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Capitolo 62

Lettera a D. Bosco del Superiore dei Concettini Ospedalieri - La Società dei preti secolari di S. Paolo in Roma, Don Bosco, e il Sodalizio del Sacro Cuore di Gesù - La questione sulla proprietà delle Letture Cattoliche - D. Bosco ne trasloca la direzione nell'Oratorio: sue ragioni - Il fascicolo di marzo e primo annunzio del nuovo ordinamento Articolo dell'Unità Cattolica - Circolare agli associati Fascicolo di Aprile: IL PONTIFICATO DI S. MARCELLINO P, DI S. MARCELLO, PAPI E MARTIRI - Diffusione di programmi - Lettere di D. Bosco per affari - Largizione del Vicario Capitolare. DON Bosco aveva spedite a Roma le carte necessarie per ottenere la prima approvazione o collaudo alla Pia Società, mentre di là a lui prevenivano due fogli d'importanza. L'uno riguardava la Congregazione Religiosa dei Concettini, dipendenti nello spirito e nella regolare disciplina dal Padre Generale dei Cappuccini; e l'altro la divozione al Sacro Cuor di Gesù.


Capitolo 62

da Memorie Biografiche

del 04 dicembre 2006

 Il P. Angelo M. da Jufo, Cappuccino, in data 9 marzo 1864, scriveva a D. Bosco aver udito con sommo piacere come egli avesse fondato in Torino un pio Stabilimento per istruirvi specialmente i giovani poveri ed orfani e così allevarli alla Società e alla N. S. Religione; e nello stesso tempo a lui si raccomandava, che se fra essi trovasse vocazioni per l'Istituto, di cui egli era Direttore, gliene sarebbe stato riconoscentissimo. Lo scopo di questa Istituzione, sorta sotto gli augustissimi auspici del Sommo Pontefice Pio IX, era di servire e di assistere i poveri infermi in qualunque malattia e prodigare ai medesimi tutti gli uffici di carità.

L'altro foglio si potrebbe ritenere come un augurio della futura Missione in Roma di D. Bosco e de' suoi salesiani. In data del 20 marzo 1864, dalla Società dei preti secolari di San Paolo Apostolo, avente sede presso la Chiesa di Santa Maria della Pace in Roma, con regolare diploma veniva commessa a D. Bosco la facoltà di aggregare al sodalizio del Sacro Cuore di Gesù i figli della chiesa Cattolica Romana in qualunque parte del mondo, e di loro conferire i beni spirituali e le indulgenze dalla Santa Sede Apostolica concessi ai Socii.

Non meno della Pia Società davano occupazione a D. Bosco le Letture Cattoliche. La questione di chi ne fosse il vero proprietario non era ancora finita, poichè il Vescovo d'Ivrea e il Teol. Valinotti non ammettevano le ragioni colle quali Don Bosco sosteneva il suo diritto. Il Vescovo in buona fede gli contestava a spada tratta questo diritto, ma egli colla solita calma e senza affrettarsi aveva cercato di persuaderlo, risoluto però di rivendicare a sè ciò che realmente era suo.

Abbiamo già detto come nel luglio 1862 D. Bosco, dopo varie pratiche con quel Prelato, avesse stabilito che la Tipografia dell'Oratorio venisse prescelta alla stampa delle Letture Cattoliche; senza escludere però al momento per intero l'antico tipografo da simile incombenza, il quale, da lui, avrebbe ricevuti i manoscritti. Non mancò qualche reclamo ma egli fece tacere i malcontenti, lasciando he la direzione rimanesse ancora in mano ai rappresentanti del Vescovo d'Ivrea e continuasse in via S. Domenico numero II come prima, la sua gestione.

Per due anni la tipografia dell'Oratorio aveva stampati i fascicoli, ma quasi tutte le spese erano state a carico di Don Bosco. Egli mandava i conti al Teol. Valinotti, il quale sovente rispondeva non tenere in cassa le somme richieste per aver dovuto estinguere una parte di grossi debiti coi tipografi antichi, e con quelli dai quali si era preso danaro in prestito. Per questi motivi e per altre spese accessorie il suo bilancio non presentare alcun attivo.

D. Bosco aveva pazientato, quando Buzzetti Giuseppe potè esaminare a tutto suo agio i libri del dare e dell'avere. E trovò che nei primi quattro anni dal 1853 al 1857 ci si capiva nulla in quanto alle entrate, mentre era riconosciuto un grosso debito verso il tipografo De Agostini, per i fascicoli di due annate. Dal 1857 al 1864 i conti parevano più chiari. Buzzetti riferì tosto le conclusioni della sua ricerca a D. Bosco e a, D. Cagliero. Tali irregolarità non potevano attribuirsi a indelicatezze degli impiegati, ma in parte a negligenza o inattitudine e in parte a varie cause, che qui non è luogo di investigare.

D. Bosco, conosciuto lo stato delle cose e crescendo i debiti del Teol. Valinotti verso la Tipografia dell'Oratorio, vedendosi in perdita, chiese che si verificassero i conti delle entrate. Il Vescovo d'Ivrea rimase offeso da tale domanda, e assolutamente non volle acconsentire, sostenendo non doversi far tale sfregio al suo rappresentante. Ma D. Bosco non accusava nessuno, voleva bensì che fosse pagato alla sua tipografia il lavoro e le spese di carta e di caratteri. Quindi instava, e aggiungeva che non volendosi riconoscere in lui il diritto di proprietà, e non essendo soddisfatto nelle sue giuste richieste avrebbe potuto rifiutarsi di prestare l'opera sua e il suo materiale tipografico. Gli venne fatto osservare che avendo di sua spontanea volontà assunta la stampa dei fascicoli, poteva correre pericolo di una citazione in tribunale. Avendo egli però dichiarato essere pronto ad accettar la lite, trattandosi dell'interesse de' suoi giovanetti, i suoi oppositori s'acquietarono.

Questa controversia era stata condotta da ambe le parti più per mezzo di incaricati speciali a voce, che per lettera. Il segretario del Vescovo D. Gallenga, amico di D. Bosco per l'anima, cercava di essere l'intermediario presso ambidue gli interessati; ma il Vescovo non voleva accettar transazioni su ciò che potesse menomare anche di un sol punto il diritto che credeva avere di proprietà. Anche il Vicario Generale Can. Pinoli era amicissimo di D. Bosco, ma naturalmente doveva eseguire gli ordini.

Stando l'affare in questi termini, siccome la tipografia aveva bisogno di danaro per continuare la stampa delle Letture Cattoliche, e muovere una lite sarebbe stato un mezzo disonorevole ed irritante, D. Bosco prese una ferma risoluzione.

Rimettendo adunque, ad altri tempi la questione sulla proprietà, non richiedendo per ora la consegna dei conti, che d'altra parte non sarebbe stata fatta dalla Direzione di Via S. Domenico, lasciando a questa gli affari in corso, le responsabilità già contratte e i proventi eventuali, in nessun modo palesando al pubblico quella misura e le sue cause, D. Bosco mise in esecuzione il suo piano, che riusciva come una nuova fondazione delle Letture Cattoliche: Stampa e Direzione nell'Oratorio, esclusa ogni persona estranea. Ne aveva dato preavviso ad Ivrea. Col mese di marzo incominciava l'annuale associazione e sul finire del mese di febbraio distribuiva il primo fascicolo di quest'anno. Aveva per titolo: Luisa e Paolina. Conversazioni tra una giovane cattolica ed una giovane protestante. Sulla, copertina di questo libretto D. Bosco dichiarava non aver più la Direzione delle Letture Cattoliche la sua sede in via S. Domenico N. II.

 

AVVISO IMPORTANTE.

 

Dite cose partecipiamo ai nostri benevoli Corrispondenti e Associati;

I° Che per l'avvenire la spedizione dei fascicoli si farà dalla tipografia di S. Francesco di Sales e che ogni domanda, ogni invio di Vaglia, di lettere, di libri o simili dovrà essere fatta unicamente; Al diret­tore delle Letture Cattoliche nell'oratorio di S. Francesco di Sales - Torino (Valdocco).

2° Che le Letture Cattoliche compiendo l'anno undecimo continueranno per l'anno dodicesimo col medesimo Programma e senza variazione di prezzo; anzi promettiamo amenità degli argomenti, regolarità di stampa e puntualità nella spedizione.

Il giorno 23 di marzo l'Unità Cattolica stampava il seguente articolo:

 

Letture Cattoliche. - Nel fascicolo del corrente marzo delle Letture Cattoliche del Sacerdote Bosco Giovanni, vediamo con piacere annunciato, come abbia in questo mese principio il duodecimo anno di vita di questa associazione. Davvero che in mezzo a tanta abbondanza di libri pessimi ci consola il vedere che la pubblicazione dei buoni si continui e si accresca ogni giorno per combattere i nemici della Cattolica religione.

Il soggetto trattato in detto fascicolo è un'amena conversazione di due giovanette, cattolica l'una e l'altra protestante, che dopo avere in varii trattenimenti discusso sulla verità della fede cattolica e sugli errori degli Evangelisti, infine la giovanetta protestante, riconosciuti i suoi errori, li abiura e si converte.

Operetta questa del zelantissimo Mons. Devie, Vescovo di Belley, tradotta per cura del Sac. Giovanni Bosco.

Noi raccomandiamo caldamente a tutti i Cattolici di associarsi a queste Letture, che pel tenue prezzo di anticipate L. 2 e 25 annue, si possono da ognuno ricevere franche di posta per tutto lo Stato, e più caldamente ancora raccomandiamo a quelli che le ricevono di farle anche leggere a quanti più possono di amici e di dipendenti, perchè in ciò consiste il merito principale dell'Associato.

Ad impedire gli inconvenienti possibili si prevengono tutti quelli che avranno lettere, pieghi, domande di associazione o vaglia postali da recapitare per questo scopo, di volere d'ora in avanti rivolgere ogni cosa alla Direzione delle Letture Cattoliche nell'Oratorio di S. Francesco di Sales in Torino­ Valdocco, dove si è traslocato l'ufficio, affine di facilitare le operazioni sotto l'immediata direzione del prelodato fondatore delle medesime. Ai Signori associati residenti in Torino si spediranno regolarmente i fascicoli a domicilio, purchè si compiacciano di far tenere all'ufficio in Valdocco l'indirizzo preciso di loro abitazione.

Due giorni dopo D. Bosco mandava una circolare agli associati, corrispondenti, dei quali un certo numero era già sparso in Francia, in Svizzera, in Austria ed in Germania.

 

Torino, 25 Marzo 1864.

 

Benemerito Signore,

 

Il Sac. Bosco Giovanni ringrazia V. S. Ill.ma e benemerita dell'infaticabile zelo con cui Ella si adopera per la propagazione delle Letture Cattoliche. Spera e confida di ottenere la continuazione del valido suo appoggio in questo e nei vegnenti anni, mentre si fa un dovere di parteciparle come per semplificare e più direttamente assistere le operazioni occorrenti al buon andamento di dette Letture, si è trasferito l'ufficio della Direzione nell'Oratorio di S. Francesco di Sales in Valdocco, dove già si stampano i fascicoli e donde per l'avvenire partirà la spedizione. Quindi d'ora innanzi si compiacerà di rivolgere le sue lettere, pieghi, domande di associazione e vaglia all'indirizzo che sta indicato sopra la copertina del fascicolo che riceve.

Ove ella non abbia difficoltà si prega ancora di indirizzare i vaglia in capo del Sac. Bosco Giovanni, acciò così all'ufficio postale siano tosto esigibili da chi già tiene la procura a questo scopo.

Pregandole dal Signore ogni benedizione, le offro i nostri umili omaggi e son colla massima considerazione.

 

                                                                                                   Suo Obbl.mo servo

                                                                                                   Per D. Bosco

                                                                                                   Federico Oreglia.

 

Nello stesso tempo era stampato il fascicolo d'aprile, sulla copertina del quale si ripeteva l'avviso importante pubblicato nel libretto dei marzo Il fascicolo doveva riuscire di molto gradimento agli associati: Il Pontificato di S, Marcellino e di S. Marcello Papi e martiri pel Sacerdote Bosco Giovanni. Vi erano esposte notizie topografiche intorno alla città di Roma; osservazioni sulla supposta caduta di S. Marcellino; miracoli operati dalle reliquie di S. Marcello. In ultimo havvi un'appendice svii martiri della legione Tebea, e si nota il nome di molti che, sfuggiti dal massacro generale, versarono il sangue per la fede qua e là nei varii paesi del Piemonte e della Lombardia. A questo fascicolo e ad altri due, era pure unito un piano di associazione col nuovo indirizzo alla Direzione.

Quindi ristampato in un foglietto il programma a migliaia di copie, scritte di suo pugno su molte di esse le parole: Se ne raccomanda caldamente la diffusione, le mandò a tutti i paesi, ne' quali vi erano associati. L'articolo 9° diceva: “ In Torino si ricevono le associazioni nell'Ufficio delle medesime Letture, che trovasi nell'Oratorio di S. Francesco di Sales in Valdocco, come pure presso Carlo Ceretto libraio, via Doragrossa, N° 39. ”

Gli associati rispondevano al suo richiamo e così D. Bosco tenne in sua mano tutta la direzione morale, materiale e finanziaria delle Letture Cattoliche, commettendone l'amministrazione esclusiva a persone della Pia Società, dopo due anni di pazienti pratiche col Vescovo d'Ivrea e col Teol. Valinotti.

Egli era dunque riconosciuto di fatto qual proprietario delle Letture Cattoliche, quantunque la questione di diritto durasse ancora per ben tre anni, e solo dopo questo tempo si liquidassero i conti della prima amministrazione.

Mentre egli raggiungeva questo per lui importantissimo scopo, doveva pure studiar modo di provvedere al mantenimento della sua Comunità. Abbiamo due sue lettere indirizzate al sig. Barone Feliciano Ricci in Cuneo, dalle quali apprendiamo come egli trattasse di realizzare la donazione di un podere, di spacciare biglietti in favore di un asilo, di contrarre un mutuo, e di vendere al Governo due piccole case a lui lasciate in eredità presso la Dora, ove dovevasi costrurre un arsenale. A quando a quando presentiamo ai nostri lettori qualche lettera del Servo di Dio, che tratta di interessi materiali, perchè si manifesti anche in ciò la sua diligente attività. Scriveva adunque:

 

Carissimo Sig. Barone.

 

Nel desiderio di fare una gita a Cuneo ho differito di riscontrare intorno al risultato dell'affare col Sig. Toselli.

Siccome però scrisse egli stesso alla S. V. carissima e a questo fine avranno già potuto abboccarsi, così prescindo di trattarne più a lungo. Piuttosto Le parlo della continuazione della beneficenza. Questo caritatevole cristiano sarebbe disposto di legare o dare fin d'ora giornate venti di terreno, limitrofo a quello che intende dare per Cuneo; e lo darebbe a favore di quest'Oratorio, riserbandosi il solo frutto sua vita durante, con qualche onere da compiersi al momento che non gli si tribuirà più l'usufrutto. Al terreno unirebbe anche una parte di fabbrica bastante per fare mi corpo di cascina.

Io avrei bisogno che Ella, Sig. Barone, mi aiutasse ad utilizzare questa donazione. Vi sarebbe persona che comprerebbe pel suo prezzo queste venti giornate di terreno? Non si potrebbe unire le dieci che darebbe per l'asilo e farne un corpo solo di cascina? Non sarebbe tal cosa di qualche convenienza anche al Sig. Barone?

        Queste sono le cose che voleva andarle a dire in persona e che da mi piccolo incomodo di salute ne fui impedito. Qui trattasi di tino che voglia comperare, assicurare il suo danaro sopra il terreno, mentre l'opera servirebbe a sostenere le spese che in questa casa occorrono e anche ad impiantare l'asilo progettato.

Compatisca questo disturbo, gradisca che auguri a Lei alla Sig. Baronessa e a tutta la famiglia ogni belle dal cielo, e mentre raccomando me e li miei giovanetti alla carità delle salite sue preghiere, ho il caro piacere di professarmi con gratitudine,

Di V. S. Car.ma nel Signore,

 

Torino, 15 Marzo 1864.

 

Obbl.mo Servitore

Sac. Bosco

 

 

Car.mo Signor Barone,

 

Ho ricevuta la sua lettera per mano del Sig. Giraudi che mi lasciò alcuni biglietti da distribuire. Io mi unirò al Cav. Oreglia per distribuire i suoi ed i miei. Non so però se potremo distribuirli tutti attese le esclamazioni che tutti fanno pella miseria.

Riguardo al mutuo che Ella è disposta di fare a favore di questi poveri giovani, sarebbe non più di cinque mila, ma solamente di due mila franchi.

Imperocchè in questo tempo abbiamo avuto qualche beneficenza ed abbiamo anche esatto qualche somma che era assai incerta. Ora nel desiderio che ho scritto, che l'obbligazione sia fatta colle formole da Lei richieste, io La pregherei di volermela fare ed io la segnerò volentieri.

In quanto al tempo metta mi anno se vuole; ma è probabile che passino appena alcuni mesi o forse settimane dopo cui siamo in grado di poterne fare la restituzione; giacchè la vendita delle due piccole case al Governo è fatta e dovremo venire quanto prima all'atto dell'istrumento.

Grazie di tutta la carità; non mancherà di pregare per Lei, la Sig.:Baronessa e famiglia, mentre con gratitudine ho l'onore di potermi professare,

 

Maggio 1864.

 

Obbl.mo Servitore

Sac. Bosco Giovanni.

 

 

Ma prima di trattare di affari che avevano sempre per fine la beneficenza, nei primi giorni di marzo erasi rivolto al Ministero di Grazia e Giustizia per ottenere un sussidio ai suoi chierici. La risposta con sua sorpresa gli venne dal Provicario Rettore del Seminario.

 

 

SEMINARIO ARCIVESCOVILE DI TORINO.

 

Torino, il 31 marzo 1864.

 

Molto Rev. Signore,

 

Mi fo debito di participare a V. S. M. R. che avendo il Ministero di Grazia e Giustizia trasmessa all'Ill.mo e Rev.mo Sig. Vicario Generale Capitolare la supplica da Lei presentata, per ottenere un sussidio a favore dei Chierici dell'Oratorio, con invito al Prefato Sig. Vicario di fare a tal uopo un assegno sui fondi di questo Seminario, l'Amministrazione sebbene trovasse questa proposizione per più ragioni non troppo conforme all'indole di questo Istituto, tuttavia fu di parere che per quest'anno solamente si potesse accordare un sussidio di lire 400 a favore dei Chierici Diocesani ricoverati in cotesto Oratorio; e ciò specialmente sul riflesso, che compiendosi nella prossima estate i riattamenti di questo Seminario, i Chierici bisognevoli di soccorso potranno esservi ricevuti e così provarne i vantaggi, senza che abbiano a distrarsene altrimenti i fondi.

In seguito pertanto alla deliberazione presa dal prelodato Sig. Vi­cario coll'Amministrazione suddetta, ho preparato in capo a V. S. M. Rev. un mandato di pagamento delle suddette lire 400, che Ella potrà riscuotere nella segreteria di questo Seminario mediante qui­etanza.

Mi prevalgo intanto di questa propizia occasione per raffermarmi con distinta stima.

 

Dev.mo Servitore

Can. A. Vogliotti Rettore.

 

 

 

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