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I DOMENICA DI QUARESIMA - A

"Gesù digiuna per quaranta giorni nel deserto ed è tentato" Vangelo e commento al Vangelo della prima domenica di Quaresima


I DOMENICA DI QUARESIMA - A

LETTURE: Gn 2, 7-9; 3, 1-7; Sal 50; Rm 5, 12-19; Mt 4, 1-11

 

Dal vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù fu condotto dallo Spirito nel deserto, per essere tentato dal diavolo. Dopo aver digiunato quaranta giorni e quaranta notti, alla fine ebbe fame. Il tentatore gli si avvicinò e gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, di’ che queste pietre diventino pane». Ma egli rispose: «Sta scritto: “Non di solo pane vivrà l’uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio”». Allora il diavolo lo portò nella città santa, lo pose sul punto più alto del tempio e gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, gèttati giù; sta scritto infatti: “Ai suoi angeli darà ordini a tuo riguardo ed essi ti porteranno sulle loro mani perché il tuo piede non inciampi in una pietra”». Gesù gli rispose: «Sta scritto anche: “Non metterai alla prova il Signore Dio tuo”». Di nuovo il diavolo lo portò sopra un monte altissimo e gli mostrò tutti i regni del mondo e la loro gloria e gli disse: «Tutte queste cose io ti darò se, gettandoti ai miei piedi, mi adorerai». Allora Gesù gli rispose: «Vàttene, satana! Sta scritto infatti: “Il Signore, Dio tuo, adorerai: a lui solo renderai culto”». Allora il diavolo lo lasciò, ed ecco degli angeli gli si avvicinarono e lo servivano. 


Commento 

In questa prima domenica di Quaresima la Liturgia propone alla nostra meditazione il racconto delle tentazioni di Gesù nel deserto secondo l'evangelista Matteo.
Per accostare questo testo con sufficiente libertà di spirito, propongo di lasciare da parte con decisione tutte le immagini del demonio che ci siamo fatti frequentando il cinema, i social, i videogiochi e la TV. Senza falsi timori rileggiamo questo racconto, seguiamo Gesù nel deserto e mettiamoci in ascolto delle parole pronunciate dai due principali protagonisti.  
 

Per prima cosa Gesù viene toccato sulla fame. In nome di una esigenza personale sulla quale non si può discutere, la tentazione conduce a ritenere che le risorse della natura siano completamente a propria disposizione: se sono capace di trasformare anche le pietre in pane, chi me lo impedisce?  
 

Il Signore, vale la pena notarlo, non si mette a discutere col demonio, ma gli risponde mettendogli davanti la parola di Dio, cioè una parola che non è sua, che lo precede: in questo caso per ricordargli che “non di solo pane vivrà l'uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio” (Mt 4,4).
 

Di questa parola Gesù ne aveva fatta una esperienza personalissima e gioiosa prima di recarsi nel deserto, ascoltando sulle rive del Giordano una voce dal cielo che gli diceva: “Questi è il Figlio mio, l’amato: in lui ho posto il mio compiacimento” (Mt 3,17). Una luminosissima conferma della sua identità che non gli è venuta dall'esercizio delle sue capacità  - “realizzo obiettivi, dunque sono” - ma che gli è stata donata dall'alto, gratuitamente. È questa coscienza di essere da sempre e per sempre amato dal Padre dei cieli che lo rende libero da ogni fame di potere, capace di interpretare il mondo e se stesso come soggetti di un unico disegno creatore.  
 

Ecco dunque una prima indicazione per questo tempo di Quaresima: perché non ritagliarsi un tempo di ascolto della Parola di Dio che la liturgia quotidianamente ci regala? Non ce la scegliamo noi (come fa con molta arte il diavolo-biblista in questo racconto), la raccogliamo dalle mani amorevoli della Chiesa. La meditiamo nel nostro cuore e la possiamo valorizzare come uno specchio che ci restituisce la nostra vera dignità di figli di Dio.  
 

Con queste disposizioni di cuore potremo seguire l’esempio di Gesù che non è lasciato irretire dalla vanagloria nel triste tentativo di mettere alla prova la volontà di Dio - “gèttati giù; sta scritto infatti: Ai suoi angeli darà ordini a tuo riguardo …” (Mt 4,6) - e nemmeno per un attimo si è voluto compromettere col peccato – “vattene, Satana!”  (Mt 4,10) – per custodire fino alla fine il cuore nell’obbedienza -  “Padre mio, se questo calice non può passare via senza che io lo beva, si compia la tua volontà” (Mt 26, 42).  

 


testo: salesiani Trento


 

 

 

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