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Il dialogo con Dio

Jean Lafrance (1931-1991), parroco, e insigne predicatore, con la sua esperienza di preghiera, ha permesso di penetrare sempre più profondamente il mistero di Dio; i suoi scritti sono quasi una preghiera all'Altissimo e manifestano la possibilità dell'uomo, di ogni uomo di esercitare un dialogo con Dio, e di crescere in umanità e risposta di fede, esercitando tutte le capacità razionali spirituali, sociali che il Creatore ha donato ad ognuno.Riportiamo un meditazione che descrive l'uomo in preghiera, e che tocca i vertici della contemplazione rivelando all'uomo stesso la paternità di Dio e la sua vera identità di figlio.


Il dialogo con Dio

da L'autore

del 01 gennaio 2002

1. Se tu vuoi sapere qual è il valore della tua vita, vedi quale peso ha in essa l'adorazione 

Nella preghiera tu sei soprattutto attirato dal moto d'amore di Dio che viene a salvarti in Gesù Cristo. In questo modo tu rischi di metterti al centro e di rinchiuderti in una specie di utilita­rismo spirituale. Spezza questo cerchio per osare, in un gesto gratuito di adorazione, il movimento ascendente contrario. Tu sei fatto per adorare Dio e la tua vita troverà il suo vero centro di gravità quando ti prosternerai nella polvere davanti al Dio tre volte santo della visione d'Isaia (c. 6).

I cristiani parlano ancora molto di Dio: fanno anche molte cose per lui, ma vannno perdendo il senso dell'adorazione; e per questo rischiano l'ateismo. Un Dio che non si adora non è il vero Dio. Tu devi riconoscere che Dio solo è Dio e che l'adorazione è il tuo primo dovere. Questo atto non è che un anticipo, un pregu­stare quello che farai eternamente nel cuore della santissima Tri­nità.

Adorare non è per te solo un dovere che deriva dalla tua condizione di creatura: esso è la forma più elevata della tua vita di uomo. Adorando Dio, tu proclami la sua santità, ma al tempo stesso affermi la tua grandezza di uomo libero davanti a lui: «Il valore di una vita, dice padre Monchanin, è dato dal posto che vi ha l'adorazione». Quando vuoi Dio per Dio, adorandolo, allora trovi la tua libertà di uomo.

È vero che la Chiesa deve continuamente ricordare che Cristo è venuto a salvare l'uomo e che i cristiani devono mettersi al servizio dei fratelli, ma essa tradirebbe la sua missione se riduces­se il cristianesimo ad una pura diaconia fraterna: la fede si degra­derebbe in un umanesimo monco. Oggi gli uomini soffocano in una società di consumi; essi hanno lo stretto diritto di vedere la Chiesa quale deve essere nella sua vera missione: rivolta verso gli uomini da salvare, ma prima di tutto verso Dio da adorare e da amare.

Chiedi lungamente e con fervore allo Spirito Santo il senso dell'adorazione, e poi prosternati davanti a Dio nell'atteggia­mento di colui che è colpito insieme dall'esperienza della santità di Dio e dal senso del proprio peccato: «Adorare Dio, dice il padre Geffré, è abbassare gli occhi davanti alla sua gloria». «Quando Mosè sentì la voce di Dio nel roveto ardente, si velò il viso, perché aveva paura di guardare verso Dio» (Es 3,6). Solo Cristo rende una lode perfetta di adorazione al Padre: chiedigli di riprodurre in te quel movimento che lo faceva tendere ad Pairem.

Per adorare, tu devi intravedere la gloria di Dio, ossia la sua grandezza inaccessibile e la sua santità incomparabile. Ma Dio non si rivela mai come totalmente Altro senza rivelarsi insieme come vicinissimo, poiché è Amore. Il Dio santo è anche inscindi­bilmente il Dio Amore che ti fa partecipare alla sua vita trinitaria. Dio è adorabile perché è Amore.

Il tuo stesso corpo è chiamato a esprimere l'adorazione del tuo cuore. In certi momenti tu non potrai fare altro che proster­narti con la faccia a terra (Ez 1,28), poiché la santità di Dio è un mistero che sfugge sempre alla presa dell'uomo. Tu ti nasconde­rai il volto tra le mani, ma sentirai Dio chiamarti per nome. Prenderai così coscienza del tuo peccato di fronte alla santità di Dio. Ma il Dio santo non annienta il peccatore, lo purifica. L'an­gelo tocca la bocca d'Isaia con della brace presa dall'altare, per purificarla.

In fondo, è contemplando Gesù Cristo che scoprirai la santità e la vicinanza di Dio. In lui tu hai l'intimità del Dio totalmente Altro con l'uomo. Egli è l'unico adoratore del Padre: aÈ giunto il momento, ed è questo, in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità; perché il Padre cerca tali adoratori» (Gv 4,23). Nell'orazione sei ghermito dallo Spir,ito che ti configura a Cristo. A sua volta, il Figlio ti conduce nelle profondità del Padre e ti fa partecipare alla sua stretta d'amore. È dalle labbra e dal cuore del Cristo che sale la perfetta adorazione del Padre. Immergiti sem­pre di più nel Cristo.

2. Desidera Dio con tutte le forze del tuo cuore, ma non mettere mai la mano su di lui per impadronirtene. Allo­ra soltanto egli verrà a te

Non t'illudere di poter conquistare Dio con la forza delle tue braccia o di sedurlo con la bellezza delle tue parole. Tu non puoi nemmeno fare un passo verso di lui, senza che egli non ti sia prima venuto incontro. E lui che viene a conquistarti e a sedurti: purtroppo le orecchie del tuo cuore sono spesso chiuse alle sue chiamate. Dio gira intorno a te e aspetta che tu apra una breccia nel tuo cuore per irrompervi con tutto il dinamismo del suo amore.

Questa breccia sarà il tuo desiderio orientato verso di lui. E la sola forza capace di forzarlo a scendere verso di te. Ma occorre che il tuo cuore sia totalmente abitato da un desiderio ardente di Dio, il quale non sopporta alcuna divisione. Chiedi spesso allo Spirito Santo di scavare nel tuo cuore, perché possa sgorgare nel più profondo di te questo desiderio di Dio.

Solo il desiderio obbliga Dio a discendere. Tu non puoi salire verso di lui, poiché la direzione verticale ti è radicalmente inter­detta: «Non esiste una scala con la quale l'intelligenza possa arrivare a raggiungere Dio» (san Giovanni della Croce). Se tu guardi a lungo e intensamente verso il cielo, Dio scenderà e ti solleverà. È sempre lui che ti cerca: «Stanco, ti sei seduto nel cercarmi». Non puoi cercare Dio, non puoi fare nemmeno un passo verso di lui, se non sei sollecitato interiormente, o espressa­mente chiamato.

Se lo supplichi di venire, egli verrà a te. Anzi, se glielo chiedi spesso, a lungo e ardentemente, egli non può fare a meno di scendere verso di te. Tu devi comprendere che la preghiera asso­miglia all'amicizia tra due esseri umani. Medita spesso queste parole di Simone Weil in Attente de Dieu a proposito dell'amici­zia, e applicale alla tua relazione con Dio.

«L'amicizia è il miracolo col quale un essere umano accetta di guardare da lontano e senza avvicinarsi l'essere che gli è necessario come un nutrimento. E la forza d'animo che Eva non ha avuto, e tuttavia non aveva bisogno del frutto. Se essa avesse avuto fame nel momento in cui guardava il frutto, e se malgrado ciò fosse rimasta indefinitamente a guardarlo, sen­za fare un passo verso di esso, avrebbe compiuto un miracolo analogo a quello della perfetta amicizia».

Propriamente parlando, tu non puoi fare alcuno sforzo per raggiungere Dio, o piuttosto lo sforzo che ti è chiesto è quello di guardare, ascoltare e desiderare. Devi essere attento al dono che Dio ti fa di se stesso e consentirvi, come Maria all'annunciazione, dicendo Fiat. L'orazione è un atto di attenzione e di consenso a Dio, che non cessa di aggirarsi intorno al tuo cuore.

La preghiera, come l'amicizia, è una gioia gratuita. Non devi cercarla per se stessa. Devi essere in attesa, povero e spoglio, per essere degno di riceverla. Pregare è nell'ordine della grazia. Se passi tutta la tua orazione a desiderare Dio, senza volerlo afferra­re né trarne profitto, puoi essere sicuro di avere ricevuto una grande grazia, poiché non avresti il desiderio di Dio se egli non fosse presente e non agisse nel più intimo di te per suscitare questo desiderio. Se Dio non fosse in te, non potresti sentirne l'assenza.

E se il tuo cuore è arido, se sei come un ciocco o un animale davanti a Dio, senza alcun desiderio di lui, grida il tuo dolore con veemenza, bussa alla porta di Dio finché non ti aprirà. Sta certo che il Padre non ti darà una pietra se gli chiedi del pane. Egli vuole concederti quello che gli domandi, ma aspetta che tu perse­veri sino alla fine delle tue forze.

3. Fare l'esperienza di Dio significa immergersi in questo mistero silenzioso che tu chiami Dio senza riceverne apparentemente altra risposta che la forza di continua­re a pregare, a credere, a sperare e ad amare

Quanti uomini si volgono oggi verso le religioni orientali per chiedere: «Quale esperienza ci offrite?». Gli stessi cristiani parla­no molto dell'esperienza di Dio, ma purtroppo la concepiscono spesso come un pio sentimento o un'emozione religiosa di ordine superiore, mentre l'esperienza spirituale è molto di più e cosa ben diversa da questo. Dio non si offre agli uomini come uno spetta­colo per i loro occhi o una esaltazione per il loro sentimento.

Eppure, vi è un'autentica esperienza della grazia, ossia una invasione del nostro essere umano da parte dello Spirito del Dio trinitario, che si è realizzata in Gesù al momento della sua incar­nazione e del suo sacrificio sulla croce. Sì, ti è possibile fare questa esperienza della grazia nella tua vita di uomo, ma essa è oscura, misteriosa e non coincide mai con quello che tu ti aspet­tavi. È sempre un'esperienza di dono e di gratuità, nella quale ti offri in uno spogliamento di te stesso per lasciare che il Dio infinito agisca in te.

Per avvicinarti un poco a questa esperienza della vita divina in te, guarda come il Cristo ha preso realmente coscienza di sé come Figlio di Dio, come ha conosciuto il Padre, cioè quale esperienza ha fatto di lui. Certo, Gesù è vissuto in un'intimità profonda con il Padre nelle sue ore di preghiera notturna, ha ascoltato questa parola: «Questi è il mio Figlio diletto», ma ha conosciuto veramente il Padre nell'agonia e sulla croce. Egli attendeva dal Padre un aiuto diretto, una di quelle consolazioni visibili che avrebbero dovuto allontanare da lui il calice. Ma il Padre non gliel'ha concessa, perché egli rifiuta sempre questa consolazione ai suoi amici migliori. Il Cristo ha veramente fatto l'esperienza della grazia nel momento in cui, abbandonato dagli uomini e immerso in una solitudine spaventosa, ha ugualmente bevuto liberamente il calice per amore. Cristo mette direttamen­te in rapporto questa conoscenza sperimentale del Padre e il fatto di dare la sua vita: «Conosco il Padre e offro la mia vita per le mie pecore» (Gv 10,15).

Se vuoi fare l'esperienza di Dio, non puoi fare a meno dell'e­sperienza di Gesù. Nel momento in cui il silenzio di Dio pesa terribilmente su di te, nel momento in cui tu avresti bisogno di un aiuto diretto da parte sua, se perseveri nel credere, nello sperare e nell'amare, tu sperimenti il vero miracolo della fede e della pre­senza di Dio in te, poiché non potresti agire così se Dio non intervenisse direttamente.

K. Rahner descrive efficacemente alcune situazioni nelle qua­li facciamo l'esperienza della grazia: «Ci è forse già accaduto di obbedire non perché dovevamo farlo per evitare degli inconve­nienti, ma semplicemente a causa di quel mistero, di quel silen­zio... che chiamiamo Dio e la sua volontà... Siamo mai stati una volta veramente soli? Ci è già accaduto di prendere una decisione qualsiasi unicamente a causa dell'appello più intimo della nostra coscienza... Quando si è assolutamente soli e si sa di prendere una decisione che nessuno può prendere al posto nostro e di cui siamo per sempre responsabili? Ci è mai accaduto di amare Dio quando nessun moto di entusiasmo sensibile più ci sostiene... Quando questo sembra un salto spaventoso nell'abisso, quando tutto sembra divenire incomprensibile e apparentemente assur­do? Siamo stati qualche volta buoni verso un uomo dal quale non ci attendevamo nessuna eco di riconoscenza o di compren­sione?» (Vivere e credere oggi).

È in questo dono gratuito di te stesso a Dio e agli altri che sperimenti veramente la grazia, e ciò non avviene solamente sul piano della speculazione intellettuale, ma nei momenti quotidia­ni della tua esistenza. Ugualmente quando soffri e vedi prolun­garsi la tua sofferenza, se seguiti a credere in Dio-Amore, soltanto allora sei vicino a Dio. Di' bene questo a te stesso: tu fai un'autentica esperienza di Dio, o, più semplicemente, sei un uomo di preghiera quando possiedi il coraggio di gettarti, duran­te tutta la tua vita, in questo mistero silenzioso di Dio senza riceverne apparentemente altra risposta che la forza di credere, di sperare, di amare Dio e i tuoi fratelli, e quando, in definitiva continui a pregare.

4. Non pregare con la tua intelligenza o con la tua sensibi­lità, ma esala il tuo cuore dinanzi a Dio

Devi continuamente ripeterti che il luogo della preghiera è il tuo cuore, cioè il centro del tuo essere, là dove tu sei te stesso pienamente libero, dove ti apri o ti chiudi a Dio. Il tuo cuore è la sorgente stessa della tua personalità cosciente, intelligente e libe­ra, e soprattutto il luogo nel quale sei abitato dalla presenza dello Spirito. Discendi sempre più profondamente in questi abissi di silenzio dove comunichi con la vita stessa della Trinità.

Troppo spesso tu pensi che pregare sia esporre davanti a Dio delle belle considerazioni intellettuali. Non t'ingannare: Dio non ha bisogno delle tue idee, perché ne ha di infinitamente più belle. Ugualmente, la preghiera non può consistere in sentimenti o risoluzioni morali. Devi pregare con il tuo cuore, con il tuo essere tutto intero. Pregare è innanzi tutto porsi di fronte a Dio sotto il suo sguardo. Se il tuo cuore è con Dio, il resto seguirà, e tu saprai quello che gli devi dire e quello che devi fare.

Spogliati del non-essere e del sembrare per fare emergere davanti a Dio il fondo del tuo cuore. Non è facile essere nella verità davanti a Dio, perché spesso reciti solo una parte davanti ai tuoi occhi e a quelli dei tuoi fratelli. E poi ti sei fabbricato delle tuniche di pelle per proteggerti dal fuoco divorante del roveto ardente. Bisogna prima liberare il tuo essere profondo e riani­marlo. Poi ti esporrai, povero e nudo, all'irradiazione della vita trinitaria. Allora forse, dopo anni di preghiera «disincrostante» , il tuo essere sarà aspirato dalla grande corrente che circola tra il Padre e il Figlio.

Il tuo essere è la tua sostanza. Tu vali molto di più delle tue parole, dei tuoi pensieri e delle tue azioni. È il tuo essere che devi donare a Dio, spoglio di ogni tuo avere e di ogni tuo agire. Quante volte i tuoi possessi ti hanno impedito di esistere! Più progredirai nella vita di preghiera, più diventerai povero, spoglio e semplice. Allora pregherai dal fondo del tuo essere, al di là delle parole. Come il padre de Foucauld, ti presenterai davanti a Dio, in pura perdita di te stesso.

Impara a stare là, di fronte al Padre, nel silenzio di tutto il tuo essere e soprattutto nella coscienza del suo amore. A che cosa serve parlare per dirgli quello che sa e vede molto meglio di te? Vieni semplicemente all'orazione con il desiderio veemente e pacificato insieme di essere là con Dio, per Dio, in presenza di Dio. Siedi ai piedi del Signore, aprigli con larghezza il tuo cuore e le tuè mani, per accogliere il dono della sua presenza amorosa. Non ti è domandato di elaborare delle meditazioni razionali o di adottare determinati comportamenti, ma semplicemente que­sta coscienza della presenza e dell'amicizia di Gesù Cristo.

Avrai l'impressione di perdere il tuo tempo, di non fare nulla e sarai tentato di fuggire. Se accetti di tener duro nel silenzio. nella povertà e nefla supplica ardente, senza abbandonare il tuo desiderio di contemplare il volto del Signore, sta sicuro: lo Spiri­to Santo ti invaderà e ti innalzerà facilmente.

Quando parti per le vacanze, sei teso, stanco: non sei più presente a te stesso e agli altri: in una parola, il tuo cuore è combattutto, diviso e disperso. Ma dopo alcune settimane di aria buona, di distensione e di sole, tu ritorni pacificato, e unificato. Vedi le persone e gli avvenimenti in un modo nuovo; non sapresti dire come sia avvenuta questa risurrezione, ma essa è reale e ben palpabile. Allo stesso modo, se esponi il tuo essere profondo al sole dell'amore di Dio in una cura di preghiera, purificherai l'aria che respiri e ritroverai una pace profonda. Non dimenticare mai che gli uomini che pregano sono i polmoni dell'umanità. Se la preghiera venisse meno nella tua vita e in quella dei tuoi fratelli, noi saremmo tutti minacciati di asfissia.

5. Nella preghiera, apri le valvole del tuo cuore e permetti all'acqua viva di irrigarti fino nel più profondo dei tuo essere

Quando leggi gli Atti degli Apostoli, tu assisti a una invasione dello Spirito che trasforma i cuori e arriva persino a restituire la salute agli infermi. Si direbbe veramente un incendio che pro­gressivamente invade tutti, e che nessuna potenza umana può fermare. Tu sei immerso oggi in un mondo in cui Dio è assente, e spesso, con le esigenze della tua fede, fai la figura di un originale. In certi giorni vorresti quasi che Dio ti concedesse una di quelle visite intempestive dello Spirito, per procurarti la sicurezza, «una di quelle parenesi con la quale la tua anima, che è incarnata in una carne debole, possa un poco ristorarsi per riprendere forza» (Moeller).

Credi tu che il braccio di Dio sia oggi troppo corto per operare tali meraviglie? Non pensi che possa essere la tua sapienza umana troppo corta per permettere a Dio simili segni? Se la tua fede fosse un poco più grande, sia pure della grossezza di un grano di senape, tu assisteresti ancora a simili irruzioni di Dio in te e nel mondo. Allora spalanca il tuo cuore a questo dinamismo dello Spirito e lascia sulla riva i tuoi dubbi, le tue pene e le tue esitazioni. Dà fiducia allo Spirito ed egli agirà nel tuo cuore.

La preghiera è quel momento unico e privilegiato nel quale tu apri le chiuse del tuo cuore a questa irruenza dello Spirito Santo. Il battesimo ha fatto, o no, di te una creatura nuova, uno stesso essere con Cristo? ha fatto scendere, o no, in te quella vita trinita­ria capace di cambiare la faccia del mondo? Il messaggio del Cristo risorto è di una semplicità sconcertante: un vero incontro con Dio produce la conversione del tuo cuore, la trasformazione del tuo essere.

Nel prendere possesso di te nel battesimo, Gesù ti ha fatto rinascere a una vita nuova; non ti ha promesso una ricompensa o una felicità per domani, ma una vita totalmente diversa, la sua vita: «In verità, in verità, ti dico, se uno non nasce da acqua e da Spirito, non può entrare nel regno di Dio. Quel che è nato dalla carne è carne e quel che è nato dallo Spirito è Spirito. Non ti meravigliare se t'ho detto: dovete rinascere dall'alto» (Gv 3,5-7). Nel cuore del messaggio evangelico vi è una buona novella di trasformazione. Non sarà per i tuoi sforzi che arriverai a questo cambiamento: è lo Spirito Santo che lavora in te.

Non vi è zona del tuo essere che non subisca l'influenza di questa vita nuova; il tuo stesso inconscio è raggiunto da essa. E tu sai quanto questa parte misteriosa del tuo essere s'impadronisca senza posa di te per orientare e dinamizzare i tuoi atti. Il Cristo vive realmente in te e la sua vita tende a invadere tutta la tua persona e il tuo stesso inconscio. Nell'intimo della tua vita, tu sperimenti conflitti dolorosi: il peccato ha lasciato in te, fin nella tua psiche, tracce profonde che senza dubbio non potrai mai individuare né cancellare.

Ricordati della potenza dello Spirito: egli è l'autore della prima creazione come della seconda a Pentecoste. È lo Spirito di forza e di dolcezza e ti invita ad affidargli tutta la tua vita: lavoro, riposo, gioia, sofferenza ed anche i tuoi conflitti. Non interverrà in te con una bacchetta magica, perché rispetta troppo la tua libertà, ma ti farà riconoscere la presenza di Dio nel cuore della tua vita umana dando un senso a tutto quello che vivi.

Nell'orazione, chiedi allo Spirito di venire nella tua vita affin­ché tu divenga una creatura nuova in Gesù Cristo. Se avessi abbastanza fede, vedresti delle cose ancora più grandi di quelle che desideri. Lo Spirito non metterà a soqquadro il tuo essere, ma ti darà uno sguardo nuovo per accettare queste tensioni assumerle nella morte e risurrezione di Gesù; egli ti infonderà la forza del suo amore perché tu possa ridurre il più possibile i tuoi conflitti. Soprattutto toglierà dal tuo cuore il peccato, che è alla radice di tutte le tue sofferenze, e ti darà la pace per vivere armo­niosamente pur con tutte queste tensioni interiori. Nella preghie­ra crescerà questo uomo nuovo a misura del Cristo, che è nascosto in te allo stato di piccolo figlio di Dio: «Fin d'ora siamo figli di Dio, ma ciò che saremo non è stato ancora rivelato. Sappiamo però che quando egli si sarà manifestato, noi saremo simili a lui, perché lo vedremo così come egli è» ( l Gv 3,2).

6. Nella preghiera tu ti immergi in Dio e scopri in te delle profondità insospettate

Vi sono in te delle «estremità della terra» ancora inesplorate, delle zone vergini dove tutte le creazioni e risurrezioni sono possibili, se sei disposto a lasciarti trasportare in questo mondo misterioso.

Coloro che si sono tuffati nelle profondità dell'oceano, sono stati affascinati dalle meraviglie che hanno contemplato e anche se vi sono rimasti solo un quarto d'ora, questo mondo del silen­zio è divenuto per loro indimenticabile. E quando, nella vita quotidiana, si vedono travolti dal chiasso sterile delle beghe e dei litigi ai quali gli uomini non sfuggono, o dalla dispersione e dalla alienazione, essi possono in un lampo riaprire nel fondo di se stessi la memoria sempre fresca di questo grande silenzio per ritrovare la calma, la pace e far fronte alle difficoltà con maggior larghezza di vedute, con più obiettività e serenità e grandezza d'animo.

Nella tua vita dissipata, non ti manca forse qualche cosa di simile? Talvolta ti accade di fare l'esperienza di questa intima immersione nel dialogo di amicizia, dove svaniscono le durezze e le opacità del tuo essere oscuro, e provi davanti all'altro un sentimento di trasparenza e di comunione al di là delle parole, nelle profondità del tuo essere, un sentimento che genera una pienezza di gioia. Due esseri si levano allora, uno di fronte all'al­tro, in una comunione di presenza che supera tutto quello che le parole possono esprimere.

Un'esperienza simile ti fa intuire quali profondità ti si po­trebbero rivelare nel dialogare con Dio. Non vi è paragone tra questo mondo del silenzio che risulta dall'esperienza umana e il mondo del silenzio di Dio. Infatti, l'inferiorità cristiana non è di ordine psicologico o spirituale, ma è quella che Dio crea in te; egli scava nel tuo cuore uno spazio largo e profondo per comunicarti la sua interiorità. Essere nato da Dio è come essere stato ripreso e riplasmato nel seno stesso di Dio. È come tornare al mondo dopo avere preso un bagno in un'acqua profonda e luminosa, quella della verità del Dio-Amore.

Quando ti si presentano i problemi e le complicazioni della vita, quando cerchi la volontà di Dio su di te o quando desideri ritrovare l'unità della tua vita, devi potere, in un lampo, rinnova­re la memoria delle profondità di Dio in cui sei nato. Dio ti fa la grazia di partecipare alla sua interiorità. Non ti puoi avvicinare ad essa scavando le profondità del tuo essere umano; Dio solo può introdurti con la grazia. In una parola, tu devi rinascere nel seno del Padre per diventare «figlio di Dio» (Gv 1,12).

L'orazione è il mezzo privilegiato per immergerti nuovamen­te e senza posa in questa luce dalla quale sei nato. Tu entri nella corrente di vita universale fino alla vita di Dio. Se essa è un autentico faccia a faccia con Dio, e non un compiacersi del tuo io, la preghiera deve fare emergere alla tua coscienza le profondi­tà insospettate del tuo essere. Scoprirai delle zone di conoscenza e di amore ancora inesplorate, che nasceranno alla vita sotto l'azione dello sguardo di Dio. Dio è la vera sorgente del tuo essere, più vicina a te di te stesso.

Pregare è lasciarti trasportare nelle profondità trinitarie, do­ve Dio ti plasma e ti rimodella a sua immagine. Non essere sorpreso se il tuo essere di uomo trova una ricchezza di gioia e di pienezza. Il tuo essere, i tuoi pensieri, le tue parole e i tuoi atti assomigliano un poco a delle ceste più o meno bene intrecciate. Perché possano contenere la verità di Dio che è l'acqua viva, devi immergerle continuamente in questa sorgente dalla quale sei nato, altrimenti l'acqua scorre via e non ti rimane che un essere fatto di cose inaridite. Che tu non sia un paniere bucato!

Riserva nelle tue giornate dei tempi forti d'immersione in Dio, sia pur brevissimi, sia pure della durata di un respiro, che aprono a Dio l'accesso alle profondità più segrete della tua vita. Non passare mai una settimana senza riservare un lungo momen­to alla preghiera silenziosa e alla contemplazione prolungata della parola di Dio. Se, nella preghiera, non perseveri per un tempo sufficientemente lungo da sperimentare i limiti delle tue forze umane, non sarai mai pervaso dalla preghiera dello Spirito Santo. E per questo che l'orazione prolungata è una necessità della tua vita cristiana. È importante determinare il ritmo di questi incontri con Dio la domenica o i giorni di riposo.

Fonte: Jean Lafrance, Prega il Padre tuo nel segreto, Edizioni O.R., Milano, 1991, pp. 106-115.

Jean Lafrance

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