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Il Canada dice "sì" all'eutanasia

Approvata la legge: eutanasia e suicidio assistito sono legali, con tutto ciò che questo comporta...


Il Canada dice "sì" all'eutanasia

 

Dopo essere passata alla Camera il 31 maggio, anche il Senato del Canada ha approvato la legge C-14 che legalizza eutanasia e suicidio assistito. Nonostante la versione finale del testo sia migliore rispetto alle precedenti, e anche se le classifiche valgono poco quando si introduce il diritto/dovere di essere uccisi/uccidere, quella approvata dal Parlamento canadese resta una delle peggiori leggi al mondo sulla “buona morte”.

 

ORDINE DEI GIUDICI.   

L’iter legislativo era partito male fin dal principio. Né il popolo né il governo né il Parlamento hanno deciso di cominciare a dibattere sul tema del fine vita. Sono stati i giudici, nello specifico la Corte Suprema, che nel febbraio 2015 hanno dichiarato incostituzionale la proibizione del suicidio assistito contenuta nel Codice penale, ordinando al Parlamento di approvare una legge adeguata entro un anno. I politici hanno obbedito, ritardando appena di qualche mese, e nell’ultima seduta disponibile prima di andare in vacanza hanno dato il via libera all’«assistenza medica alla morte».

 

REQUISITI. 

Per avere accesso all’eutanasia sarà necessario essere residenti in Canada in modo permanente, avere almeno 18 anni, essere in grado di intendere e volere, essere affetti da una malattia incurabile per la quale «la morte naturale è ragionevolmente prevedibile». La richiesta dovrà essere approvata almeno da due medici ed è previsto un periodo di riflessione obbligatorio di 10 giorni pieni. La richiesta da parte del paziente deve essere scritta e controfirmata da due testimoni.

 

«ESSERE DELL’OPINIONE».   

La legge specifica che, quando sussistono i criteri sopra esposti, un medico o un infermiere non può essere incriminato per aver aiutato un paziente a morire, ed è quindi «esentato» dal reato di omicidio. Tutte queste clausole, però, sono solo uno specchietto per le allodole dal momento che il testo è stato formulato in modo tale che gli abusi (o le eccezioni) non possano essere né prevenuti né puniti. La sezione 241.3 infatti dice: «Prima che un medico o un infermiere procuri a una persona l’assistenza medica alla morte, il personale medico o infermieristico deve: essere dell’opinione che la persona soddisfi tutti i criteri» previsti dalla legge (corsivo nostro).

 

SBAGLIARE NON CONTA.   

Non è dunque richiesto che la legge venga rispettata, ma che il medico pensi che la legge sia rispettata. Basta essere in una supposta buona fede per non essere perseguibili. La sezione 227 infatti aggiunge: «Per maggiore certezza, l’esenzione prevista si applica anche se la persona che la invoca crede in modo ragionevole ma errato» di averne diritto. Le conseguenze di questo passaggio sono enormi: se, per esempio, un medico uccide una persona non in grado di intendere e volere, gli basterà affermare che, nella sua “opinione”, era in grado di intendere e volere per essere assolto. Anche se nei fatti si sbagliava.

 

«QUALSIASI ATTO».   

Ma c’è un altro passaggio della legge che apre a qualsiasi tipo di abuso. Sempre nella sezione 227 si legge: «Nessuno può essere incolpato di omicidio per qualsiasi atto compiuto nell’intento di aiutare un medico o un infermiere a procurare l’assistenza medica alla morte». E ancora (sezione 241): «Nessuno può essere incolpato di omicidio per qualsiasi atto, compiuto su esplicita richiesta della persona, che serva ad aiutare quella persona ad auto-amministrarsi una sostanza che sia stata prescritta nell’ambito dell’assistenza medica alla morte».

 

INEDITA IMMUNITÀ.   

Nessuna legge al mondo garantisce l’immunità a «chiunque» faccia «qualsiasi cosa» per procurare la morte di un terzo che ne abbia fatto richiesta. Neanche la legislazione del Belgio, che prevede l’eutanasia per i bambini, si era spinta fino a questo punto. Durante le ultime sedute parlamentari in tanti avevano chiesto che almeno i possibili «beneficiari» della morte di un paziente, come gli eredi,  fossero esclusi da questa inedita immunità. Invece, in base alla legge, non solo potranno controfirmare come testimoni la richiesta di eutanasia, ma potranno addirittura somministrarla senza che nessuna possa contestare nulla.

 

«SOLO IL PRIMO PASSO».   

Dire che la legge apre ad infinite possibilità di abusi è un eufemismo. Eppure molti politici si sono stracciati le vesti perché è troppo «restrittiva» ed impedisce ad esempio la morte di chi soffre in modo insopportabile, ma non è malato terminale. Come abbiamo visto, anche in questi casi sarà sufficiente la buona fede di qualche medico compassionevole. Temporaneamente, perché c’è già chi  fa notare: «La Corte suprema non aveva posto il limite della malattia terminale. Questo è solo il primo passo».

 

 

Leone Grotti

http://www.tempi.it

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