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Cina: partito comunista demolisce altre croci

Alcuni fedeli hanno abbracciato la croce per impedire agli ufficiali di tirarla giù...


Cina: partito comunista demolisce altre croci

 

Non accenna a fermarsi la campagna di demolizione e rimozione delle croci delle chiese nella provincia cinese di Zhejiang. Il partito comunista perseguita le chiese cattoliche e protestanti, ufficiali e non registrate, attraverso la campagna «Tre rettifiche e una demolizione», grazie alla quale ha distrutto in un anno tra le 500 e le 1000 croci. Solo nell’ultima settimana, dal 30 aprile, ne sono state rimosse almeno 15 e altre 10 chiese della città di Fanshan hanno ricevuto l’avviso di demolizione.

 

DEMOLIZIONI NOTTURNE

 

Sabato 2 maggio a Wenxi, comune della città-prefettura di Lishui, migliaia di soldati sono stati dispiegati per rimuovere in sole 24 ore ben 12 croci, tra chiese protestanti e cattoliche. Sempre a Lishui, riporta ChinaAid, 100 poliziotti e una squadra di demolitori sono stati mobilitati per abbattere la croce della chiesa protestante di Longquan. Come spesso accade, i poliziotti sono arrivati di notte, alle 3. La protesta dei fedeli riuniti attorno all’edificio per impedire la demolizione è stata inutile.

 

«FEDELI ABBRACCIAVANO LA CROCE»

 

La stessa sorte è toccata al crocifisso che si ergeva sulla chiesa di Jingning, a Hexi (Lishui). Un testimone ha raccontato che «alcuni fedeli hanno abbracciato la croce per impedire agli ufficiali di tirarla giù. Ma non è servito a niente». L’ultima rimozione, in ordine di tempo, è avvenuta lunedì 5 maggio nella contea di Jinyun. Alla croce è stato dato fuoco con un cannello da taglio, come si vede nella foto, nel tentativo (riuscito) di rimuoverla.

 

 «PROTEGGERE LA LIBERTÀ RELIGIOSA»

 

Il governo comunista però non si accontenta più di distruggere i crocifissi delle chiese, con la scusa che sarebbero «troppo vistose» e «irregolari». Lo scorso 5 maggio il Comitato per gli affari religiosi della provincia di Zhejiang ha avanzato una proposta, che dovrebbe essere approvata a giugno e che è stata inviata a tutti i leader religiosi, per cambiare i regolamenti a cui tutte le chiese dovranno attenersi. L’obiettivo è quello di «proteggere la libertà religiosa dei cittadini, migliorare la gestione degli affari religiosi, promuovere la standardizzazione e l’avanzamento scientifico nel design degli edifici religiosi e promuovere un salutare e ordinato sviluppo della religione».

 

BASTA CROCI SULLE CHIESE

 

Per «proteggere la libertà religiosa», dunque, il governo ha deciso: «I simboli religiosi del Cattolicesimo sono i campanili, le croci, i crocifissi di Gesù e le icone di Gesù. La croce dovrebbe essere costruita seguendo la tradizione del Cattolicesimo e generalmente dovrebbe essere appesa sulla facciata dell’edificio religioso principale». Questa, rispetto all’altezza della chiesa, dovrà essere grande «in scala 1:10 e il colore deve coincidere con quella della facciata della chiesa e dell’ambiente circostante». In parole povere, se si vuole mantenere la croce, la si deve rendere invisibile.

 

«CRESCITA ECCESSIVA»

 

La stessa cosa vale anche per le chiese protestanti. In generale, poi, «gli edifici religiosi dovrebbero incarnare lo stile e le caratteristiche culturali locali». Il governo accetterà eventuali commenti e opinioni entro il 20 maggio, poi procederà ad approvare la norma. La rimozione delle croci, che i fedeli cinesi definiscono «una persecuzione peggiore di quella dei tempi della Rivoluzione Culturale», è cominciata quando il governo provinciale di Zhejiang si è lamentato della «crescita eccessiva» del cristianesimo, che si è diffuso in modo «troppo disordinato».

 

 

Leone Grotti

http://www.tempi.it

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