Nell' ultima tappa del suo viaggio latinoamericano, il Papa suggerisce...
«Io adesso devo andare via», dice Papa Francesco. «Nooo!!!!» risponde l’immensa moltitudine di 200mila giovani assiepata su lungofiume Costanera di Asunciòn, dove ormai è calata velocemente la sera e sta terminando anche l’ultimo atto dell’intenso viaggio di Papa Francesco in Ecuador, Bolivia e Paraguay. Un atto festoso, colorato, fragoroso. «Chiedo anche a voi: fate casino, ma poi aiutate e mettere a posto» scherza il Papa. I ragazzi e le ragazze lo hanno atteso per ore tra musica, cori e balli. Lui è arrivato mentre cominciavano a accendersi i riflettori. E dopo aver assistito alle coreografie di rito e ascoltato le testimonianze di due ragazzi e la lettura del Vangelo delle Beatitudini, trova ancora la forza di far saltare il programma e “improvvisare”. Lascia da parte il testo preparato («i discorsi sono noiosi», dice) e sceglie di reagire senza rete a ciò che gli hanno detto ragazzi intervenuti. Al posto della “lezione” pre-confezionata, inizia l’ennesimo botta e risposta con la moltitudine. Con il Papa che chiede spesso all’oceano di giovani uomini e donne di ripetere con lui le parole-chiave che gli vengono dal cuore.
Primo, la libertà. «Chiediamo tutti insieme» dice Bergoglio «il dono della libertà. La libertà è un dono che Dio ci dà, ma bisogna saperla ricevere, occorre tenere il cuore libero. Perché tutti sappiamo che nel mondo ci sono tanti lacci che ci legano il cuore e non lo lasciano libero». Così, prendendo spunto da ciò che uno dei ragazzi gli ha sussurrato qualche istante prima, Bergoglio improvvisa una preghiera, e la fa recitare a tutti. «Ripetete con me: Signore Gesù, dammi un cuore libero che non sia schiavo di tutti gli inganni del mondo, che non sia schiavo delle comodità e della “bella vita”, che non sia schiavo dei vizi, che non sia schiavo di una falsa libertà, quella che crede di poter fare quello che mi va in ogni momento».
Poi riprende la storia di Liz, la ragazza che ha appena raccontato davanti a tutti la sua vicenda: 25 anni, vive con una nonna allettata e una mamma malata di Alzheimer, che è ridiventata come una bambina, e ormai, nella sua mente alterata dal male, crede che sua figlia sia sua madre. «All’inizio ero impreparata», ha ammesso Liz, aggiungendo che però, davanti alla sua vita che faceva testacoda, non si è trovata sola. Grazie all’aiuto di una zia e degli amici, ha potuto abbracciare la condizione che gli è capitato di vivere con una forza che evidentemente non le viene da se stessa: «Mia madre ora è per me come un miracolo. Oggi gioco con lei come fosse davvero una bambina, le cambio i pannolini, sono tutte cose che oggi offro a Dio, e sto appena restituendo tutto quello che mia madre ha fatto per me». «Liz» riprende il Papa «ci insegna che non bisogna essere come Ponzio Pilato, lavarsi le mani. Liz avrebbe potuto mettere sua madre in un ospizio, sua nonna in un altro, e vivere la sua vita di giovane». Invece, grazie alla solidarietà ricevuta da altri, ha trovato «consolazione per il suo cuore stanco». Nella sua vita consumata nel servizio – nota Papa Francesco - si tocca con mano il compiersi del quarto Comandamento, che chiede di onorare il padre e la madre. E si vede anche che la solidarietà tra fratelli - la seconda parola che la moltitudine ripete, su invito del Papa - può sprigionare «un grado altissimo» di gratuità e di amore senza misura.
Poi il Papa riprende la storia di Manuel, l’altro ragazzo intervenuto per raccontare la sua infanzia difficile, segnata da violenze e sfruttamento, che lo aveva portato sull’orlo della tossicodipendenza, prima dell’incontro decisivo e salutare con degli amici cristiani. «Solo il Signore può salvare i bambini che si trovano in queste situazioni. Incontrare Gesù, riprende il Papa, riallacciandosi alla testimonianza di Manuel «è speranza e fortezza, e di questo abbiamo bisogno oggi. Non vogliamo giovani debolucci, i giovani «ne sì né no”, i giovani che vivono stanchi, con la faccia da annoiati». Così, «fortezza» diventa un’altra parola-chiave che il vescovo di Roma propone alla moltitudine. Ripetendo anche che le Beatitudini – al centro del brano del Vangelo appena letto – rappresentano «il disegno di Dio su di noi». Un disegno «controcorrente» rispetto agli schemi dominanti nel mondo.
L’incontro si conclude con un’altra invocazione al Signore, che Papa Francesco invita tutti a ripetere con lui: «Ti chiedo per quei ragazzi che non sanno che tu sei la loro fortezza, e hanno paura vivere, di essere felici, sognare: Gesù, insegnaci a sognare cose grandi e belle, cose che ingrandiscono il cuore, anche se sono quotidiane. Signore Gesù, dacci fortezza, dacci un cuore libero, dacci speranza. Dacci amore. E insegnaci a servire. E vi chiedo per favore di pregare per me e di pregare per tanti ragazzi e ragazze e che non hanno la grazia che avete avuto voi di aver conosciuto Gesù, che vi da speranza, vi da un cuore libero e vi rende forti».
Gianni Valente
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