In questa prima parte, composta da due capitoli, ci sono le grandi ispirazioni della proposta pastorale. Oggi vediamo il secondo capitolo: Compito dell'uomo.
Annie Spratt
«La missione è qualcosa che non posso sradicare dal mio essere se non voglio distruggermi. Io sono una missione su questa terra, e per questo mi trovo in questo mondo» (FRANCESCO, Christus vivit, n. 254)
La fede non è un’idea astratta né un “sentirsi a posto”: è una forza che guarisce e rimette in piedi. Sana e salva, prima di tutto. Ci rialza dalle nostre miserie e ci restituisce vita piena. È il cuore del Vangelo, una buona notizia concreta: Dio ci ha visitati, si è fatto vicino, si è preso cura di noi con tenerezza, diventando nostro prossimo.
Ma qui viene il passo avanti: la fede non ci rialza per farci rimanere fermi. La fede rialza per inviare. Ci rimette in piedi per metterci in cammino, ci cura chiedendoci di prenderci cura degli altri. Non è un tesoro da chiudere a chiave: è un dono da condividere. Lo dice forte Papa Francesco: «Il Vangelo non si conserva, non si nasconde; il Vangelo è una forza che bisogna diffondere, annunciare, vivere!»; e ancora: «Non vi fermate! Andate, con gioia, verso il mondo… verso chi ha bisogno di speranza e di amore!».
Quando entri nella vita cristiana, entri anche nella missione di Gesù. La fede ti rende parte della sua comunità, la Chiesa, e ti affida una parola da portare e un amore da mostrare. Il Vangelo di Luca racconta l’invio dei 72 discepoli: partono a due a due, leggeri e fiduciosi, portatori di pace, capaci di restare anche quando l’accoglienza è semplice e di non scoraggiarsi quando non lo è. Il risultato? Tornano con gioia, perché hanno partecipato alla sua avventura. Ma Gesù li riporta all’essenziale: non è questione di “successi spirituali”, quanto di appartenere a Dio: «Rallegratevi piuttosto perché i vostri nomi sono scritti nei cieli».
La fede, quindi, non si limita a darti una solidità interiore: costruisce legami affidabili e genera città affidabili. Come ricorda la Lumen fidei: «La fede illumina anche i rapporti tra gli uomini, perché nasce dall’amore e segue la dinamica dell’amore di Dio. Il Dio affidabile dona agli uomini una città affidabile».
Qual è lo stile? Quello dei 72: pace sulle case, povertà di mezzi e ricchezza di cuore, uscita verso tutti, anche verso chi non accoglie. La missione non è imposizione, ma proposta umile e tenace; non è performance, ma fedeltà. È la forza dell’Agnello: vince donandosi.
Questa fede in movimento ha una storia concreta anche in casa salesiana. Don Bosco ha sognato le missioni fin da giovane e, quando ha potuto, ha dato il via a una corrente di bene che ha toccato i confini del mondo. Preparazione, educazione, ponti di fiducia: prima scuole e oratori, poi l’annuncio. La partenza del 1875 verso l’Argentina è stata una scintilla che è diventata incendio di bene. Lo disse lui stesso con profezia: «Chi sa che non sia questa partenza e questo poco come un granellino di miglio o di senapa… prestabilito a fare un bene tutto straordinario?».
Non erano eroi solitari, ma fratelli e sorelle in cammino: preti, coadiutori, e presto anche le Figlie di Maria Ausiliatrice, giovani e coraggiose, con una spiritualità missionaria profonda e concreta. Cuori grandi, mani operative, fiducia nella Provvidenza.
Se la fede ti ha rialzato, è perché tu possa rialzare altri. Se ti ha scaldato, è perché tu possa diventare fuoco per chi è al freddo. Non si tratta di fare cose eclatanti, ma di cominciare dove sei: una pace portata in casa, un tempo regalato a chi è solo, un “eccomi” nell’oratorio, un gruppo che diventa famiglia, un sogno che si traduce in servizio.
Ricordalo quando ti chiedi “che senso ha?”: la fede guarisce e invia. Ti rende parte di una storia più grande di te, dove l’essenziale non è contare i risultati, ma scrivere il tuo nome in Cielo vivendo l’amore di Gesù, qui e adesso.
Allora sì: «Non vi fermate! Andate, con gioia…» — e portate quella buona notizia che avete ricevuto: Dio vi ha visitati, vi ha amati, e vi manda a fare lo stesso.
1. Cercate anime, ma non danari né onori, né dignità.
2. Usate carità e somma cortesia con tutti, ma fuggite la conversazione e la familiarità colle persone di altro sesso o di sospetta condotta.
3. Non fate visite se non per motivi di carità e di necessità.
4. Non accettate mai inviti di pranzo se non per gravissime ragioni. In questi casi procurate di essere in due.
5. Prendete cura speciale degli ammalati, dei fanciulli, dei vecchi e dei poveri, e guadagnerete la benedizione di Dio e la benevolenza degli uomini.
6. Rendete ossequio a tutte le autorità civili, religiose, municipali e governative.
7. Incontrando persona autorevole per via, datevi premura di salutarla ossequiosamente.
8. Fate lo stesso verso le persone ecclesiastiche o aggregate ad Istituti religiosi.
9. Fuggite l’ozio e le questioni. Gran sobrietà nei cibi, nelle bevande e nel riposo.
10. Amate, temete, rispettate gli altri Ordini religiosi e parlatene sempre bene. È questo il mezzo di farvi stimare da tutti e promuovere il bene della congregazione.
11. Abbiatevi cura della sanità. Lavorate, ma solo quanto le proprie forze comportano.
12. Fate che il mondo conosca che siete poveri negli abiti, nel vitto, nelle abitazioni, e voi sarete ricchi in faccia a Dio e diverrete padroni del cuore degli uomini.
13. Tra di voi amatevi, consigliatevi, correggetevi, ma non portatevi mai né invidia, né rancore, anzi il bene di uno, sia il bene di tutti; le pene e le sofferenze di uno siano considerate come pene e sofferenze di tutti, e ciascuno studi di allontanarle o almeno mitigarle.
14. Osservate le vostre Regole, né mai dimenticate l’esercizio mensile della buona morte.
15. Ogni mattino raccomandate a Dio le occupazioni della giornata nominatamente le confessioni, le scuole, i catechismi, e le prediche.
16. Raccomandate costantemente la divozione a Maria Ausiliatrice ed a Gesù Sacramentato.
17. Ai giovanetti raccomandate la frequente confessione e comunione.
18. Per coltivare la vocazione ecclesiastica insinuate:
1° Amore alla castità,
2° Orrore al vizio opposto,
3° Separazione dai discoli,
4° Comunione frequente,
5° Carità con segni di amorevolezza e benevolenza speciale.
19. Nelle cose contenziose prima di giudicare si ascolti ambe le parti.
20. Nelle fatiche e nei patimenti non si dimentichi che abbiamo un gran premio preparato in cielo. Amen.
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