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Sono una talpa. Meno male che ci sono io a scuola.

Come talpe a settembre sono i nostri studenti: il letargo dell'estate – quel dolce letargo popolato di sole, di cuore e di passione – lascia in questi giorni il passo ad un nuovo anno scolastico. Vuoi mettere la soddisfazione d'imbatterti in una talpa a settembre e di scorgere sul suo volto dopo nove mesi i lineamenti di una volpe?


Sono una talpa. Meno male che ci sono io a scuola.

          Come talpe sotto terra: s'affaticheranno per vincere il comodo letargo e, lottando contro la superficie della terra, butteranno fuori lo sguardo. Qualora il paesaggio che loro s'offrirà saprà di delizia ai loro occhi percorreranno sentieri e disegneranno traiettorie, si lasceranno accarezzare dal vento e bagnare dalla pioggia: avranno strappato un motivo per il quale rimanere lassù. In caso contrario ritorneranno laddove sono partire, in quel comodo letargo dove disegnare gallerie nascoste, passaggi nell'oscurità e silenziosi passatempi per vincere la noia del tempo che scorre: rincaseranno con una speranza in meno e, forse, una nostalgia in più a battere in fondo al cuore.

          Come talpe a settembre sono i nostri studenti: il letargo dell'estate – quel dolce letargo popolato di sole, di cuore e di passione – lascia in questi giorni il passo ad un nuovo anno scolastico: le urla dei bagnini e le voci rauche dei venditori di cocco saranno presto offuscate dalla campanella della scuola e dalla voce dell'insegnante, dal fischio dell'autobus sotto casa e dalla voce della mamma che invita all'azione mattutina. E loro accetteranno, almeno i primi giorni, di tradire il letargo per tentare l'ennesima avventura in superficie: l'estate li ha resi diversamente impegnati, ne ha addolcito la stanchezza dei lineamenti, ha forse riacceso nell'animo di qualcuno la voglia di inabissarsi nel mistero della letteratura e della geometria, dell'algebra e della storia, della religione e dell'informatica per imparare a leggere ed interpretare sempre meglio le leggi che regolano il mondo e il destino degli uomini sotto il cielo.

          La talpa è nemica dei giardini e, quindi, della bellezza. Le provano tutte per cacciarla: bottiglie capovolte e acqua nelle buche, sonaglini metallici, trappole artigianali o piccole fionde poggiate sul davanzale. Qualcuno rimane appostato per ore nel meriggio per acchiapparle nel vero senso della parola: appena usciranno allo scoperto zac!: con due secchielli per il mare in orizzontale ad imprigionarle definitivamente. Gli animalisti sperano che poi le liberino magari nelle prossimità di un fiume; per tante di loro il secchiello diverrà il carro funebre di viaggi ben diversi. Della talpa si parla sempre per negazione di bellezza: “sei cieco come una talpa, ignorante come una talpa, scarso come una talpa”. Poca carriera nel suo curriculum, simbolo di torbida e scarsa intelligenza. Più dell'asino e del coniglio, forse ancor più antipatica dei serpenti che mordono e dei tassi che rubano. Eppure anche la talpa vive dei suoi misteri: nell'oscurità parla una sua lingua, dialoga con i suoi simili, s'arruffa per piccole diatribe tra vicine di casa. Ogni tanto getta fuori lo sguardo: chissà mai che lassù, appena oltre la crosta di terra, non ci sia un giorno qualcuno pronto ad addomesticarla. In fin dei conti ogni creatura nasce per essere amata e custodita. Il fatto poi che bellezza e antipatia ne complichino il destino, questa è stata opera di uomini che fanno preferenze tra di loro e con gli animali.

          A scuola in ultima fila ci vanno le talpe: vicini di banco gli asini. In prima fila volpi e scoiattoli: tacchini e tassi a fare da spartiacque. Eppure la scuola è fatta per le talpe e gli asini: che ci farebbero gli insegnanti in una classe popolata di volpi astute e animali intelligenti? A null'altro servirebbe che a fare da coreografia ad un mondo popolato di formalità da rispettare, di programmi da dimostrare e di sorrisi da attaccare. Eppoi vuoi mettere la soddisfazione d'imbatterti in una talpa a settembre e di scorgere sul suo volto dopo nove mesi i lineamenti di una volpe? Tutt'altra emozione dall'imbatterti in una volpe a settembre e scoprire che dopo nove mesi è ancora noiosamente volpe. Sarà anche un ragionamento da talpa, ma una scuola per chi nasce talpa sarebbe il senso più bello per un'istituzione alla ricerca della bellezza perduta.

Don Marco Pozza

http://www.sullastradadiemmaus.it

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