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Cinque buone notizie sul fronte del lavoro

Mai sprecare una buona crisi! L'anno si chiude, la disoccupazione aumenta, l'economia non cresce e la politica italiana torna a sembrare un malinconico B-movie, con tanto di vampirelle e zombie. La tentazione di picchiare la testa contro l'albero di Natale è forte, ma si rischia di far cadere le palle colorate e spaventare il gatto.


Cinque buone notizie sul fronte del lavoro

 

           L’anno si chiude, la disoccupazione aumenta, l’economia non cresce e la politica italiana torna a sembrare un malinconico B-movie, con tanto di vampirelle e zombie. La tentazione di picchiare la testa contro l’albero di Natale è forte, ma si rischia di far cadere le palle colorate e spaventare il gatto.

Tentiamo allora di essere ottimisti. Ecco cinque buone notizie in arrivo nel 2013 sul fronte del lavoro.

          1. Finalmente qualcuno, negli uffici e nelle imprese, ascolterà i suggerimenti interni, soprattutto quelli che vengono dal basso. Non perché, improvvisamente, i dirigenti si sono fatti furbi, e hanno capito l’importanza di un approccio nuovo. I motivi sono altri: sono diminuiti i soldi per i consulenti esterni; ed è stato tentato di tutto, per far ripartire il fatturato. “Tanto vale provare coi ragazzotti”, dirà l’amministratore delegato settantenne parlando dei manager quarantenni.

          2. I neo-assunti troveranno il coraggio di alzare la mano in riunione, esprimere un’opinione, difenderla. Verranno ascoltati, per i motivi di cui sopra, e a qualcuno verrà chiesto di mettere in pratica l’idea proposta. Davanti ai primi, buoni risultati, il management si ecciterà, e si prenderà il merito. Nulla di male. L’importante è che, lentamente, capisca la lezione della “società liquida” teorizzata del citatissimo, e poco letto, Zygmunt Bauman (il vicepresidente era convinto fosse un giocatore della Lazio). Ieri, ai sottoposti, si ordinava di conformarsi; oggi si chiede anticonformismo intelligente. In sostanza: fatevi venire uno straccio d’idea, e provate a essere originali.

          3. Qualcuno leggerà i curriculum in arrivo e – udite, udite – alcune società impareranno a preparare, almeno, una risposta: “Grazie, siamo lusingati dal suo interesse, ma al momento siamo al completo” (non si sa mai, in futuro). Se, durante un colloquio, il selezionatore si dimostrerà arrogante, maleducato o insensibile, il candidato troverà il coraggio d’alzarsi: “Grazie d’avermi mostrato che questa è un’azienda del tubo, dove nessuna persona ragionevole vorrebbe passare più di qualche ora! Bye-bye!”.

          4. “I bastian contrari aziendali (corporate naysayers) hanno la curiosa abilità di sopravvivere alle ristrutturazioni”, scrive Lucy Kellaway su The World in 2013 (The Economist). “Ma stavolta i cambiamenti saranno così radicali che molti di quei soggetti se ne andranno. L’ufficio sarà più allegro senza di loro”.

          5. Per finire, si ridurranno drasticamente i convegni sui “valori” e “l’importanza dell’etica”, che hanno conosciuto una dozzina di anni trionfali. Tra i motivi: la gente è stanca, sono finiti i fondi e alcuni dei protagonisti sono occupati (in tribunale, ai domiciliari o ai Caraibi).

Mai sprecare una buona crisi!, diceva qualcuno. Zeman, Lenin, Grillo o Calimero: ora non ricordo.

 

 

Beppe Severgnini

 

http://italians.corriere.it

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