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Rieccolo il metodo Dolly A infilzare la specie umana

L'inconcepibile è avvenuto: clonato l'embrione. La notizia di oggi purtroppo conferma l'intenzione di ieri: usare strumentalmente l'embrione umano, arrivando fino a crearlo agamicamente (senza fecondazione) e distruggerlo in nome della ricerca scientifica sulla cura delle malattie. Ebbene, non consentire questo è un diritto e un dovere di quanti, credenti e laici, riconoscono che l'uomo non può mettere le mani sull'uomo. Se lo fa, la sua mano deve essere fermata.


Rieccolo il metodo Dolly A infilzare la specie umana

da Attualità

del 20 maggio 2005

[FOTO à IL PRIMO CLONE Questa foto resa pubblica dal Life Science Centre dell'università di Newcastle ppresenta il terzo giorno di vita del primo embrione clonato legalmente al mondo]

 

All'indomani della clamorosa notizia circa la clonazione del primo mammifero - la pecora scozzese Dolly, imbalsamata e custodita con grande cura in un museo del Regno Unito dopo la sua morte prematura avvenuta qualche tempo fa - in molti si affrettarono a rassicurare che una simile biotecnologia di clonaggio non sarebbe mai stata applicata nella specie umana. Roba da scienziati e da zootecnici, è stato ripetuto. E anche chi si azzardava ad ipotizzare possibili ricorsi alla clonazione umana per risolvere casi disperati di sterilità, venne presto confinato nel silenzio.

 

Abbandonata l'idea della clonazione per la nascita di bambini, si fece però subito strada un'altra ipotesi, purtroppo verificata nella sua fattibilità biologica e tecnica durante in più di una circostanza, e oggi confermata come progetto in corso di realizzazione da parte di alcuni biotecnologi, tra i quali (ma non solo) quelli che lavorano all'università di Seul (Corea) in collaborazione con i colleghi di Pittsburgh (Usa). L'Inghilterra, in aperto contrasto con la convenzione di Oviedo che impegna i Paesi europei a tutelare l'embrione umano quand'anche diventi 'oggetto' di sperimentazione, ha addirittura legalizzato questo tipo di esperimenti. Di che cosa si tratta?

La procedura di clonazione per trasferimento del nucleo di una cellula somatica in un ovocita privato del proprio, è identica a quella che porterebbe alla nascita di un bambino se l'embrione venisse trasferito nell'utero di una donna in grado di portare a termine la gestazione. Invece, l'embrione generato per clonaggio nucleare viene coltivato solo fino a circa 5 giorni di vita, quando raggiunge lo stadio di sviluppo chiamato bastocisti. A questo punto, il concepito artificialmente - in tutto simile a un embrione originato per fecondazione, come dimostrano gli studi sugli animali - viene distrutto per estrarne un numero di cellule dal suo interno, le cellule staminali embrionali. Privato di queste cellule, l'embrione non può sopravvivere e svilupparsi. È stato ucciso. Lo scopo: ottenere linee di staminali embrionali per studiarne la possibile applicazione per la rigenerazione di tessuti nei pazienti da cui è stato estratto il nucleo per la clonazione.

Il nome, originalmente escogitato per distinguere questa procedura da quella che avrebbe portato alla nascita di un bambino-clone, è allusivo di una sua beneficialità per l'uomo: clonazione terapeutica. Ma ben presto i cittadini, cui non fa difetto l'uso della ragione, si sono accorti che della stessa realtà si stava parlando, e cioè della produzione biotecnologica di un essere umano, un individuo come ciascuno di noi. Con l'aggravante - in questo caso - della sua preordinata distruzione. Si è allora cercato di cambiare il nome alla realtà ritenendo che questo rendesse accettabile ciò che non è ammissibile: la clonazione umana. Ed ecco così il 'trasferimento nucleare di cellule somatiche', la 'riprogrammazione cellulare di un nucleo' ed altre espressioni tecniche, per indicare un procedimento essenzialmente simile a quello che ha portato alla nascita di Dolly. La notizia di oggi purtroppo conferma l'intenzione di ieri: usare strumentalmente l'embrione umano, arrivando fino a crearlo agamicamente (senza fecondazione) e distruggerlo in nome della ricerca scientifica sulla cura delle malattie. Ebbene, non consentire questo è un diritto e un dovere di quanti, credenti e laici, riconoscono che l'uomo non può mettere le mani sull'uomo. Se lo fa, la sua mano deve essere fermata. La libertà di ricerca, che noi tutti difendiamo, ha un solo limite: il rispetto della vita di tutto l'uomo e di ogni uomo. Senza questo limite non c'è scienza, esiste solo arroganza e violenza.

 

Marina Corradi

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