Il premio Nobel all'Europa per 60 anni di pace?

Eppure l'Europa ha partecipato alle guerre in Libia, Kosovo, Iraq, Libano, Afghanistan, Falkland, e poi ci sono state le rivoluzioni soffocate nel sangue in Polonia, Ungheria e Cecoslovacchia. Forse avrebbero fatto una figura meno squallida se si fossero assegnati il Nobel dell'Economia, per riconoscere l'abilità con la quale hanno saputo tirare fuori centinaia di miliardi di euro da povera gente...

Il premio Nobel all'Europa per 60 anni di pace?

Per quanto possa sembrare incredibile adesso è ufficiale: il prossimo 10 dicembre, alle ore 13.00 ad Oslo, non a Stoccolma, verrà consegnato il Nobel per la Pace del 2012 all'Europa. Infatti, il comitato svedo-norvegese ha deciso di premiare con questo ambito riconoscimento l'Unione Europea per l'impegno profuso nella salvaguardia della democrazia e dei diritti umani. 

"L'Ue e i suoi predecessori hanno contribuito per più di 60 anni alla pace e alla riconciliazione, alla democrazia e ai diritti umani", ha detto il presidente del comitato Thorbjoern Jagland, secondo il quale: "il ruolo di stabilità giocato dall'Unione ha aiutato a trasformare la gran parte d'Europa da un continente di guerra a un continente di pace".

Il programma di contorno alla cerimonia di consegna del premio prevede una conferenza stampa del premiato al Det Norske Nobelinstituttet il giorno prima, cioè il 9 dicembre, mentre la cerimonia vera e propria si svolgerà al municipio di Oslo alle 13 del 10 dicembre, ed è il clou del programma, ovvio. Nel pomeriggio del 10 dicembre verrà fatta una fiaccolata in onore del vincitore di fronte al Grand Hotel, dal cui balcone solitamente è chiamato a salutare i partecipanti alla fiaccolata. Il giorno dopo la cerimonia, l'11 dicembre, si terrà un concerto d'onore all'Oslo Spektrum con la gradita partecipazione grandi artisti internazionali e norvegesi. I fiori per l'arredo floreale delle sale in cui si articola la manifestazione sono fatti arrivare da San Remo, città nella quale nel 1986 si spense l'inventore del premio e della dinamite, Alfred Nobel, il quale volle coinvolgere nello stesso Svezia e Norvegia che all'inizio del 1900 erano federate. Sin qui la cronaca. 

Che dire? All'inizio il Nobel rappresentava un ambito riconoscimento, poi ci sembra un po' scaduto se nel 1997 sono riusciti a conferire quello della letteratura ad un furibondo ed inutile iconoclasta come Dario Fo, e quelli della pace prima ad oltranzista sanguinario come Arafat ed adesso ad una armata Brancaleone di avidi banchieri che chiamano Europa il loro club esclusivo.

Ora noi pensavamo che il vincitore del Nobel della Pace dovesse essere buono. [...]

È evidente che ci sbagliavamo, se hanno assegnato il premio all'Europa, che non più di qualche mese fa è stata responsabile dell'uccisione di un dittatore, e diciamo che passi anche se non si dovrebbe mai ammazzare nessuno, ma soprattutto di almeno 50.000 inermi cittadini libici. E prima ancora c'era stato il Kosovo con  caccia e bombardieri che partivano da Aviano (Italia), l'Iraq, il Libano, l'Afghanistan. E non è che nei confini continentali le cose vadano meglio. L'Inghilterra si tiene le Malvinas argentine che si ostina a chiamare Falkland, si tiene la rocca di Gibilterra che è dura da dimostrare che non è della Spagna, si tiene l'Ulster che appartiene per ragioni storiche, linguistiche, etniche e religiose alla verde Irlanda che per cercare di riprenderselo s'è dovuta affidare all'irredentista guerriglia dell'Irish Republican Army (IRA) con tanti lutti e nessun risultato, dove la Jugoslavia messa insieme con la colla dai comunisti è deflagrata in 5 nazioni passando per una fase di "pulizia etnica" ed una delle più sanguinose guerre civili della storia.

Una Europa della quale si dice che non conosca guerre da 70 anni solo perché la Germania non ha ri-aggredito militarmente la Francia, però  ha provveduto abbondantemente ad assoggettare politicamente ed economicamente, mentre continuerà a mancare per sempre la controprova che anche senza la Ue probabilmente non sarebbero esplosi conflitti aperti nel Vecchio Continente. Però c'è stata la cortina di ferro con i "VoPos" che sparavano ai giovani che cercavano di fuggire in Occidente, il muro di Berlino, ci sono state le persecuzioni politiche e religiose, rivoluzioni soffocate nel sangue in Polonia e soprattutto in Ungheria, poi l'invasione della Cecoslovacchia, poi la divisione traumatica di questo Paese in due parti, la Repubblica Ceca (ricca) e la Repubblica di Slovenia (povera). Insomma non ci sembra che l'Europa in questi 60 anni cui si riferiscono quelli di Oslo e Stoccolma possa essere additata come un esempio di civile convivenza e di area dove tutti collaborano con spirito di civile e solidale convivenza, dove si sono tenute solo sagre paesane e feste dell'Unità, dove gli unici scoppi erano quelli dei petardi dei giochi pirotecnici. Perché la domanda che sorge spontanea, agghiacciante e che fa rabbrividire è: ma se l'Europa è un luminoso modello di pacifismo, il resto del mondo che cos'è?

È evidente che questo premio non va all'Europa, in effetti, ma se lo sono auto-assegnato i politici europei, quelli che hanno fatto una unione di paesi in ciascuno dei quali se per sbaglio fai un referendum ti accorgi che tutti vorrebbero stare da soli e nessuno insieme agli altri, perlomeno alle attuali condizioni.  Ma i banchieri del club massonico-bilderberghiano d'Europa non vogliono essere divisi, loro vogliono stare tutti insieme, che così controllano meglio tutto e possono far passare tutto con la scusa: "avete ragione, ma ce lo chiede l'Europa". E quando abbiamo messo in discussione l'Europa ci hanno ricattato con l'imbroglio dello spread.

Forse avrebbero fatto una figura meno squallida se si fossero assegnati il Nobel dell'Economia, per riconoscere l'abilità con la quale hanno saputo tirare fuori centinaia di miliardi di euro da povera gente indifesa che non arriva alla fine del mese in Spagna, Irlanda, Portogallo, Italia e Grecia per regalarli alle banche e farle ricapitalizzare gratis. Questo sì che sarebbe stato un premio meritato, perché non è da tutti riuscire a tirare fuori altro sangue da una rapa già completamente dissanguata.

Caelsius Mars

 

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