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Intervista alla badessa Anna Maria Canopi

Suor Anna Maria Canopi è un'esemplare testimonianza di vita nella santità. Nel suo monastero di S. Giulio è arrivata quando c'erano solo due suore, e adesso sono più di 100 e ne hanno fondato un altro... «Si dicono troppe parole, c'è troppo rumore. Ciò che più manca al mondo è l'interiorità, la profondità: il silenzio».


Intervista alla badessa Anna Maria Canopi

da Teologo Borèl

del 05 aprile 2011

 

«La Chiesa è donna e loro ne sono la testimonianza vivente»

«Si dicono troppe parole, c'è troppo rumore. Ciò che più manca al mondo è l'interiorità, la profondità: il silenzio».   Per questo cresce il numero di giovani che scelgono la clausura, madre?

«La scelta oggi è più consapevole e responsabile, una responsabilità che è dono della Grazia di Dio. Le vocazioni contemplative crescono in una società satura di frastuono, di superficialità, anche di volgarità. Si sceglie di impostare la vita su valori eterni, di tornare all'essenzialità, alla purezza, alla semplicità. Nel Vangelo Gesù dice: rimanete nel mio amore. Rimanete. Significa sostare, raccogliersi, non essere sempre in fuga».

Anna Maria Canopi è fondatrice e badessa del monastero Benedettino di clausura «Mater Ecclesiae», nell'isola di San Giulio sul lago d'Orta. Arrivarono in sei nel '73, la piccola isola era abbandonata come l'ex seminario, oggi le monache sono più di settanta ed il luogo così ieratico e suggestivo che ne I numeri della sabbia di Roger Talbot, thriller fantareligioso che sta scalando le classifiche, diventa il centro dell'azione, con la superiora dipinta quale Custode dell'unica copia originale dell'Apocalisse. Ma la realtà sa essere più sorprendente, la vera badessa è una grande studiosa di Patristica, autrice di diversi libri di Lectio divina e spiritualità cristiana e monastica. Madre Canopi ha collaborato all'edizione della Bibbia Cei e del Catechismo. Ed è l'unica donna, con suor Minke de Vries, che sia mai stata chiamata a scrivere, nel 1993, le meditazioni per la Via Crucis del Papa. Al telefono la voce è fragile, sommessa, quasi disincarnata dall'ascesi. A Sat2000 ha mostrato un volto sereno e luminoso, seminascosto dal velo nero.

«Il silenzio è espressione della nostalgia. Siamo come gocce di rugiada che anelano a ritornare nell'oceano infinito di Dio. Il Signore fa uscire dal silenzio tutto ciò che esiste perché quando si ama si dicono poche parole, e ci si dona». Le testimonianze raccontano spesso di donne colte... «Non è un caso: oggi sono veramente molte le donne colte che scelgono la vita claustrale perché la cultura, quando è seria, porta a scoprire i valori assoluti, il Bene assoluto che è Dio».

Lei disse: la Chiesa è donna e le donne «l'anima della Chiesa». Si pensa che le donne siano piuttosto ai margini. Cosa intendeva? «Le donne sono in certo modo "l'anima della Chiesa" a somiglianza di Maria che vi è presente con cuore di madre, colma di amore. Per questo anche tra gli apostoli Maria non ha funzioni particolari: è il tempio vivente dello Spirito Santo che è amore e anima tutta la Chiesa».

Perché la clausura femminile è più radicale? «È un dono. Certo dipende dai singoli, ma la donna, forse per l'istinto materno, è portata alla dedizione totale, a compiere scelte di maggior sacrificio, nella gratuità».

Come essere sicure di una scelta «per sempre»? «Chi entra in monastero ha in animo di donarsi per sempre; c'è tuttavia un periodo di formazione, il noviziato, nel quale si è aiutate a fare discernimento sull'autenticità della vocazione. Ci possono essere dubbi prima e dopo. Talvolta esistono motivi seri per non proseguire. Ma la vocazione che passa attraverso il crogiuolo della prova diventa più pura e forte».

C'è chi pensa alla clausura come una «fuga dal mondo» dettata dal pessimismo. Il mondo è messo così male? «La società del nostro tempo è gravemente malata di superficialità, relativismo, instabilità, protagonismo, edonismo, consumismo e molti altri mali che denotano, loro sì, una concezione pessimista dell'uomo e della vita. Ha bisogno di una trasfusione di santità e ottimismo cristiano. Le comunità di vita contemplativa possono dare "pronto soccorso" offrendo il loro sangue purificato dalla comunione vitale con il Cristo».

Che rapporto avete con il mondo esterno?«Sereni rapporti fraterni, accogliendo quelli che desiderano pregare con noi e approfondire la conoscenza di Dio ascoltando le Sacre Scritture. Noi non abbiamo né radio né Tv; non usiamo internet. Leggiamo alcuni quotidiani per assumere nella nostra preghiera le necessità di tutti, gioie e dolori».

Perché il mondo ha bisogno della vita contemplativa? «Il monaco è colui che sta alla presenza di Dio per tutti. Nel silenzio e nella solitudine, nell'ascolto della Parola e nella preghiera, nell'umile amore oblativo, si può cercare e conoscere meglio Dio e testimoniarlo agli altri con una vita santa. E questo è possibile soltanto "nulla anteponendo all'amore di Cristo", per attingere da Lui la grazia divina che rende capaci di amare fino a dare la vita per tutti». Ride con tenerezza, Madre Canopi, mentre racconta che da piccola diceva a sua madre di desiderare almeno venti figli, «quando poi sono entrata in monastero la mamma mi fece: ma tutti quei figli? E io le ho detto: bè, ne avrò altri...».

 

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