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Parte Sesta

«L'amico è la vostra necessità soddisfatta.


Parte Sesta

da L'autore

del 01 gennaio 2002  (function(d, s, id) { var js, fjs = d.getElementsByTagName(s)[0]; if (d.getElementById(id)) return; js=d.createElement(s);js.i= id; js.src = "//connect.facebook.net/it_IT/all.js#xfbml=1"; fjs.parentNode.insertBefore(js, fjs); }(document, 'script', 'facebook-jssdk'));  

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Storia di un'adultera contadina.

Si, io sono oppressa; sono la vittima della bestia feroce nascosta nel cuore dell'uomo, sono un fiore calpestato dai piedi. Ero seduta in riva ad una sorgente quando apparve lui su un cavallo bardato. Parlò con me con dolcezza e mi disse che ero affascinante, che mi amava e che non mi avrebbe mai abbandonata.

Disse che le praterie sono luoghi colmi di desolazione e le vallate sono le dimore dei volatili e degli sciacalli.

Poi mi prese tra le braccia, mi strinse con tenerezza al petto e mi baciò. Ed io fino a quell'ora non avevo mai assaporato il gusto dei baci, perché ero orfana e tenuta lontana da tutti gli uomini.

Poi mi fece salire sul destriero alle sue spalle e mi portò in una bella dimora appartata. Mi regalò abiti di seta e fragranti profumi, succulento cibo e squisite bevande. Fece tutto ciò sorridendo, ma dietro i gesti amorevoli e le dolci parole si celavano i desideri animaleschi e la cupidigia.

Dopo aver saziato i suoi desideri con il mio corpo e aver disonorato la mia anima, partì lasciando nel mio grembo una fiaccola viva e ardente che mi rodeva e cresceva in fretta e che poi è uscita alle tenebre di questa esistenza tra il fumo dei dolori e l'amarezza dei lamenti. E la mia vita fu così divisa in due parti: una debole e afflitta, l'altra piccola che urlava nella quiete della notte, e desiderava tornare nello sconfinato cielo.

In quella casa isolata ed ottenebrata il mio oppressore mi abbandonò insieme al mio neonato a sopportare i morsi della fame, il gelido freddo e i fantasmi della solitudine.

Nessuno ci prestava soccorso, tranne il pianto e i lamenti, né avevamo un amico tranne la paura e le preoccupazioni.

I suoi amici seppero dove dimoravo e si accorsero della mia debolezza, della mia costernazione e delle mie necessità.

Si fecero avanti, uno dopo l'altro, e ognuno desiderava comprare il mio onore con i soldi suonanti e in cambio offrirmi un tozzo di pane, calpestando il mio cuore.

Ah, quante volte le mie mani avrebbero voluto catturare il mio spirito per offrirlo liberato all'Eterno. Ma mi lasciai perdere poiché la vita non apparteneva solo a me. Anche mio figlio era mio fedele compagno e parte di essa. Mio figlio, che il cielo aveva gettato in questa misera vita. Così come mi aveva esiliato gettandomi negli abissi di questo burrone.

E adesso è arrivata la mia ora e il mio sposo (la morte) è arrivato dopo avermi abbandonata per condurmi nel suo morbido giaciglio dove aleggia la pace e l'amore.

Il discorso dell'uomo tradito.

E’ lei la donna che ho salvato dalla schiavitù della povertà, quella a cui ho donato i miei inestimabili tesori e che ho reso invidiata da tutte le donne per i suoi abiti sfarzosi e i suoi preziosi gioielli, nonché per i calessi lussuosi e i destrieri purosangue bardati.

La donna che il mio cuore amava e ai cui piedi ho versato i miei sentimenti, la fanciulla verso la quale la mia anima si volgeva coprendola di doni, la donna di cui ero amico sincero e amorevole e marito fedele, mi ha tradito.

Mi ha abbandonato ed è andata verso la dimora di un altro uomo per vivere all'ombra della povertà e dividere con lui un pane impastato con la vergogna e sorseggiare con lui acqua mescolata con il disonore e l'infamia. La donna che amava teneramente il mio cuore, il bell'uccello al quale ho dato i semi del mio cuore, ho fatto sorseggiare la luce dei miei occhi, e per il quale ho trasformato le mie costole in gabbia e il m cuore in nido, è fuggito dalle mie mani ed è v lato in un altro nido circondato da spine, in e si nutre di lische, vermi e cardi e beve veleno fiele.

Un sorriso e una lacrima.

Il Sole aveva ritirato i suoi deboli raggi dai giardini variopinti, e la Luna era salita nel grembo del cielo da dove versava i suoi bagliori, rischiarando ogni cosa.

Stavo seduto sotto un albero frondoso, a contemplare il manto della sera trapuntato di bagliori. Guardavo attraverso i rami le stelle sparse come monete su un tappeto azzurro e udivo in lontananza il mormorio dei ruscelli che scorrevano nella valle.

E dal momento in cui gli uccelli si erano messi al riparo sui rami frondosi e i fiori avevano chiuso i loro occhi, il silenzio regnava ovunque. Udii un calpestio di piedi sull'erba, voltai il capo e dinanzi ai miei occhi apparvero un giovane e una radiosa fanciulla che si dirigevano verso di me.

Si accomodarono sotto un albero maestoso ed io vedevo loro, non visto.

Poco dopo il giovane guardò intorno, poi lo sentii proferire a bassa voce: «Siedi accanto a me, mia diletta, ed ascoltami. Sorridi, perché il tuo sorriso è il simbolo del nostro gioioso futuro. Rallegrati, perché i giorni si rallegrano per noi. La tua anima mi ha parlato dei dubbi che albergano nel tuo cuore. Il dubbio in amore è un peccato. Tra non molto sarai padrona di queste immense proprietà terriere illuminate dalla Luna argentea e la dama di questo castello che è più grande di quelli dei re.

I miei purosangue ti faranno scorrazzare nei giardini e i miei bei calessi ti condurranno nelle sale da ballo e nei luoghi di divertimento. Sorridi, mia amata, come sorride l'oro nei miei forzieri. E guardami con attenzione, come mi scrutano i gioielli di mio padre. Mia diletta, ascoltami, poiché il mio cuore desidera svelarti i suoi arcani. Dinanzi a noi ci sarà un anno di luna di miele. Un anno durante il quale spenderemo l'oro sulla riva dei laghi in Svizzera, nei giardini d'Italia, nei castelli sulle rive del Nilo e sotto i rami frondosi dei cedri del Libano. Incontrerai le principesse e le dame che ti invidieranno per i tuoi abiti sfarzosi e i tuoi gioielli preziosi. Ti regalerò tutto ciò. Lo accetterai?

Ah, quanto è bello il tuo smagliante sorriso. I tuoi sorrisi parlano con i sorrisi del mio fatato destino».

Di lì a poco, li vidi incamminarsi lentamente, calpestando i fiori come i piedi del ricco schiacciano il cuore del povero.

Poco dopo scomparvero alla mia vista, mentre io riflettevo sull'influenza del denaro sull'amore Pensavo che i soldi sono la fonte della cattiveria dell'uomo, ma anche dell'amore che è la sorgente della felicità e dell'imperitura luce.

Mentre ero sperduto sul palcoscenico di questi pensieri, d'un tratto vidi due fantasmi che passarono al mio cospetto e si sedettero sull'erba.

Erano un giovane e una fanciulla, provenienti dai campi dove sorgono le casupole dei contadini.

Dopo un istante di silenzio assoluto, sentii pronunciare queste parole commoventi, accompagnate dai profondi sospiri dell'innamorato: «Smetti di piangere, mia amata. Asciuga le lacrime che scorrono sul tuo volto rosato, poiché l'amore che ha dischiuso i nostri occhi e ci ha resi suoi adoratori, ci ha donato anche la fortuna della pazienza e della sopportazione.

Smetti di versare calde lacrime e consolati, poiché abbiamo stretto un patto di devozione con l'amore e grazie ad esso noi sopporteremo il dolore della povertà, l'amarezza della miseria e i morsi della separazione.

Non c'è un'altra via dinanzi a me ed io combatterò contro i giorni finché vincerò un bottino che porgerò tra le tue mani, come pegno del mio amore. E con esso potremo camminare nelle contrade della vita senza dolore.

Poiché l'amore, mia diletta, che è l'Eccelso, accetterà i nostri sospiri e le nostre lacrime come incenso profumato e ci ricompenserà nella giusta misura. Ti saluto, amore mio, e mi avvio prima che la Luna tramonti».

Poi ho sentito la fievole voce interrotta da continui sospiri ardenti di una vergine amabile e armoniosa, che esprimeva il calore dell'amore, l'amarezza della separazione e la dolcezza della sopportazione: «Arrivederci, amore mio».

Poi i due si separarono, mentre io ero ancora seduto sotto i rami di quell'albero. E le mani della compassione mi attiravano e la mia mente era assorta negli arcani di questo strano Universo.

Osservai allora la natura addormentata e dopo averla contemplata a lungo, scoprii in essa una cosa misteriosa senza limite né fine, una cosa che non si acquista con il denaro, una cosa che non può essere cancellata dalle lacrime dell'autunno, né può essere fatta morire dalla mestizia dell'inverno, una cosa che non si trova nei laghi di Svizzera e nei parchi d'Italia, una cosa che dura sempre e non si congela, vive in primavera e dà buoni frutti in estate. Trovai l'Amore.

Il discorso dell'amore.

In una casa appartata, un giovane che si trovava nell'aurora della vita, stava seduto alla sua scrivania. Attraverso la finestra ammirava il cielo tempestato di stelle abbaglianti, poi osservava il ritratto di una fanciulla che aveva tra le mani.

I colori e i tratti in esso riprodotti illuminavano il suo cuore svelandogli i segreti di questo mondo e gli arcani dell'eternità. Il ritratto della ragazza sembrava richiamarlo ed egli riuscì ad udire con gli occhi e ad interpretare il linguaggio degli spiriti che volavano in quella stanza.

II giovane venne trascinato in un turbinio di sentimenti e il suo cuore si inebriò d'amore.

Così trascorsero le ore come fossero un solo attimo di un piacevole sogno oppure un anno dell'Eternità. Poi il giovane depose il ritratto, prese una penna e riportò su un foglio i palpiti del suo cuore innamorato:

«O amata del mio cuore, le grandi e sublimi verità soprannaturali non si diffondono da un essere umano ad un altro tramite le parole conosciute. Esse scelgono il silenzio per comunicare il loro significato alle anime.

E io sento che il silenzio di questa notte è il messaggero delle nostre due anime e porta lettere più dolci di quelle che la brezza scrive sul volto dell'acqua. E recita le frasi amorose che i nostri cuori si scambiano.

Ma come vuole l'Eccelso che le nostre anime siano prigioniere dei corpi, così l'amore mi ha reso prigioniero delle parole.

Dicono, mia amata, che l'amore si tramuti in un fuoco che divora.

E io ho constatato che l'ora della separazione non è riuscita a separare le nostre anime. Come seppi già all'inizio del nostro primo incontro, la mia anima era tua compagna da molti secoli e il mio primo sguardo verso di te non era in realtà il primo. Mia amata, quell'ora che ha unito i nostri due cuori esiliati nel mondo celeste, ha avvalorato la mia convinzione che l'anima è immortale. È proprio in questi momenti che la natura toglie la maschera e rivela la sua giustizia infinita della quale dubitiamo ingiustamente.

Ti ricordi, mia diletta, quel giardino dove ci fermammo e dove i nostri sguardi si intrecciarono? I tuoi sguardi mi fecero capire che il tuo amore non era nato dalla compassione verso di me, ma dalla giustizia. Quegli sguardi mi resero consapevole e mi spinsero a comunicare al mondo intero che i doni lasciati dalla giustizia sono più grandi di quelli dati dalla generosità. L'amore che è provocato dalla casualità, è simile all'acqua degli stagni.

Mia amata, desidero che la mia vita diventi grande e bella, tanto da essere ricordata dalle generazioni future.

Questa vita che ho dinanzi, è iniziata quando ti ho incontrata e sono convinto che durerà in eterno. Ho fede nella tua capacità di far venire alla luce le qualità che Iddio mi ha dato in dono e che si tramuteranno in grandi fatti e detti; sarà come il Sole che fa spuntare bei fiori profumati. Così rimarrà il mio amore per tutti i secoli, al di sopra dell'egoismo e delle speculazioni».

E il giovane si alzò e riprese a camminare lentamente per la stanza. Poi guardò di nuovo la finestra e vide che la Luna era spuntata all'orizzonte e aveva colmato il Firmamento con il chiarore della sua luce. Tornò allora alla scrivania e scrisse:«Perdonami mia amata, poiché ti ho implorato con la coscienza e mi sono rivolto a te in seconda persona, infatti tu sei la mia seconda e bella metà, che avevo perso quando siamo usciti dalla mano dell'Eccelso nello stesso momento. Perdonami.

L'amicizia.

E un giovane suggerì: «Parlaci dell'Amicizia». Ed egli rispose: «L'amico è la vostra necessità soddisfatta.

È il vostro campo che seminate con amore e che mietete con riconoscenza.

Egli è la vostra mensa e il vostro focolare domestico.

Poiché andate da lui quando siete affamati, e lo cercate per ottenere la pace.

Se l'amico vi dischiude gli arcani della sua mente,

Non temete di svelare ciò che alberga nei vostri pensieri,

Non abbiate paura di proferire "no" nella vostra mente e non trattenete il vostro "sì".

Poiché la montagna appare ad uno scalatore più chiara e grande dalla pianura.

E se lui tace, il vostro cuore non smetta di ascoltare i palpiti del suo cuore,

Poiché nell'amicizia, le parole, i desideri, e le brame nascono e sono condivisi con una gioia silenziosa.

Se vi separate dall'amico, non vi rattristate.

Perché le cose che amate di più in lui, saranno più chiare durante la sua assenza.

E non vi sia nell'amicizia un altro obbiettivo che l'approfondimento dello spirito.

Perché l'amore che cerca qualcosa che non sia lo svelarsi dei propri arcani, non è amore, bensì una rete lanciata a caso nel mare della vita e che pesca solo cose futili.

La parte migliore di voi sia il vostro amico.

Se egli dovrà conoscere la bassa marea della vostra vita, fate che ne conosca anche l'alta marea.

Cos'è il vostro amico, se vagate in cerca di lui per ammazzare il tempo?

Cercate l'amico quando avete tempo. Perché egli può colmare ogni bisogno, ma non il vostro vuoto e la vostra ruvidezza.

Innalzate l'angelo della gioia e dei piaceri sopra la dolcezza dell'amicizia.

Poiché è nella rugiada delle piccole cose che il cuore scopre il suo mattino, si conforta e riprende la sua forza.

Amico mio, se avessi saputo che la povertà che ti consuma e ti condanna alla miseria, ti permette anche di conoscere la giustizia e di giungere al nocciolo della vita e dei sentimenti, mi sarei accontentato di ciò che Iddio ha stabilito.

Khalil Gibran

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