padre Antonio Spadaro, edito dalla Emi. Il volume, incentrato sulla Gmg di Rio de Janeiro, si nutre di riferimenti a ciò che Jorge Mario Bergoglio ha scritto e detto prima di essere eletto alla Cattedra di Pietro e anche di richiami forti alla spiritualità ignaziana del primo Papa gesuita della storia. Alessandro Gisotti ha chiesto a padre Antonio Spadaro di raccontare come sia nata l’idea di scrivere questo libro:
R. - Questo libro nasce dall’esperienza diretta della Giornata mondiale della gioventù di Rio de Janeiro. È stata un’esperienza molto ricca, molto densa. Da qui è venuta - per me - la necessità di approfondire questo messaggio di Rio, anche perché mi rendevo conto che nei discorsi, nei gesti del Papa veniva tratteggiato “quasi un bozzetto” di Chiesa; da qui anche il titolo del volume “Il disegno di Papa Francesco”, un disegno che non è semplicemente un progetto, ma è una visione di Chiesa. Tra l’altro, questo libro mi è molto caro perché l’ho scritto mentre intervistavo il Papa per la "Civiltà Cattolica". È stata – se vogliamo – un’esperienza molto singolare, originale; cercavo di non mischiare i due contenuti, ovviamente. Ma, nello stesso tempo interpretavo, leggevo, gli eventi, le parole, i gesti della Giornata mondiale della gioventù alla luce di quello che il Papa mi diceva durante l’intervista.
D. - In molti si interrogano sulla continuità o discontinuità di Papa Francesco rispetto ai suoi predecessori, in particolare rispetto a Papa Benedetto. Lei invece mette l’accento sulla categoria dell’originalità di questo Pontificato, un qualcosa che è emerso in modo eclatante proprio alla Gmg di Rio …
R. - Ritengo che le categorie della continuità e della discontinuità siano perfettamente inutili per comprendere il Pontificato di Papa Francesco, come del resto per comprendere in generale i vari pontefici. Direi in modo particolare che con Papa Francesco si capisce come le categorie solide, tradizionali del vaticanismo forse non reggono più. L’aspetto dell’essere conservatore o progressista non funziona più, non regge. Qui bisogna capire l’originalità di un Pontificato, un’originalità che certamente è in sviluppo, in divenire. Molti ritengono che il Papa abbia un’idea molto precisa, chiara, definita di ciò che sarà la Chiesa. Anche intervistandolo, mi sono reso conto che in realtà lui è un uomo di discernimento, quindi sa bene qual è il punto di partenza, ma poi per lui camminando si apre il cammino. Quindi c’è una visione in sviluppo e questo è uno degli aspetti della sua originalità.
D. - A Rio - lei scrive - è emerso di ritratto di una "Chiesa samaritana, di strada, di frontiera". Si può dire che in Papa Francesco batte un cuore missionario?
R. - Certamente! Il messaggio di Papa Francesco è molto sbilanciato sulla dimensione pastorale, sulla missione di una Chiesa dalla porte aperte. Ma anche qui normalmente si intende la Chiesa dalla porte aperte, come una Chiesa aperta sul mondo tale da fare entrare le persone in chiesa. Se leggiamo bene i discorsi di Papa Francesco non è questa la prima accezione, il primo significato di queste immagini, anche se ovviamente è presente. Il primo significato è il fatto che il Signore è dentro la Chiesa e vuole uscire nel mondo. Quindi le chiese devono essere dalle porte aperte per permettere al Signore di uscire nel mondo, di entrare nel mondo. E questa è la prospettiva missionaria di Papa Francesco.
D. - Da ultimo nel libro viene riportato, pubblicato integralmente il discorso che Papa Francesco ha rivolto al Celam in Brasile. Questo, sembra davvero quasi un programma di Pontificato molto ben articolato. Cosa l’ha colpita maggiormente di questo intervento?
R. - Intanto lo stile. Si riconosce molto chiaramente la penna di Papa Francesco in tutto il discorso. Se c’è un aspetto che mi ha colpito - un discorso in realtà in cui tutto è importante - è forse l’accentuazione del tema delle tentazioni della Chiesa, in modo particolare quello della ideologizzazione. Per il Papa, il Vangelo si interpreta con il Vangelo. Se lo si interpreta attraverso altro, per esempio ideologie o ciò che non è Vangelo, allora in questo modo il Vangelo lo si strumentalizza non lo si comprende. Quindi è un appello a vivere il Vangelo nella sua integralità, nella sua purezza.
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