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Capitolo 38

L'opera delle Conferenze di S. Vincenzo de' Paoli - Fondazione di una Conferenza libera nell'Oratorio di Valdocco - Viene annessa al Consiglio Superiore dell'Opera in Torino - Un po' di storia delle Conferenze annesse degli Oratorii di D. Bosco.


Capitolo 38

da Memorie Biografiche

del 29 novembre 2006

 

 

Non si è fatto ancora parola di una istituzione, da circa due anni formata da D. Bosco nell'Oratorio a vantaggio dei giovani esterni, e che l'11 maggio di quest'anno riceveva un desiderato coronamento.

  Abbiamo già visto come D. Bosco nel 1850, per onorare e promuovere la pratica delle virtù, e in specie della carità verso il prossimo del suo caro santo Vincenzo de' Paoli, appoggiasse la fondazione dell'Opera delle Conferenze in Torino, ove ancora non esistevano. Egli sul finire del 1853 ebbe la contentezza di noverarne quattro. In seno a queste, nel 1854, per provvedere ai bisogni dei poveri, divenuti anche maggiori per l'invasione del coléra, era stata istituita una speciale commissione, la quale tra il 27 agosto e il 30 novembre aveva soccorse 430 famiglie con una spesa di circa 3000 lire; nel distretto parrocchiale di Borgo Dora, ove più che in altre parti della città fu micidiale la terribile malattia.

  Ma nel distribuire i sussidi aveva constatato esservi tra i poveri non pochi figli della Savoia e della Francia; quindi nel novembre dello stesso anno si costituì regolarmente una nuova Conferenza, destinata in modo particolare a prendersi cura di essi, ed ebbe il nome di San Francesco di Sales. Trovandosi in Torino quell'abate Mermillod, che poi fu Vescovo di Ginevra e Cardinale, questi inaugurò la bella impresa, alla quale D. Bosco non dovette essere estraneo, come non lo fu certamente ai soccorsi dai quali ebbe tanto sollievo Borgo Dora.

  Egli infatti formava un'anima sola coll'infaticabile Conte Carlo Cays di Giletta, primo presidente del Consiglio Particolare della Società di S. Vincenzo de' Paoli, vero padre dei poveri. Si trovavano spesso insieme pei catechismi, negli Oratorii di Valdocco, di Porta Nuova e di Vanchiglia, s'incontravano nelle case dei colerosi per assisterli, si intrattenevano sui modi di fare il bene; e le idee dell'uno erano anche dell'altro. In quanto ai piccoli Savoiardi e Francesi D. Bosco ne conosceva un gran numero che da tempo frequentavano l'Oratorio, sapeva i luoghi dei loro ritrovi, le stanze dove pernottavano, da quali capi dipendessero, e in qual modo fossero da questi trattati; e quando nel 1860 cessò la Conferenza suddetta di S. Francesco di Sales, egli continuò per anni ancora a tenerseli cari ed aiutarli, sia per i bisogni spirituali, come, in quel che poteva, nei materiali.

  D. Bosco però nel 1854 non era stato interamente soddisfatto di quel sollievo recato ai poveri. Quindi, prima che finisse l'anno, istituiva nell'Oratorio di Valdocco una piccola conferenza, consimile a quelle della Società di S. Vincenzo de' Paoli, e questo amabile santo ne fu il primo titolare, S. Francesco di Sales il secondo. Il suo disegno era stato applaudito da quei caritatevoli signori, membri dell'Opera, che da anni venivano a fare il catechismo attirati dal suo zelo. Erano il Marchese Domenico Fassati, il Conte Radicati di Brozolo, il Marchese Scarampi, qualche professore di università e alcuni agiati negozianti.

   D. Bosco aveva letti con attenzione i regolamenti di quella Società, i mezzi che raccomandavano per raggiungere con frutto i fini propostisi, e con ciò diede fondamento al suo disegno. Suo scopo diretto però era di incoraggiare al bene i giovani, non già quello di aiutare i loro parenti.

   D. Bosco annunziò la progettata Conferenza, esortando i suoi alunni a prendervi parte, e un bel numero di essi dei più adulti sia interni che esterni vi si fecero iscrivere. Nella seduta inaugurale furono eletti il presidente, il segretario ed il tesoriere. Fra i primi presidenti fu Serra, poi economo nel Collegio Nazionale di Torino. In anni diversi ebbero l'ufficio di Segretario per stendere i verbali, D. Rua Michele, D. Giulio Barberis, D. Bongiovanni Domenico, e nel numero dei membri indichiamo Enria Pietro, D. Anfossi Giovanni, Villa Giovanni, D. Turchi Giovanni, che citiamo come testimoni della veracità del nostro racconto.

   “ Ad ogni accettazione di un nuovo membro della Conferenza, D. Bosco proferiva qualche parola in proposito d'incoraggiamento, narrò il signor Villa Giovanni. Per esempio quando, anni dopo, si accettò Giovanni Garino, egli prendendo argomento da uno scultore in marmo, che teneva il laboratorio in via della Consolata e si chiamava pure Garino, disse fra le altre cose: - Vedi quel marmorino scolpisce belle figure nel marmo, e tu nel cuore e nell'anima degli altri devi scolpire belle massime, santi propositi, buoni esempi. - Soggiungeva poi essere scopo delle Conferenze far del bene agli altri, ma prima farlo a se stessi ”.

   Que' giovanetti, in numero di circa venti, dovevano a due a due ogni domenica andare a far visita ad una ed anche a più famiglie povere loro assegnate, portando qualche elemosina, dando consigli opportuni ai genitori, specialmente sulla cristiana educazione dei figliuoli; esortandoli a mandarli al catechismo e ad insistere perchè intervenissero all'Oratorio. Erano accolti con piacere, perchè tali visite, oltre al vantaggio che arrecavano, erano fatte con regolarità, carità e rispetto, come D. Bosco consigliava. Da queste visite ne ritraevano anche grande frutto i benéfici visitatori, poichè imparavano a conoscere e ad amare i modi per sollevare le miserie del prossimo, e usciti poi alla vita del mondo, si potevano avviare con tutta facilità alle grandi Conferenze della Società di San Vincenzo, ove continuavano a trovare mezzi per santificarsi, e buoni amici, benchè di condizione più elevata della loro.

   Si tenevano le radunanze nel refettorio dei Superiori all'una e mezzo circa pomeridiane. Vi assisteva D. Bosco, e talora vi prendevano parte membri distinti delle Conferenze della città, come il Conte D'Agliano o il Commendatore Cotta. Il Conte Cays vi si recava sovente.

   Fatta la preghiera, letto il verbale della seduta antecedente, reso conto di ciò che si era fatto nelle visite alle famiglie dei clienti nella domenica ultima scorsa, sì assegnavano i punti di merito a que' figliuoli dei quali la condotta, secondo le informazioni, era buona. Si raccoglievano i voti da ciascuno meritati: 10, 15, 20 punti. A chi ne aveva di più destinavasi un premio per la fine del mese; p. es. un paio di calzoni, o una giubba, o scarpe nuove. A molti davansi libretti istruttivi e popolari. Sul finir della seduta si faceva la questua tra i membri, ed anche i più poveri di essi trovavano un soldo da offrire, secondando il desiderio di D. Bosco, il quale amava vederli larghi di cuore. Fruttava naturalmente poco tale colletta, eccettuato il caso nel quale il Conte Cays, il Conte di Collegno o altri ricchi signori aprissero il loro borsellino. Anche D. Bosco donava qualche moneta. Così aiutavasi a mantenere la cassetta delle elemosine da distribuirsi. Nel ritornare a far visite ai parenti dei giovani, sceglievasi a preferenza l'ora delle 10 oppure 10 e mezzo dopo le funzioni, poichè i loro figliuoli in quel tempo, erano a ricrearsi nell'Oratorio e non tornavano a casa se non per il pranzo. Quindi con tutta libertà chiedevano e avevano notizie sulla condotta dei proprii clienti. Talvolta i genitori, perchè il figlio avesse un premio, mentivano, lodando chi meritava biasimo. Perciò non di rado si andava anche da padroni di fabbriche o di botteghe per avere informazioni più esatte. Tale clientela era formata dei ragazzi più giovani, inferiori ai quattordici o quindici anni. Ritornati i nostri visitatori all'Oratorio, avevano incarico di ammonire il loro piccolo protetto, se ne avesse il bisogno, o stargli dietro per indurlo amorevolmente alle pratiche indispensabili di pietà, a ricevere colle debite disposizioni i sacramenti, a mostrarsi rispettoso ed obbediente verso i suoi genitori, ad essere più laborioso nell'officina. Per rendere più graditi tali avvertimenti, solo per costoro, facevasi una volta al mese una piccola lotteria.

Anche l'Oratorio Festivo di S. Luigi ebbe la sua piccola Conferenza sul modello di quella di Valdocco, ed ambedue, dopo qualche tempo strinsero relazioni figliali con quelle della Società di S. Vincenzo de' Paoli. Di queste nel 1856 se ne trovavano sette in Torino e dieci sparse in varie città del Piemonte; perciò era stato fondato il Consiglio Superiore nella Capitale e ne fu eletto presidente il Conte Cays. L'esimio signore, volendo coadiuvare D. Bosco anche nelle sue Conferenze, le approvò, le prese sotto la sua protezione, e le dichiarò conferenze annesse, nome che sempre ritennero. Nel giorno della Pentecoste 1856 fu inaugurato questo nuovo titolo nell'Oratorio di S. Francesco di Sales e in quello di S. Luigi; e fra i membri, erano presenti il Ch. Rua, il Ch. Francesia e il Sig. Villa Giovanni. Da quel momento la Società di S. Vincenzo de' Paoli non mancò di far partecipi, in qualche misura delle sue largizioni, le due conferenze annesse.

   Da questa unione Don Bosco ritrasse un altro vantaggio di molta importanza: il principio cioè delle più cordiali sue attinenze coi presidenti dei Consigli Superiori e particolari e con varii membri di conferenze italiane e francesi.

   “ In uno di questi anni, racconta il Can. Anfossi, in giorno di domenica, vennero all'Oratorio di Valdocco quattro personaggi della più illustre nobiltà italiana, cioè il Duca Scotti di Milano, il Marchese Patrizi di Roma, il Marchese Fassati di Torino e il Conte Cays. Scopo della loro visita era quello di assistere alla radunanza della Conferenza annessa, i cui socii visitavano i poveri nelle stesse loro abitazioni in compagnia di un membro della Società di S. Vincenzo.

” D. Bosco li accolse gentilmente; ma per non abbandonare i giovanetti che erano in ricreazione, con tutta semplicità li fece adagiare su di una panca di legno in mezzo al cortile, e finita la ricreazione diede loro un catechismo, assegnando a ciascuno una classe. Que' buoni signori acconsentirono volontieri.

   ” Con grande soddisfazione assistettero poi alla radunanza, che si tenne dopo la funzione di chiesa. Il bel numero di giovani, che si videro innanzi, lo spirito, del quale li conobbero animati, e i ­particolari precetti, coi quali seppero averli D. Bosco istruiti per compiere quell'opera di carità, li persuasero del gran bene che quivi si andava operando. Io pure ebbi la fortuna di assistere a quella visita ”. Il Sig. Villa Giovanni ricorda eziandio aver presenziato tale radunanza il presidente delle Conferenze di S. Vincenzo in Roma. Questi indirizzò parole così belle ai soci, che D. Bosco, come ebbe finito, gli disse tutto commosso: - Ma lei parla come un apostolo!

   Varii fatti noi potremmo ancora esporre su questo argomento, ma li riserbiamo pel tempo nel quale accaddero. Qui però non possiamo esimerci dal dare in anticipazione una breve notizia sinottica, acciocchè i nostri lettori possano vedere, ad un'occhiata, il sorgere, lo svolgersi, il cessare delle Conferenze annesse, le quali da Don Bosco ebbero vita, finchè la Società di S. Vincenzo, cresciuta di numero, altrimenti provvide ai bisogni di quelle regioni, ove erano stabilite.

   ANNO 1859. Sono fondate le Conferenze annesse degli Oratorii dell'Angelo Custode in Vanchiglia e di S. Giuseppe a S. Salvatore in Torino; quest'ultimo proprietà del Sig. Carlo Occelletti.

   ANNO 1860. Cessa la Conferenza annessa all'Oratorio di S. Luigi a Porta Nuova.

     ANNO 1864. Cessano le Conferenze annesse degli Oratorii dell'Angelo Custode in Vanchiglia e di S. Giuseppe.

   La sola adunque, che rimase al suo posto, fu quella fondata per la prima in Valdocco e che durò ancora per anni nel compimento della sua missione: fra i nomi dei soci figurano quelli dì Albera Paolo, Costamagna Giacomo Rinaudo Costanzo, Jarach Luigi, Lazzero Giuseppe, Provera Francesco. In un documento, che sembra scritto nel 1872, si legge ciò che continuavano a fare i suoi membri, si ha prova novella di quanto noi abbiamo narrato, e si aggiunge un cenno delle ultime vicende della Conferenza. È  una specie di prefazione ufficiale che precede un verbale di radunanza. Per non interpolare quel foglio, anticipiamo notizie importanti, rimettendo ai loro anni certi fatti che quivi sono accennati.

 

Società di s. Vincenzo de' Paoli.

 

Conferenza annessa di S. Francesco di Sales.

 

Scopo principale della Conferenza è di istruire e soccorrere i fanciulli poveri che intervengono alle funzioni che si fanno nella Chiesa di Maria Ausiliatrice specialmente dal Borgo Dora e Valdocco.

  Per riguardo all'istruzione si fa il Catechismo dalle ore 3 alle 4 pomeridiane in ogni Domenica e festa di precetto. Il Catechismo vien seguito dal canto dell'Ave maris Stella e del Magnificat, dopo cui si fa la predica appositamente per loro che vien seguita dalla benedizione del SS. Sacramento.

  I giovani che intervengono sono circa 200. Gli stessi confratelli sono i catechisti di questi giovani. Per allettarli, oltre i soccorsi di cui si dirà, si distribuiscono medaglie, Letture Cattoliche, libri di preghiera, come sono il Giovane Provveduto, La Chiave del paradiso ecc.

  Ad ogni mese vi sono le confessioni e la Comunione per quelli che sono promossi. In detti giorni D. Bosco dà a tutti la colazione, pane e companatico. Per sfortuna un buon numero dei più grandicelli va a lavorare al mattino della Domenica e non possono che raramente accostarsi ai Sacramenti. Il numero ordinario di coloro che intervengono alle confessioni mensili si può calcolare che ascende a 100.

Per riguardo al soccorso si scelgono i più bisognosi tra i giovanetti che assiduamente intervengono al Catechismo e costoro restano ammessi al patronato e visitati a domicilio; e quando abbiano venti bolli d'intervento si dà loro un premio proporzionato alla condotta del giovane ed al bisogno della famiglia. I premi consistono in calzoni, giubbe, scarpe, zoccoli, berretti e cose simili.

     I giovani dei quali in questo modo si prende cura il Patronato sono 50 all'incirca, ed i confratelli in media sono 30, quasi tutti giovani appartenenti all'Oratorio di S. Francesco di Sales. Non potendo colle loro questue sopperire alle spese che occorrono pei premi dei catechismi e delle lotterie e dei regalucci che si conferiscono di tanto in tanto ai giovanetti per attirarli alle pratiche di pietà, sopperisce D. Bosco nostro comune padre.

La conferenza si tiene ogni domenica alle ore 2 pomeridiane d'estate ed alle i e mezzo d'inverno in apposita sala nell'Oratorio di S. Francesco di Sales.

     Diversi buoni signori della città intervengono anch'essi di tanto in tanto alle conferenze e fanno crescere la questua che ordinariamente non ascenderebbe che a trenta o quaranta centesimi per Domenica, essendo i confratelli poveri giovani che abbisognano essi stessi di soccorso.

Questa conferenza D. Bosco aveala costituita fra i giovani fino dal 1854. Il Conte Cays presidente delle Conferenze di San Vincenzo de' Paoli in Piemonte aveva sempre protetto questa di D. Bosco, e, aggregandola alle sue, somministravale i buoni da distribuire alle famiglie dei giovani dai membri di essa visitate. Non mancava eziandio di concorrere con aiuti straordinari. Molti nobilissimi signori di quando in quando venivano ad assistere a questa nostra conferenza, la quale per ora non era modellata su quelle dipendenti da Parigi, poichè il suo scopo diretto erano i giovani. Cosi durarono le cose per molti anni. I giovani dell'Oratorio ascritti a questa conferenza andavano a visitare le famiglie che erano sotto il loro patronato.

  Ma al Conte Cays succedette nell'ufficio di Presidente il signor Ing. Ferrante, il quale, rigorista nell'osservanza delle regole, non volle più riconoscere la conferenza dell'Oratorio e quindi cessò di provvedere i buoni e a poco a poco si ritirarono quei signori che venivano ad assistere a queste nostre sedute: nel 1871 vennero Soli il Conte Collegno e il Cav. Pulciani. Infine la nostra conferenza rimase isolata. Tuttavia il successore del Conte Cays e altri due che succedettero a questo, Baron Ricci e Falcone, furono sempre benevoli verso D. Bosco e verso l'Oratorio.

 

 

 

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