E poi eccomi qui, sono tornato in tempo per celebrare Natale in Etiopia, qui da noi è il 7 gennaio, per via del calendario Ortodosso. Domenica 6 ero a Nyinenyang e lunedì 7 a Matar e a Muon. E così sono arrivato a 4 Natali: uno in Italia e 3 in Etiopia, che fortuna!
del 11 gennaio 2013
Carissimi amici,
come state?
Un saluto da Gambella e dall’Etiopia a tutti voi. Sono tornato da più di una settimana e ho già fatto un passaggio in quasi tutti i villaggi per celebrare il Natale, rivedere la gente, sentire come stanno e dirgli che sono ritornato.
Il primo pensiero che mi ha accompagnato in questi giorni e un grande senso di ringraziamento per l’amicizia, il sostegno che ho ricevuto nel mese passato in Italia, GRAZIE DI CUORE.
Alla mia famiglia, che mi è sempre vicina in mille modi e mi accompagna durante tutto l’anno, ai tanti salesiani che ho incontrato, ho girato parecchie case e ho sempre trovato una grande accoglienza e disponibilità per farmi parlare con i ragazzi, per sostenere qualche progetto, per condividere un po’ di passione per i più poveri, insieme ai salesiani aggiungo volentieri anche varie suore salesiane, che mi sostengono e mi aiutano.
E poi tutti gli amici, tanti che non voglio nominare per non dimenticare nessuno, un grazie sentito di cuore per il vostro sostegno, aiuto, amicizia e vicinanza; sono stato molto contento di rivedervi e di conoscerne alcuni nuovi. Vorrei dire a tutti un grande GRAZIE.
Sono tornato a Gambella carico di entusiasmo per l’affetto, la partecipazione, il sostegno, avuto in tantissimi modi, per quanto stiamo realizzando qui a favore di questa poverissima gente.
Vorrei portarvi tutti qui per vedere questi villaggi e incontrare soprattutto i ragazzi, mai stanchi di sorrisi e abbracci e di tanta vita.
E poi eccomi qui, sono tornato in tempo per celebrare Natale in Etiopia, qui da noi è il 7 gennaio, per via del calendario Ortodosso. Domenica 6 ero a Nyinenyang e lunedì 7 a Matar e a Muon. E così sono arrivato a 4 Natali: uno in Italia e 3 in Etiopia, che fortuna!
Davvero abbiamo celebrato Natale: la veglia la sera prima con il coro attorno ad un fuoco, una bella Messa al mattino e poi via per il villaggio con i tamburi e tanti vestiti tipici, cantando e suonando per festeggiare il compleanno di Gesù. E alla fine un bel pranzetto: polenta e una bella mucca cotta in pentola, buonissima.
Ma quello che mi ha colpito di più è stata la marcia che abbiamo fatto nel villaggio: tutti in linee da 6, prima i tamburi, poi gli uomini, poi i chierichetti e il coro e infine le donne e i ragazzi, cantando e inneggiando a squarcia gola canzoni cristiane sul Natale. Tutti nel villaggio sono rimasti meravigliati e ci stavano a guardare, molti i bambini poi si sono uniti a noi, impressionante, in mezzo ad un turbine di polvere, date le strade e la temperatura, attorno ai 40°, ormai costante. Tanti hanno ricordato il modo di celebrare il Natale quando abitavano in Sudan, prima della guerra civile finita nel 2005, quando i vari villaggi si univano per festeggiare in questo modo il Natale, più di qualcuno poi è venuto a dircelo commosso. I nuer che abitano nella regione di Gambella sono quasi tutti ex profughi, scappati dalla guerra civile in Sudan. Quando i campi profughi sono stati chiusi sono rimasti in Etiopia.
Alla fine delle giornate ho portato i vostri saluti e molti mi hanno chiesto: E quando vengono a trovarci i tuoi amici?
E così aspettandovi, vi auguro un buon mese salesiano dedicato a don Bosco, il 31 è anche l’anniversario dell’Ordinazione del nostro Vescovo, che è salesiano, mons. Angelo Moreschi, che vi saluta.
Un ricordo nella preghiera con un grazie nel cuore a tutti.
Abba Filippo
don Filippo Perin
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