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3. Il Credo in pillole

Terza uscita del Catechismo della Chiesa Cattolica in sintesi. I misteri della vita di Cristo. Il simbolo della fede non parla della vita di Gesù, perché gli articoli del Credo riguardanti incarnazione, passione, morte e resurrezione “illuminano” tutta la vita di Gesù.


3. Il Credo in pillole

 

I misteri della vita di Cristo

          Il simbolo della fede non parla della vita di Gesù, perché gli articoli del Credo riguardanti incarnazione, passione, morte e resurrezione “illuminano” tutta la vita di Gesù. Allo stesso modo, i vangeli non parlano a lungo della vita pubblica di Gesù, perché sono stati scritti perché si creda che Gesù è il Figlio di Dio (Gv 20,31). 

Tratti comuni della vita di Gesù

tutta la vita di Gesù è rivelazione del Padre; tutta la vita di Gesù è redenzione, dall’accettazione della volontà di Dio al sangue sparso sulla croce; tutta la vita di Gesù è ricapitolazione, per ristabilire l’uomo decaduto. 

Misteri dell’infanzia

Giovanni il Battista è il precursore, dopo l’annuncio dei profeti; noi celebriamo questa attesa nel tempo di Avvento, che è l’inizio dell’anno liturgico; Gesù nasce nell’umiltà di una stalla (Natale): insegna che “diventare come bambini” (Mt 18,3-4) è la condizione per entrare nel Regno. Il Mistero del Natale si compie in noi allorché Cristo «si forma» in noi. Natale è il Mistero di questo «meraviglioso scambio»: Il Creatore ha preso un'anima e un corpo, è nato da una vergine; fatto uomo senza opera d'uomo, ci dona la sua divinità; La circoncisione di Gesù, otto giorni dopo la nascita, è segno del suo inserimento nella discendenza di Abramo; L’epifania è la manifestazione di Gesù come Messia, Figlio di Dio e Salvatore; La Presentazione al tempio mostra come il primogenito appartiene al Signore; La fuga in Egitto e la strage degli innocenti mostrano le tenebre opposte alla luce; La sottomissione a Maria e Giuseppe e crescita in età, sapienza e grazia; Il ritrovamento nel tempio rompe il silenzio : Gesù fa capire che la sua è una consacrazione totale al Padre. 

Misteri della vita pubblica

Battesimo: accettazione e inaugurazione della sua missione di Servo Sofferente; Tentazioni: rivela che Gesù è il nuovo Adamo: a differenza del primo Adamo, resiste alla tentazione con la propria volontà e sostenuto dalla grazia divina; Predicazione del Regno: tutti sono chiamati, è dei poveri e dei piccoli, chiama i peccatori, usa parabole; i segni sono i miracoli e le chiavi vengono affidate a Pietro (Mt 16,18); un’anticipazione del Regno è la Trasfigurazione; Salita a Gerusalemme: ricorda profeti e martiri; ingesso messianico: manifesta l’avvento del Regno. 

Gesù Cristo patì, morì e fu sepolto

          Agli occhi di molti in Israele, Gesù sembra agire contro le istituzioni fondamentali del Popolo eletto: nella obbedienza alla Legge, nella centralità del Tempio di Gerusalemme e nella fede nell'unico Dio del quale nessun uomo può condividere la gloria (CCC 576). 

Gesù e la legge

          CCC 580: L'adempimento perfetto della Legge poteva essere soltanto l'opera del divino Legislatore. Con Gesù, la Legge non appare più incisa su tavole di pietra ma scritta nel «cuore» (Ger 31,33) del Servo che, compie fino a prendere su di sé «la maledizione della Legge» (Gal 3,13).

Gesù e il tempio

          Gesù è stato sempre rispettoso del tempio, vi ha predicato. Ancor più, egli si è identificato con il Tempio presentandosi come la dimora definitiva di Dio in mezzo agli uomini. Per questo la sua uccisione nel corpo annunzia la distruzione del Tempio, distruzione che manifesterà l'entrata in una nuova età della storia della salvezza: «E' giunto il momento in cui né su questo monte, né in Gerusalemme adorerete il Padre» (Gv 4,21). Non siamo più legati al luogo ma possiamo adorare Dio ovunque (CCC 586). 

Gesù e il perdono dei peccati (CCC 589)

          Gesù ha suscitato scandalo: è arrivato a lasciar intendere che, sedendo a mensa con i peccatori, li ammetteva al banchetto messianico. Ma è stato di scandalo soprattutto perdonando i peccati.

Gesù Cristo morì crocifisso

Premessa

          Gli Ebrei non sono collettivamente responsabili della morte di Gesù. Tenendo conto della complessità storica del processo di Gesù espressa nei racconti evangelici, e quale possa essere il peccato personale dei protagonisti del processo (Giuda, il Sinedrio, Pilato), che Dio solo conosce, non si può attribuirne la responsabilità all'insieme degli Ebrei di Gerusalemme, malgrado le grida di una folla manipolata e i rimproveri collettivi contenuti negli appelli alla conversione dopo la Pentecoste. Gesù stesso perdonando sulla croce e Pietro sul suo esempio, hanno riconosciuto l'«ignoranza» (At 3,17) degli Ebrei di Gerusalemme ed anche dei loro capi. Ancor meno si può, a partire dal grido del popolo: «Il suo sangue ricada sopra di noi e sopra i nostri figli» (Mt 27,25) che è una formula di ratificazione, estendere la responsabilità agli altri Ebrei nel tempo e nello spazio: Molto bene la Chiesa ha dichiarato nel Concilio Vaticano II: «Quanto è stato commesso durante la Passione non può essere imputato né indistintamente a tutti gli Ebrei allora viventi, né agli Ebrei del nostro tempo... Gli Ebrei non devono essere presentati né come rigettati da Dio, né come maledetti, come se ciò scaturisse dalla Sacra Scrittura» (CCC 597). Noi cristiani, invece, pur confessando di conoscerlo, di fatto lo rinneghiamo con le nostre opere e leviamo contro di lui le nostre mani violente e peccatrici. E neppure i demoni lo crocifissero, ma sei stato tu con essi a crocifiggerlo, e ancora lo crocifiggi, quando ti diletti nei vizi e nei peccati (CCC 598). 

La morte di Cristo

          Dio ha permesso gli atti derivati dal loro accecamento (sinedrio, Ponzio Pilato,…) al fine di compiere il suo disegno di salvezza. (CCC 600). La Scrittura e l’interpretazione di Gesù (Lc 24: Emmaus) e dei discepoli mostrano che egli è morto “secondo le Scritture” (1Cor 15,3). Il suo amore, però, è universale (parabola della pecorella smarrita).

          Cristo ha offerto se stesso per i nostri peccati: tutta la vita di Gesù è un’offerta al Padre; leggiamo il n. 608 del CCC: … Gesù è insieme il Servo sofferente che si lascia condurre in silenzio al macello e porta il peccato delle moltitudini e l'agnello pasquale simbolo della redenzione di Israele. Ancora al n. 610: “Alla Cena Gesù ha anticipato l'offerta libera della sua vita. La morte di Cristo è un sacrificio unico e definitivo, consumato sulla croce; noi partecipiamo al sacrificio di Cristo quando prendiamo la nostra croce e lo seguiamo.

          Gesù fu sepolto: è il mistero del sabato santo … Gesù scende negli inferi per liberare tutti i giusti venuti prima di lui. È ciò che celebriamo nel Battesimo, il cui segno originale è l'immersione, discesa nella tomba del cristiano che muore al peccato con Cristo in vista, ci dice s. Paolo in Rm 6,4, di una vita nuova (CCC 628).

Discese agli inferi e il terzo giorno risuscitò dai morti

Discese agli inferi: è lo Sheol, il Regno dei morti, in cui vi erano i giusti dell’AT che sono stati liberati da Cristo.

Risuscitò da morte: già professato per iscritto nell’anno 56 circa, da s. Paolo in 1Cor 15,3-4.

Sepolcro vuoto: di per sé non costituisce una prova di risurrezione, ma i vangeli lo descrivono come un evento che non poteva essere opera di uomo.

          Le prime messaggere sono donne: è un’altra prova di risurrezione perché esse all’epoca non erano degne di essere credute. L’umanità di Cristo risorto non è scomparsa: Egli si fa toccare dai discepoli per dimostrare che il suo corpo è glorificato e che non è un fantasma. 

          Cosa significa per noi la risurrezione? È il compimento delle promesse dell’AT; la prova della divinità di Gesù; la giustificazione per cui siamo rimessi nella grazia di Dio e siamo resi suoi figli in Cristo; infine, la certezza della risurrezione finale. 

Salì al cielo, siede alla destra di Dio Padre Onnipotente

          Sedette alla destra di Dio (Mc 16,19): dopo 40 giorni coi suoi discepoli, Gesù entra nella gloria eterna, simboleggiata dalla nube e dal cielo. Ci riferisce Giovanni: “Quando sarò elevato da terra, attirerò tutti a me” (Gv 12,32): l’elevazione sulla croce annunzia e prefigura l’Ascensione al cielo. Dell’evento dell’Ascensione, i discepoli e noi siamo testimoni del suo regno che non ha fine. 

Di là verrà a giudicare i vivi e i morti

          Di nuovo verrà nella gloria: Cristo regna già attraverso la Chiesa, in attesa che tutto sia a Lui sottomesso; il nostro è tempo di vigilanza e di attesa, e di combattimento contro le opere del male. Fra tali prove del male, quella forma di “messianismo secolarizzato”, in cui l’uomo glorifica se stesso al posto di Dio venuto nella carne. Un esempio di condanna la troviamo nell’enciclica Divini Redemptoris del 1937 di Pio XI, contro l’avvento delle dittature nazi-fasciste.

          Per giudicare i vivi e i morti: è compito del Cristo Redentore, in quanto ha offerto il dono di grazia divino più grande sulla croce. Sarà Lui a giudicare, alla fine dei tempi, chi ha accettato e chi ha rifiutato il suo amore.

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