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Paolo Fucili, "Direzione periferia. I primi passi di papa Francesco"

Si tratta di un agile e spigliato libretto che racconta quanto Francesco ha detto e fatto di «memorabile», per «addetti ai lavori» e non...


Paolo Fucili, "Direzione periferia. I primi passi di papa Francesco"

 

«Ripartire da Cristo significa non aver paura di andare con Lui nelle periferie […] Dio va sempre oltre, Dio non ha paura delle periferie. Dio è sempre fedele, è creativo, non è chiuso, e per questo non è mai rigido, ci accoglie, ci viene incontro, ci comprende». Questo discorso, uno dei tanti dedicati da papa Francesco alle “periferie esistenziali” da riconquistare necessariamente al Vangelo, riflette bene l’idea di fondo del nuovo libro uscito sul suo pontificato, «perfetta antitesi di quella che lui stesso è solito chiamare “psicologia da principi”».

A sottolineare questa speciale vocazione pastorale di Bergoglio è un giornalista di Tv 2000, Paolo Fucili che, in “Direzione periferia. I primi passi di Papa Francesco” [Edizioni Elledici, Leumann (Torino) 2013, pp. 80, € 7], prova a descriverne «il segreto del magnetico feeling, l’attrazione fatale magicamente scattata con gente di ogni risma».

 

DAI DEVOTI AGLI IPERCRITICI

 

Si tratta di un agile e spigliato libretto che racconta quanto Francesco ha detto e fatto di «memorabile», per «addetti ai lavori» e non, in questo primo scorcio di pontificato, offrendo uno strumento ideale avere un’idea dell’eccezionale favore che si è conquistato tra la gente. Il giovane vaticanista cerca di descrivere come sia stato possibile che, in meno di un anno, «dai devoti fedeli “casa e chiesa” a quelli via via più freddini, fino agli ipercritici, passando per chi alla Chiesa cattolica non appartiene neppure pro forma, perché non battezzato o magari seguace di un altro credo», siano state rivolte verso papa Bergoglio «disarmate e disarmanti aperture di credito», come scrive nell’Introduzione.

 

CURIOSO E BELLO

 

L’autore è giornalista versato, da non pochi anni ormai, nel racconto quotidiano per la televisione satellitare dei vescovi italiani di cosa il Papa fa e dice, dal «tramonto» dell’irripetibile pontificato Wojtyla all’intermezzo del successore Joseph Ratzinger, fino allo scoppiettante esordio del Papa argentino sul soglio di Pietro, dal quale «pressoché ogni giorno, incessantemente, proviene un’ingente messe di notizie, spunti originali di cronaca o pensosi inviti alla riflessione». Da queste traspare un pontificato che sta trasmettendo ai fedeli ed al mondo una visione di Chiesa e di cristianesimo in efficace dialogo «con le enigmatiche realtà della società, dell’economia, della politica oggi; “curioso”, oppure, ai fini di cogliere qualche tratto del poliedrico personaggio Bergoglio, “bello”, semplicemente, perché rende l’idea dell’eccezionale (e non scontato!) favore che si è conquistato presso la gente, non solo entro la ristretta cerchia dei fedeli più devoti».

Una «conclusione» vera e propria, l’autore non la fornisce né poteva fornirla al termine del libro, perché tratta di una “materia” in continuo, magmatico divenire: «ma – scrive comunque Fucili – a lettura conclusa sarebbe bello scoprirsi un po’ meno impauriti di prima dalle “sorprese” di Dio, comprese le tante che la Provvidenza ha in serbo ancora, c’è da scommetterci, per il tramite del neoeletto Papa numero 266 della serie».

 

 

Giuseppe Brienza

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