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Introduzione

Quando l'amore vi chiama, seguitelo ,


Introduzione

da L'autore

del 01 gennaio 2002 

Tutto ciò che esiste sotto il Firmamento palpita come un cuore innamorato: persino le rocce, le piante, i petali amano e si librano nello sconfinato spazio sotto la cupola celeste trafitta dai raggi del Sole. Nell'amore non c'è differenza tra il nobile e il paggio, tra il re e il ciambellano poiché tutti possiamo provare gli stessi profondi sentimenti e siamo venuti alla luce proprio grazie all'amore.

E quando l'amore bussa, bisogna subito aprirgli la porta del proprio cuore per permettergli di trasportarci nell'Eden dei sentimenti.

Ci troviamo allora in un mondo immaginifico e surreale dove il cielo, la terra, il mare e il bosco si tramuteranno in nidi per gli innamorati che si sveglieranno abbracciati quando la notte penetrerà nelgiorno e si addormenteranno avvinghiati quando il giorno si tramuterà in notte.

L'amore racchiude la melodia del creato, le note dell'Eterno e la sinfonia di tutto ciò che è passato, presente e futuro.

È la nostra provvista quotidiana e la nostra ancora di salvezza nei momenti ottenebrati dalle avversità del tempo. In esso ci rifugiamo. Cerchiamo protezione sotto le sue ali ed esso ci accoglie come una madre soave e ci consola per permetterci di librarci nuovamente sotto un cielo tempestato di stelle scintillanti.

Ai primordi dell'alba, in un'atmosfera incandescente e inconsueta, spunta come la Fenice il Profeta per esprimere il proprio credo nell'amore:

Quando l'amore vi chiama, seguitelo,

Anche se le sue strade sono ardue e ripide.

E quando le sue ali vi avvolgono, abbandonatevi a lui,

Anche se la spada celata tra le sue penne vi potrà ferire.

E quando vi parla, credetegli,

Anche se la sua voce può infrangere i vostri sogni e disperderli,

Come il vento del nord che devasta il vostro giardino. Poiché come l'amore v'incorona, così vi crocifigge, E come vi matura, così vi poterà.

Quando scorgiamo le orme dell'amore, dobbiamo intraprendere il cammino verso l'atteso sogno senza temere né il cocente Sole né il gelido inverno. E all'arrivo dobbiamo stringere al petto l'amata senza alcun ripensamento, fondendoci in essa in un solo corpo, un solo spirito e un solo cuore, finché vedremo apparire in cielo l'arcobaleno dell'amore.

Come la purpurea rosa ha bisogno della rugiada, della brezza mattutina e dei baci del Sole per emanare il suo fragrante profumo, così l'amore ha bisogno di emozioni, sospiri, palpiti per far sbocciare i suoi petali al cospetto del Sole e della Luna.

Sin da piccolo Gibran venerò la natura come dea ispiratrice dei suoi sogni e delle sue brame, considerandola un nido sicuro al riparo dalle angherie del padre alcolizzato, dai morsi della fame e dall'ingiustizia che incombeva sul martoriato Libano governato dagli Ottomani e dai feudatari del tempo.

Da abile pittore descrisse magistralmente il tramonto e l'avvento della Luna che spazza via dalla cupola celeste i fantasmi delle tenebre:

Il Sole aveva ritirato i suoi deboli raggi dai giardini variopinti, e la Luna era salita nel grembo del cielo da dove versava i suoi bagliori, rischiarando ogni cosa. Stavo seduto sotto un albero frondoso, a contemplare il manto della sera tempestato di bagliori. Guardavo attraverso i rami le stelle sparse come monete su un tappeto azzurro e udivo in lontananza il mormorio dei ruscelli che scorrevano nella valle.

L'amore di Gibran si rivolge oltre che alla donna e alla natura, a tutti coloro che sono figli di un unico spirito santo universale, impastati con la medesima argilla dell'amore:

Tu sei mio fratello e io ti amo.

Ti amo quando ti genufletti nella tua moschea,

Quando ti inginocchi nella tua sinagoga

E quando preghi nella tua chiesa.

Tu ed io siamo figli di una sola fede che è lo spirito.

E coloro che capeggiano questa fede sono le dita di una mano divina

Che indica la perfezione dell'anima.

Ti amo perché sono la tua verità che spunta dalla mente totale.

Dall'amore terrestre, Gibran ci trasporta sulle ali dell'amore celeste verso l'Eccelso, mostrandoci Gesù come una colonna di luce che rischiara le tenebre dell'umanità e irradia il cielo e la terra con i suoi smaglianti colori. E la colomba di pace può così volare in alto portando nel cielo infinito i palpiti dei cuori sensibili ed innamorati.

Gli uomini devono lottare per la pace e ripudiare la violenza, l'oppressione e la guerra. Infatti dove c'è pace, nasce l'amore che a sua volta genera la pace.

Hafez Haidar.

Ti saluto, o spirito, che governa il percorso della vita.

Ho sepolto mio amore per Dio.

Nota: Gibran scrisse queste righe in seguito alla tragica morte di sua sorella Sultana (1901) quando capì che lo stesso crudele destino stava per abbattersi sulla madre e sul fratello. La sua commozione, il suo dolore e il suo senso di impotenza fanno vacillare la sua fiducia in Dio. Fine nota.

Lo sepolto il mio amore per Dio. La tubercolosi, la tubercolosi è una legione nascosta che avanza, è l'esercito di Dio celato e potente. Dove sei mio Dio? Dove sei? Ti ho sepolto e ho sepolto me stesso con te. E ieri credevo di averti trovato. E ti ho fatto alzare dalla morte e mi sono alzato con te. Tu mi deridi oppure io derido me stesso? Ieri hai preso la mia amata sorella Sultana e oggi invii i tuoi eserciti nascosti ed invasori per togliermi mia madre e mio fratello, le persone più care per me nell'Universo. Perché non prendi anche me insieme a loro? E perché mi lasci con le mani e i piedi incatenati, con gli occhi bendati, con le ali spezzate, con il cuore e la tasca vuoti?

Il medico ordina di portare mio fratello e mia madre all'ospedale. Dove posso trovare i soldi? Se le persone curano le mie ferite con le loro medicine finché io curo le loro tasche con i soldi, con che cosa potrei curarti per essere curato da te? Mio Dio e mio Onnipotente, mio Eccelso, non abbandonarmi e non mi ripudiare per la mia ignoranza. Forse i tuoi eserciti nascosti e marcianti siano accampati adesso sul mio petto e nel petto di mia sorella Miriana, come nel petto di mia madre e di mio fratello Boutros.

Khalil Gibran

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