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Gli “STATI” di vita

Chi è chiamato al matrimonio deve come ogni altro cristiano raggiun¬≠gere la santità: la piena comunione con Dio e con i fratelli. La particolarità della vocazione matrimoniale è che... Da quanto avrai potuto capire, il sacerdozio, la vita consacrata e la vocazione matrimoniale hanno lo stesso fine di seguire Cristo ma ciascu¬≠no in maniera diversa.


Gli “STATI” di vita

da Teologo Borèl

del 17 luglio 2006I CERCHI CONCENTRICI DELLA VOCAZIONE

Nella riflessione teologica postconciliare la dimensione vocazionale è stata suddivisa in tre grandi ambiti distribuiti in cerchi concentrici. Quel­lo più grande è rappresentato dalla vita come vocazione all'interno del quale si trova il cerchio della vocazione cristiana che a sua volta porta in sé quello delle vocazioni nella Chiesa.

 

La vita come vocazione

La prima grande vocazione si identifica con la chiamata alla vita. Questa accomuna tutto il creato e, in particolare, tutti gli uomini. Dio chiamando ogni essere all'esistenza gli affida un compito da realizzare.

Paolo VI nella Populorum progressio (n. 15) afferma che ogni vita è vocazione. Così ogni persona è chiamata a svilupparsi in conformità col progetto che Dio ha pensato per lei.

Il compito di ogni uomo è quello di lasciare il mondo migliore di co­me lo ha trovato. L'impegno di migliorare la realtà che ci circonda è la missione che Dio affida ad ogni persona. Siamo al mondo non come spet­tatori ma per essere artefici di una umanità nuova.

Questa è una vocazione che molti uomini di «buona volontà» hanno preso sul serio. Tantissime sono le persone che, pur non conoscendo il messaggio di Cristo o non credenti, sono impegnati nel rispondere a que­sta chiamata universale e primordiale.

 

La vocazione cristiana

All’interno della vita come «vocazione» troviamo la «vocazione cri­stiana». Questa non è contrapposta alla prima ma ne è un approfondi­mento. Dalla semplice assunzione della vita come vocazione alcuni uo­mini ed alcune donne, venuti a conoscenza ed affascinati dal messaggio cristiano, decidono di vivere la propria esistenza alla sequela di Cristo. Per questi cambiare il mondo significa realizzare il Regno di Dio seguen­do l’ insegnamento del Vangelo ed appartenendo alla Chiesa di cui Cristo è il capo. È una vocazione alla quale l'uomo aderisce esplicitamente at­traverso il proprio battesimo (At 2,37-39).

 

Le vocazioni nella Chiesa

La vocazione cristiana a sua volta si specifica in una multiforme va­rietà di vocazioni. Ogni cristiano in pratica è chiamato a seguire lo stes­so Cristo ma con un proprio modo particolare. Due sono i rami princi­pali dai quali nascono le varie specifiche vocazioni appartenenti alla Chiesa. Il primo è rappresentato dalle così dette vocazioni «sacre»: il sacerdozio e la vita religiosa. Il secondo, invece, dalla chiamata al ma­trimonio.

È a questo livello che devi verificare la tua vocazione. Questo è il pri­mo bivio di fronte al quale un cristiano è chiamato ad interrogarsi.

Tra le varie vocazioni non esiste una priorità. Prioritario è ciò che Dio vuole per noi. Non esistono vocazione di prima o di seconda categoria. Tutte vengono da Dio e tutte hanno come finalità la collaborazione alla realizzazione del suo Regno. Tutte chiamano l'uomo alla santità.

Per capire la differenza tra la vocazione alla vita consacrata e quella al matrimonio basta tornare al­l'esperienza di Gesù. I suoi discepoli erano di due tipi. Alcuni, pur ade­rendo alla sua parola, restano nelle proprie case, al proprio lavoro ed alle proprie occupazioni. Altri, invece, gli apostoli ed alcune donne» aderisco­no alla dottrina di Gesù e sono disposti a lasciare padre, madre, moglie, figli, barche e reti, pur di seguire il Maestro dovunque andasse. Chiara­mente la prima forma di sequela è oggi rappresentata dai cristiani laici mentre la seconda dai cristiani che abbracciano il sacerdozio e la vita re­ligiosa.

 

Da quanto avrai potuto capire, il sacerdozio, la vita consacrata e la vocazione matrimoniale hanno lo stesso fine di seguire Cristo ma ciascu­no in maniera diversa.

 

 

LA CHIAMATA AL MATRIMONIO

Chi è chiamato al matrimonio deve come ogni altro cristiano raggiun­gere la santità: la piena comunione con Dio e con i fratelli. La particolarità della vocazione matrimoniale è che questo obiettivo, oltre che come singolo, lo si persegue insieme al proprio coniuge.

I due, marito e moglie, si mettono alla sequela di Cristo insieme, co­me piccola comunità di credenti stretti da un forte vincolo, un vincolo di carne. La Bibbia esprime questa forte comunione dicendo che «i due di­verranno una sola carne» (Gn 2).

II centro del matrimonio è sempre Dio. Strano, ma vero! Anche se non molte coppie cristiane pongono Dio al centro della loro unione, di fatto dovrebbe essere così.

Il Vaticano II definisce la famiglia «piccola chiesa domestica» (LG 11), perché in essa si evidenziano le stesse caratteristiche della Chiesa universale. Essa è una piccola comunità in dialogo con Dio, al servizio della vita, una comunità che evangelizza e testimonia la propria fede nel­la carità.

 

§                                                   famiglia in dialogo con Dio

§                                                   famiglia al servizio della vita

§                                                   famiglia e testimonianza della carità

 

 

LA CHIAMATA AL SACERDOZIO E ALLA VITA CONSACRATA

La particolarità del sacerdote e del consacrato è quella di non formare una propria famiglia di carne per aderire ad una fa­miglia spirituale nella quale servire il Signore e i fratelli.

Chi è fatto per il sacerdozio e per la consacrazione, in altre parole, sente dentro di sé la spinta a non legarsi con nessuno in particolare per poter essere di tutti. Infatti, anche il prete e il consacrato sono chiamati a vivere una propria paternità o maternità come lo sposo e la sposa, ma in una dimensione così aperta da accogliere chiunque abbia bisogno di loro.

Il consacrato e il presbitero, per loro vocazione, sono chiamati a strin­gere molte mani senza afferrarne alcuna in particolare. I due sono per tut­ti e a tempo pieno, cosa che non potrebbe fare il laico sposato.

Occorre comunque stare attenti a non scambiare queste vocazioni con un semplice servizio sociale, una missione puramente filantropica. Il sa­cerdote e il consacrato fanno tutto questo con lo scopo ben preciso di portare ad ogni uomo un riflesso dell'amore di Dio. Perché ognuno possa scoprire che esiste un Padre che lo ama.

Significativamente Madre Teresa di Calcutta, ad un giornalista che gli chiedeva cosa la motivasse nel suo servizio, rispose che non avrebbe fat­to tutto ciò neppure per un miliardo. L'unica cosa che ha motivato il suo servizio ai poveri è che in loro c'è Cristo.

È per raggiungere questo alto ideale che il consacrato e il prete rinun­ciano ad esercitare la propria sessualità. Non perché non ne sentano il bi­sogno o non ne siano capaci. Sono uomini e donne come tutti gli altri. Se ti chiedi se sia possibile vivere perfettamente casti la risposta è affermati­va, ma solo a due condizioni: che ci sia una reale chiamata di Dio e di vi­vere a pieno questa vocazione, nella donazione a Dio e ai fratelli.

Nello stato religioso, come del resto in quello matrimoniale, le vie di mezzo sono molto pericolose. Chi non si sforza di stare in questo sentie­ro prima o poi resta sommerso in mille contraddizioni.

 

 

IL DISCERNIMENTO VA FATTO ATTRAVERSO 4 STRADE

 

1.     discernimento con la Parola; Ci vuole un rapporto quotidiano con la Parola: “frequentazione costante” (V.C.). E’ punto di partenza fondamentale per far emergere il “desiderio di Dio”.

-   lettura della Parola e coinvolgimento personale: scrivo ciò che mi colpisce

-   confronto la mia situazione con la provocazione della Parola di Dio

-   mi chiedo sinceramente qual è il passo concreto e proporzionale da fare, che il Signore mi chiede. Verifìco se ho dei timori e resistenze di fronte a questo passo

-   cerco dei mezzi concreti per attuare questo passo mi immergo nel ringraziamento, nello stupore e nella fiducia

 

2.     discernimento attraverso il percorso vocazionale (= “via del desiderio”). Il desiderio si innesta sulle cose profonde che ci sono in noi. So cogliere i desideri nella savana e nel groviglio di pulsioni? Dentro di noi c’è questo sottobosco e groviglio di desideri, paure, pulsioni, bisogni… C’è bisogno della luce della Parola, del discernimento con essa.

 

3.  discernimento motivazionale.

Saper distinguere fra: m. fondamentali, m. importanti, m. secondarie, m. inconsistenti

Giocano pure molto le motivazioni inconsce e l’immagine di sé (il suo aggiustamento dura tutta la vita)

Gli esami di coscienza dovrebbero muoversi di pi√π sulla linea del discernimento.

 

4.     discernimento con la storia della vita. Saper distinguere tra:

 

-  Memoria psichica = percezione di sé e della propria esistenza come mozziconi di esperienza e segmenti di vita senza filo conduttore

-   Storia impazzita:

. il passato   = deposito di rimpianti e pentimenti

. il presente = insignificante

. il futuro     = buco nero delle paure

-   Memoria biblica = capacità acquisita di ritrovarsi e dare senso e consistenza alla propria vita e alle vicende interrogative e contraddittorie di questo tempo = capacità di porre i singoli segmenti di esistenza sul nastro continuo e robusto della storia della salvezza

-   Storia biblica = capacità di ritrovarsi e dare senso alla propria storia attraverso le vicende e storie di vita dei personaggi biblici e nelle parabole della simbologia biblica

-   Passare dall'esistenza come contenitore di segmenti impazziti alla mia storia di salvezza che è tutta grazia e misericordia

 

 

 

SCHEDA DI RIFLESSIONE PER IL DESERTO

 

Alla scoperta della mia vocazione

 

Quali sono gli atteggiamenti indispensabili per un buon discernimento?

 

1. La conoscenza di te stesso, in particolare delle tue capacità e dei tuoi limiti.

2. La preghiera, l'ascolto della Parola di Dio, una buona vita sacramentale.

3. Avere una guida spirituale con la quale confrontarti anche da questo punto di vista.

4. Svolgere un'attività di volontariato in cui metterti al servizio dei poveri.

5. Vivere bene la tua vocazione attuale di giovane cristiano fedele ai tuoi doveri quotidiani (famiglia, scuola, lavoro, ecc.).

 

e poi…

 

1. Attenzione ai segni di Dio

La vocazione non è un fungo che spunta da un momento all'altro. Dio la prepara e la fa crescere dentro di noi inviandoci piano piano dei pic­coli segni:

-   Rileggendo la tua storia sapresti evidenziare alcune esperienze che per te hanno ricoperto un significato del tutto speciale, punti essen­ziali del tuo cammino?

 

2. Persone «faro»

Ci sono delle persone che nella nostra vita sono state particolarmente significative, che abbiamo, che in qualche modo ci piacereb­be imitare…

- Ci sono persone «faro» nella tua vita?

- Perché le definisci tali?

- Cosa rivela di te stesso l'ammirazione che nutrì per queste persone?

 

3. Il grido dei poveri

La vocazione cristiana, qualsiasi essa sia, deve farsi attenta al «grido dei poveri». Essa non si chiude mai alle necessità degli altri. Dio sempre, in ogni vocazione, ci invita a metterci a servizio di qualcuno.

-   Quali necessità Dio ti sta ponendo dinanzi?

-   Per quali di queste ti senti portato?

- Quali esperienze di servizio hai già svolto? Cosa hai capito di te stesso svolgendo tali attività?

don Paolo Pontoni

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