Educazione

Gender nelle scuole: lo Stato contro le famiglie

In questi giorni è arrivata la circolare del Ministero della Pubblica Istruzione del governo Renzi che annuncia i nuovi corsi contro le discriminazioni e il bullismo...


 

 

del 24 novembre 2014

 

 

E’ botta e risposta tra il governo e le famiglie italiane. In questi giorni sulle cattedre dei professori è arrivata la circolare del Ministero della Pubblica Istruzione  del governo Renzi che annuncia i nuovi corsi contro le discriminazioni e il bullismo. Ed è subito allarme tra le associazioni familiari che – Costituzione della Repubblica Italiana alla mano -  rispondono diffondendo un modulo per il consenso informato a tutela dei propri figli. Ecco cosa sta succedendo.

Il Ministero della Pubblica Istruzione assieme al dipartimento per le “Pari Opportunità” (dipartimento della presidenza della Repubblica) e all’UNAR (Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali) hanno indetto una settimana dedicata alla lotta contro le discriminazioni. La “Settimana nazionale contro la violenza e le discriminazioni” è prevista per i giorni dal 24 al 30 novembre e già nelle scuole è arrivata la circolare (con data 17 novembre) che comunica ai docenti l’iniziativa. La circolare invita a dedicare “almeno una settimana nel corso dell’anno scolastico” a questo tipo di iniziative e a prevedere delle “iniziative stabili”.

Non è difficile leggere una imposizione da parte dello Stato di queste nuove lezioni non meglio specificate e l’intenzione di intensificarle fino ad inserirle definitivamente nei programmi scolastici come “iniziative stabili” e, quindi, come materie obbligatorie.

Il contenuto di queste lezioni non è in nessun modo disponibile né ai genitori né agli stessi alunni che dovranno aderire e partecipare ai corsi per poter scoprire chi saranno i relatori invitati e cosa avranno da raccontare. Già in diverse scuole, durante questo anno, sono stati presi accordi con associazioni extrascolastiche  che portano avanti la lotta per i diritti LGBT (Lesbiche, Gay, Bisessuali e Transessuali) col tentativo di inculcare ai più piccoli una nuova antropologia del “genere” che non tenga più conto delle differenze, naturalmente date, tra maschio e femmina e che “normalizzi” l’omosessualità, il bisessualismo e il transessualismo anche tra i più piccoli.

Tra le associazioni più attive che promuovono la gender theory e la lotta ai cosidetti “stereotipi” nelle scuole italiane ci sono le associazioni: “Scosse” (leggere senza stereotipi per il reinserimento del “transgenderismo, dell’intersessualismo e del transessualismo” nei programmi scolastici “già prima dei 4 anni), “D.A.L.I.A.” (che promuove una educazione affettivo-sentimentale dal titolo “A che genere giochiamo?” che mira alla “decostruzione degli stereotipi di genere”), “Famiglie Arcobaleno” (l’associazione genitori omosessuali), la casa editrice “Lo Stampatello” (che mira a “colmare un vuoto nell’editoria infantile, quello rappresentato dalle famiglie in cui i genitori sono due donne o due uomini che si amano”).

Tutte queste associazioni promuovono le loro iniziative di educazione sessuale forti delle linee guida dell’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) sull’educazione sessuale nelle scuole. Col documento “Standard di Educazione Sessuale in Europa” secondo cui c’è una urgenza e un “nuovo bisogno di educazione sessuale”, L’OMS ha inviato delle direttive (assieme a grandi fondi finanziari) affinchè si imponga ai bambini, fin dalla nascita, una educazione che prevede la scoperta del corpo e che include pratiche di masturbazione precoce (dai 0 ai 4 anni) ed altre strategie di informazione sessuale. Una strategia a livello mondiale assolutamente contraria alla tradizione antropologica e morale del mondo occidentale e del rispetto del corpo, della intimità e della libertà dei bambini e ragazzi.

Fino ad ora, però, l’iniziativa era portata avanti dai singoli istituti che proponevano diversi progetti in base al grado di creatività del corpo docente (per esempio mettere il rossetto sulle labbra ai maschietti di sei anni). Ora invece, con queste nuove disposizioni “dall’alto”, è lo Stato che impone la formazione gender in tutte le scuole del paese (“tutte le scuole di ogni ordine e grado”). Un passo avanti verso quella omologazione che già in Germania ha portato a conseguenze gravissime per le famiglie e per la libertà di pensiero e di azione di alunni e genitori. La notizia dei due genitori arrestati dalla polizia per non aver mandato i figli alle lezioni di educazione sessuale può sembrare una improbabile assurdità, ma l’Italia, con questa e con altre iniziative già in preparazione, fa passi da gigante in questa direzione. La Germania, si sà, è modello per tutta l’Europa e se non riusciamo a starle dietro economicamente possiamo pur sempre imitarne i tentativi di dittatura gender.

Tutto questo succede dopo l’inserimento in alcune scuole di libretti che promuovono e incentivano la pratica dell’omosessualità come una forma naturale di vivere la propria affettività. La favola gay delle due mamme che si vogliono bene ma non hanno il “semino” necessario per avere un bimbo (anche la natura si scopre omofoba!) è stata promossa dalle associazioni LBGT che piano piano stanno facendosi spazio all’interno del ministero della Pubblica Istruzione per entrare nelle scuole dalla porta principale e non più dalle finestre come hanno cercato di fare sino ad oggi. In alcune scuole si è arrivati a pratiche di sessualizzazione presentate sotto il nome di “educazione al corpo”, pratiche ai limiti della legalità che incoraggiano i bimbi a spogliarsi e a toccarsi per conoscersi meglio. Il progetto è quello di “bombardare” i piccoli – che assorbono velocemente – di informazioni sul sesso sulle relazioni sessuali, così come già si stanno muovendo in Francia dove hanno lanciato la grande mostra “Zizi Sexuel” dedicata ai bambini dai 9 ai 14 anni, nella Città delle Scienze di Parigi. Ciò che sembra un avanzare nel campo dei diritti e delle libertà personali, è invece una campagna tesa ad eliminare ogni differenza tra maschio e femmina (considerati vecchi stereotipi imposti dalla cultura cattolica) e che corre a grandi passi verso la ipersessualizzazione dell’infanzia e – a lungo andare – verso una normalizzazione della pedofilia.

E’ massima l’allerta dunque tra le famiglie italiane che hanno a cuore l’educazione dei propri figli: non solo tra i cattolici ma tra molte altre famiglie che rifiutano ogni ingerenza statale (e di associazioni esterne) nella sfera sessuale della prole e nell’educazione morale secondo i valori e le tradizioni familiari.

Le associazioni cattoliche e le associazioni che combattono per la famiglia naturale si stanno mobilitando per mettere in guardia le famiglie informando genitori ed alunni riguardo il pericolo di una deriva “gender” durante questa settimana di lezioni. Una settimana di “massima allerta” per cui è stato preparato un modello da consegnare agli istituti scolastici per un “Consenso informato” riguardo alle lezioni e alle iniziative previste dalla scuola. Il Comitato Articolo 26, l’associazione Manif Pour Tous Italia, i circoli Voglio la Mamma (VLM), l’associazione Non Si Tocca la Famiglia, il Forum delle Associazioni Familiari e i Giuristi per la Vita… sono solo alcuni dei movimenti che si stanno attivando per mettersi al fianco delle famiglie in questa battaglia in favore della libertà di educazione dei propri figli (che è un diritto costituzionale) per “salvaguardarli dall’indottrinamento gender” (l’articolo 26 della Dichiarazione Universali dei Diritti dell’uomo recita: “I genitori hanno il diritto di priorità nella scelta del genere di istruzione da impartire ai loro figli”).

Le famiglie hanno l’opportunità di non omologarsi alla dittatura del gender promossa dal governo e a difendere i propri dirittirealizzando il desiderio di una educazione sana e progressiva ai propri figli. Ecco la “nostra” circolare da firmare e consegnare alle scuole ricordando di mettere in busta anche il coraggio di dire di No!

Certamente questa iniziativa potrebbe diventare l’occasione di affrontare la questione delle discriminazioni in maniera seria e ampia e non secondo i dettami di una certa ideologia. Forse determinati presidi o professori potrebbero approfittare per invitare persone preparate e libere da fantasmi ideologici che aiutino nella formazione dei fanciulli e dei ragazzi senza l’intenzione di modellare le loro coscienze imbevendole di una cultura dei generi e dell’apologia dell’omosessualità. Intanto però tanto vale tutelarsi.

 

 

Miguel Cuartero Samperi

http://www.aleteia.org

 

 

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