[…] ora scrivo dal Libano, a tre km dalla Siria, dalla tenda di cartone e nylon del campo profughi di tel abbas. Scrivo con la convinzione...
Sono nata nel 1995, e già dal mio primo respiro fu chiaro che la mia vita non sarebbe stata per niente vicina a quelle vite preconfezionate delle pubblicità.
I miei genitori infatti, due lavoratori modello, dopo aver avuto i primi 3 figli avevano deciso che la vita per cui erano nati chiedeva loro altro e avevano da poco aperto una casa famiglia della comunità Papa Giovanni XXIII. Non so molto di come siano arrivati a quella scelta profonda, ma so di preciso, perché l'ho sempre percepito, che mia madre, instancabile lavoratrice, voleva diventare una mamma per sempre e mio padre aveva deciso che per battersi per la giustizia voleva dire dare tutto, insomma non si poteva più amare part-time.
Uniti in un amore profondo ci hanno cresciuti tra lacrime e gioia, sofferenza e amore. Abbiamo vissuto in una fattoria fino ai miei 7 anni, tra quelle mura ne abbiamo combinate di tutti i colori. Eravamo tanti, bambini e non, fratelli biologici e non, insomma un gran zuppa di persone piene di sofferenza e bisognose di amore, ma anche di amare. Ricordo le facce giudiziose delle mamme fuori dalla scuola quando provavano a contare i figli di mia madre, la vergogna che provavo nel non avere una normale vettura (magari un suv) al posto di quel furgone color beige, le liti tra fratelli e le mie energiche preghiere per essere figlia unica almeno per un giorno.
A 7 anni ci siamo sposati nel paese vicino, era più comodo per tutti noi, andavamo a scuola a piedi e finalmente ognuno aveva più indipendenza. I miei fratelli "acquisiti" cambiavano spesso, alle volte improvvisamente e sono stati talmente tanti che sicuramente non riesco a ricordarli tutti. Alcuni sono rimasti a lungo e ci sono ancora, altri invece se ne sono andati, tornati finalmente alla loro famiglia oppure partiti per nuove vite.
Il periodo delle scuole medie e superiori é stato per me un periodo di fatica e di cambiamenti.
Una famiglia così ricca scatenava in me tanti interrogativi e le esperienze forti erano talmente tante che non sempre sentivo di mantenere il ritmo, mettere tutto in dubbio e rinnegare le scelte dei miei genitori é stata per me una via temporanea di uscita fino ai 17 anni.
Prendere le distanze dalle scelte che avevano fatto e dalla fede da loro scelta é stato per me un processo doloroso di ricerca profonda della mia identità e delle mie personali scelte. Mai mi sono accorta che ero legata inevitabilmente a quella realtà, ma non incatenata. Ero legata dall'amore con cui ero stata cresciuta, da un amore che metteva a nudo ogni errore, che perdonava, un amore che npn veniva da noi, arrivava da molto più su.
A 17 anni per imparare meglio il francese, decisi di andare a Parigi nell'estate per fare la babysitter, ma per problemi di contratto la cosa saltò e così sono finita a Lourdes in una famiglia della Papa Giovanni XXIII. Accettai quel suggerimento solamente perché avevo bisogno di partire e probabilmente ignara di cosa fosse Lourdes. Da qualche anno avevo smesso di andare in chiesa, avevo lasciato scout e gruppi giovani. Arrivai in una famiglia piena di bimbi, figli di una giovane coppia ricca di fede e di amore. Tre mesi in cui ho avuto la possibilità di rivivere le scelte dei miei genitori, guardavo quei bambini parlavo e giocavo con loro e rivivevo tutto. La sera ascoltavo quella coppia piena di amore e sentivo le loro fatiche e la loro infinita passione per la vita. Un sentimento di nostalgia di qualcosa che ormai non riconoscevo più. Senza accorgermene iniziai a pregare, senza grandi scoperte, come giusto che sia ripresi il mio cammino naturale di figlia di un Dio più grande di me e delle mie negazioni.
Ho finito il liceo linguistico, continuando la mia vita da semplice ragazza continuando ad andare a Lourdes alla ricerca di ciò che nella mia vita, amicizie e relazioni non trovavo.
Mi sono iscritta alla Facoltà di scienze politiche e diritti umani a Padova, ho sempre amato studiare, uno dei miei modi preferiti per sfuggire alle continue chiamate alla vita che sentivo. Avevo capito che dovevo fare qualcosa per la vita umana e quindi rinunciai al sogno di proseguire con le lingue promettendomi di studiarle da me. E a gennaio 2014 fui presa per uno stage all'ONU di new York, la mia prima esperienza nei diritti dell'uomo.
Fu per me un'esperienza distruttiva, l'ambiente competitivo e la continua ostentazione del "dover aiutare imponendosi" mi fecero capire che io non ero pronta e mi sentii inadatta.
Tornata al secondo anno di università parlando con un professore che stimavo molto fui spinta a scrivere e riflettere a livello teorico sui corpi civili di pace. Dopo le prime ricerche questo professore mi invitò a fare esprienze sul tema e conobbi Operazione Colomba.
Dubbiosa e convinta del mio non essere adatta parlai con uno dei referenti membro anche della comunità. Andai al corso di formazione e nonostante il violento richiamo interiore a fare parte di quella cosa, aspettai 3 mesi prima do decidere. A gennaio 2016 partii per la prima volta per la Palestina, tornai per fare gli esami e poi ripartii per l'estate. Ho speso l'autunno del 2016 in Italia per lo studio e a gennaio 2017 sono partita per il progetto Libano /Siria. A maggio tornata in Italia mi sono laureata in Scienze politiche e Diritti Umani con tesi sui Corpi Civili di Pace italiani e sulla mia esperienza per poi ripartire a luglio per la Palestina. Tornata a ottobre ho passato l' inverno tra Italia e Lourdes per poi ripartire per la Palestina fino a maggio 2018.
Ora scrivo dal Libano, a tre km dalla Siria, dalla tenda di cartone e nylon del campo profughi di tel abbas. Scrivo con la convinzione che la mia fede appartenga a tutti, che essa può essere confronto e conforto. Scrivo con la convinzione che la fede é amore, qualsiasi sia la provenienza, che l'amore é confronto e conforto
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