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Affrontare il colloquio dell'Esame di Stato

Terminate le prove scritte, siamo al “giro di boa”: resta da affrontare il colloquio con la Commissione, che è il momento culminante dell'esame... Eccoci davanti alla commissione con le occhiaie, le mani sudate e la lingua incollata al palato: siamo convinti di non sapere nulla e che i docenti ci faranno proprio quelle domande a cui non sappiamo dare risposta. Contro il panico dell'orale, alcuni consigli e 'trucchi'...


Affrontare il colloquio dell'Esame di Stato

da Quaderni Cannibali

del 29 giugno 2005

 Terminate le prove scritte, siamo al “giro di boa”: resta da affrontare il colloquio con la Commissione, che è il momento culminante dell’esame, quello in cui si accerta il livello complessivo di preparazione del candidato, le sue capacità di gestire le conoscenze e competenze acquisite, e si tirano le fila della prova.

> Il senso e lo svolgimento del colloquio

Durante gli scritti, il rapporto tra il candidato e la Commissione era stato mediato e indiretto; inoltre il testo delle prove (fatta eccezione per la terza prova, come abbiamo visto) non viene elaborato dalla Commissione esaminatrice, bensì è unitario a livello nazionale.

Invece l’orale pone il candidato di fronte alla Commissione, che ne valuta il livello di conoscenze, competenze e capacità. Bisogna però rilevare che sarebbe sbagliato interpretare questa prova come una normale interrogazione, come quelle a cui sei stato abituato nel corso degli anni del tuo percorso di studio. Come dice la parola stessa, l’orale è un “colloquio”, ovvero un dialogo, in cui, oltre che saggiare l’apprendimento di dati tecnici, ti verrà richiesta la capacità di interloquire, e anche di impostare un discorso logico e consequenziale, recependo e accettando richieste di precisazione e di approfondimento su determinati argomenti, che la Commissione reputerà importanti. Altri due punti basilari: il colloquio, come ogni dialogo tra persone, è sostanzialmente una prova aperta, in cui in fondo le possibilità di risposta sono molteplici, e in cui è fondamentale la capacità dello studente di orientare con flessibilità e duttilità la propria linea di risposta.

 

Inoltre il colloquio è anche il momento pluridisciplinare  o interdisciplinare dell'esame, perché uno dei suoi scopi fondamentali è saggiare la conoscenza delle materie dell'ultimo anno non coperte dalle prove scritte.

 

> La struttura fondamentale del colloquio

Analizziamo per sommi capi l’andamento del colloquio, secondo quanto è stato stabilito dalla legge di riforma degli Esami di Stato.

 

Questa prova si struttura su tre fasi fondamentali, che vedremo ancor pi√π nello specifico nei punti successivi:

- La presentazione da parte dello studente di un progetto o ricerca riguardo a un argomento o tematica inerente a una o più materie oggetto di studio nell’ultimo anno (è la famosa “tesina”);

- La discussione su argomenti proposti al candidato da parte della Commissione (costituisce la fase centrale e più importante dell’orale);

- La discussione critica dello svolgimento, da parte del candidato, delle tre prove scritte, cui segue, congedato lo studente, la discussione interna della Commissione che produce il voto finale dell’esame.

 

> La presentazione della tesina

Nei giorni immediatamente precedenti all’orale gli studenti sono tenuti a comunicare alla Commissione l'argomento scelto per la propria tesina e le linee-guida che si intende seguire nell’esposizione di essa. All’inizio della prova, il candidato comincia quindi la trattazione dell’argomento prescelto. La tecnica di presentazione da adottare in questa fase è del tutto libera: può essere un’esposizione orale, un’esposizione orale che si appoggia su un documento scritto, oppure grafico, o addirittura un’esposizione multimediale effettuata con l’ausilio di un computer. Infatti il Ministero ha stabilito che in ogni aula d’esame sia presente un personal computer, proprio a questo scopo. Questa fase dura circa 15 – 20 minuti, e ha una funzione importante: presentare un lavoro ben fatto e soprattutto che si padroneggia in modo completo in ogni sua parte, è un buon biglietto da visita che si presenta alla Commissione, e la può orientare favorevolmente per il prosieguo della prova.

 

Sull’elaborazione della tesina, puoi consultare anche una scheda più specifica

 

Un ultimo consiglio su questo argomento: oggi in internet si possono trovare molti siti che offrono, gratuitamente o a pagamento, esempi di tesine o addirittura tesine già preconfezionate, che evitano allo studente tutto il lavoro di ricerca. Però bisogna dire che questo tipo di scelta, oltre ad essere illecito, è anche poco produttivo: la tesina in realtà si può rivelare una fase di ricerca stimolante, e anche un metodo molto efficace per ripassare trasversalmente il programma d’esame. Chi copia o fa il furbo, si priva di questo opportunità, e si espone anche a dei rischi, perché la sua scarsa preparazione può sempre essere scoperta dalla Commissione.

 

> La fase centrale del colloquio: la discussione pluridisciplinare

Il colloquio prosegue con la proposizione, da parte dei vari commissari, di una serie di domande riguardanti le varie discipline. Le domande possono essere libere, orientate a partire dagli argomenti della tesina, o pertinenti ad un testo o un documento proposto allo studente da parte della commissione. Ogni commissario è parte attiva nella discussione, intervenendo, in merito a ciò che attiene alla propria disciplina, nelle eventuali domande pluridisciplinari, oppure formulando dei quesiti specifici riguardanti solo la propria materia, e che devono però tassativamente far parte del programma dell'ultimo anno di corso. Questa fase del colloquio tende a valutare, oltre alle conoscenze di dati e concetti, anche più in generale le capacità di stabilire relazioni tra i diversi avvenimenti culturali, e la metodologia acquisita da parte dello studente nell'impostare una ricerca ed una discussione scientifica, cioè fondata sui fatti. Questa fase del colloquio, che è quella fondamentale, ha una durata media di 20-30 minuti; generalmente non si sfora mai il tetto dei 40 minuti.

 

> La fase conclusiva del colloquio: la discussione delle prove scritte

La terza e ultima fase dell’orale, che solitamente impegna 10-15 minuti, è costituita da una discussione sui risultati delle prove scritte, mostrate al candidato con le eventuali correzioni della Commissione. Questa fase è quasi sempre posta alla fine della prova per evitare che l’esito degli scritti, nel caso che esso sia poco soddisfacente, influenzi negativamente il candidato. Si tratta in genere di un momento di distensione, in cui però è bene mostrarsi attenti e disponibili a prendere coscienza dei propri errori, magari spiegando il procedimento logico errato che li ha prodotti, e di cui si è in grado di elaborare una rettificazione, dimostrando maturità e consapevolezza.· Qualche tecnica per allenarsi al ColloquioLa prova Orale è molto diversa da quelle scritte: non si è più soli di fronte ad un foglio bianco, bensì in mezzo a delle persone, con cui si deve impostare un dialogo.Quindi ripetere “a macchinetta” una serie interminabile di concetti, come molti studenti fanno nella preparazione, può non essere la tecnica ideale: meglio approfondire la conoscenza dei reali punti chiave, o “nodali”, delle varie discipline, per poter essere in grado di esporre con flessibilità e consapevolezza i capisaldi di ciascuna materia, e di operare dei collegamenti tra l’una e l’altra: spesso impostare un colloquio in modo interdisciplinare, come richiede il Ministero, non è facile nemmeno per i Commissari: se li aiutate voi proponendo dei possibili collegamenti tra discipline diverse, fate una cosa sicuramente apprezzabile.

 

Inoltre allenatevi prima all’inevitabile stress della situazione d’esame, simulando la Prova nel modo più realistico, anche con l’aiuto dei vostri compagni.

 

Ø    Chiariamo i dubbi più frequenti

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Ø    Che peso ha l’orale sull’esame nel suo complesso?

Ø    La prova orale vale 35 punti, quindi più di ogni singolo scritto, ma meno dei tre scritti presi nel loro complesso.

Ø     

Ø    Quando la Commissione assegna il voto dell’orale al candidato?

Ø    Subito dopo la prova, anche se lo studente la conoscerà solo all’affissione dei risultati complessivi in bacheca, alla fine dell’esame.

Ø     

Ø    Quanto dura complessivamente il colloquio?

Ø    In media circa un’ora per ogni studente.

Ø     

Ø    A che cosa serve la tesina nel colloquio?

Ø    A “rompere il ghiaccio” tra candidato e Commissione e a illustrare le capacità dello studente di lavorare in modo autonomo e critico.

Ø     

Ø    Che tipo di domande possono essere rivolte dalla Commissione durante la fase centrale dell’orale?

Ø    Domande multidisciplinari o domande specifiche sulle materie non interessate dalle prove scritte.

Ø     

Ø    La discussione delle prove scritte durante l’orale può in qualche modo modificarne il risultato?

Ø    No, mai. Però ha un suo peso, per quanto relativo, sulla valutazione dell’orale stesso.

 

 

 

Il colloquio, per non rimanere senza parole

 

Eccoci davanti alla commissione con le occhiaie, le mani sudate e la lingua incollata al palato: siamo convinti di non sapere nulla e che i docenti ci faranno proprio quelle domande a cui non sappiamo dare risposta. Contro il panico dell’orale, alcuni consigli: facili da applicare, vi insegneranno un metodo per cavarsela anche in situazioni “disperate”.

 

Saper parlare: un’arte

Esprimere a voce il proprio pensiero è una capacità che appartiene a ciascuno di noi e, di solito, si svolge in modo del tutto naturale e spontaneo. Spesso, tuttavia, il discorso orale diventa una vera e propria “arte”, con tanto di tecnica orientata a informare e persuadere il nostro interlocutore. In tal caso si parla di “retorica”, cioè di un insieme di regole e di strategie che, applicate nel modo giusto, permettono di convincere e soddisfare l’ascoltatore su uno o più argomenti. Nata 2.500 anni fa, l’arte della retorica ancora oggi può insegnare e svelare dei “trucchetti” per saper impostare il nostro discorso secondo una strategia vincente. Aristotele ha scritto ben due trattati sull’arte del discorso e ha operato una distinzione fondamentale fra “tèkne retorikè” e “tèkne poietikè”. La prima riguarda la comunicazione quotidiana e i discorsi in pubblico: chi parla imposterà il proprio pensiero secondo uno sviluppo “di idea in idea”, come se si trattasse di una mappa concettuale che si forma e si disegna nella propria mente in progressione. La seconda, invece, procede “di immagine in immagine”: è, questa, la tecnica base per comunicare in modo poetico ed evocativo. Per i nostri scopi è utile richiamarci alla “tèkne retorikè”, dalla quale si può ricavare un metodo base per sviluppare le nostre risposte in modo ordinato, logico e persuasivo.

 

La comprensione batte la memoria

Non pensate di cavarvela memorizzando quante più nozioni potete. Imparare tutto a memoria è umanamente impossibile. Certo, la memoria è indispensabile per fornire velocemente una risposta, ma l’Esame di Stato non è un quiz show: la commissione, infatti, dovrà soprattutto valutare le vostre capacità di ragionamento, di riflessione e di argomentazione. Sarà appunto la vostra “maturità di pensiero” ad essere pesata e premiata. Per questo è fondamentale capire ciò che si legge: la comprensione, infatti, rafforzerà la memorizzazione del concetto base che struttura la nozione. Un antico oratore romano, Catone il Censore (234-149 a. C.), era solito ripetere: “Rem tene, verba sequentur”. Vale a dire: possiedi l’argomento, le parole verranno da sé. Nella fase di preparazione per l’orale, procedete così: leggete il paragrafo (o il capitolo) e cercate di capire i principali concetti comunicati dal testo. Quindi ripeteteli ad alta voce. Solo al termine di questo esercizio individuate le nozioni (cifre, nomi, locuzioni etc.) che vanno memorizzate: ma limitatevi solo alla principali, perché la commissione sicuramente gradirà di più la vostra capacità argomentativa che un’elencazione degna di una rubrica telefonica.

 

Il giusto sviluppo

Possiamo dividere il nostro discorso in cinque parti fondamentali. Anche in questo caso le indicazioni (particolarmente utili per la tesina) ci arrivano dalla retorica antica:

- INVENTIO > invenire quid dicas > trovare cosa dire

- DISPOSITIO > inventa disponere > mettere in ordine ciò che è stato trovato

- ELOCUTIO > ornare verbis > abbellire il discorso

- ACTIO > agere et pronuntiare > recitare il discorso

- MEMORIA > memoriae mandare > ricorrere alla memoria

 

Per quanto riguarda l’Inventio, Aristotele sosteneva che abbiamo solo l’imbarazzo della scelta. Anzi, il filosofo sviluppò un vero e proprio elenco di “luoghi comuni” raccolti nella sua celebre Topica: una serie di argomenti e di temi da utilizzare a seconda degli interlocutori a cui ci si doveva rivolgere. Nel nostro caso, più semplicemente, individuato l’argomento da trattare, lo svilupperemo secondo la procedura della mappa concettuale. Per la Dispositio, invece, seguite la seguente scansione classica:

 

esordio > narrazione > epilogo

 

L’esordio deve contenere le famose cinque W in forma concisa, chiara e accattivante. Ovvero bisogna seminare interesse e creare attese che poi verranno soddisfatte nella narrazione. Questa deve essere ordinata, coerente e, nel complesso, logica. Vanno assolutamente evitati i “salti di senso”: brusche interruzioni di un tema per passare a un altro diverso e non pertinente. Attenzione: la natura interdisciplinare della tesina e dell’orale in genere, deve sempre poggiare su una base tematica comune e sempre riconoscibile. L’epilogo spesso è “tagliato” dal docente con la classica frase: “Va bene così: può bastare”. Val comunque la pena preparare delle conclusioni generali che riassumano, in modo chiaro, l’itinerario interdisciplinare del vostro discorso complessivo. Nell’epilogo, in pratica, dovete spiegare perché avete articolato l’intero argomento secondo determinati temi e scelte. Per quanto concerne l’Elocutio, non ricorrete troppo ad aggettivi, arcaismi e termini tecnici: niente enfasi, ma solo chiarezza. E quest’ultima la potrete abbellire con esempi concreti e metafore. Tutto ciò che contribuisce a “visualizzare” il vostro discorso, sarà gradito dalla commissione: quando pensate a cosa dire, provate a pensare anche per immagini, come se doveste raccontare un concetto con la telecamera e non con le parole. Per Actio e Memoria, invece, non vi resta che provare e riprovare ad alta voce: limitatevi ai concetti fondamentali ricordando il motto di Catone il Censore.

 

Tre trucchi

Ancora tre consigli da applicare davanti ai docenti della commissione.

- Primo: quando parlate, immaginate di rivolgervi a persone di età inferiore alla vostra e meno colte di voi. Esercitatevi in questa tecnica a casa. Vi accorgerete che, così facendo, nell’esposizione orale dei vostri argomenti sarete più spigliati, più chiari, più convincenti. In pratica, crederete di più nelle parole pronunciate: e ciò impressionerà molto favorevolmente i membri della commissione.

- Secondo: non parlate velocemente, ma scandite con calma le singole parole. Anche in questo caso esercitatevi a dovere nella fase di preparazione dell’orale. Ripetete ad alta voce e date il giusto ritmo alle parole. Sotto interrogazione siamo inconsciamente portati a dire tutto in fretta, spinti dal desiderio di porre fine quanto prima a quella “tortura”. Il risultato, però, sarà disastroso: esprimeremo male il nostro pensiero, risulteremo incomprensibili, persino sgradevoli all’udito. Se invece parleremo con calma scandendo bene i termini che decideremo di usare, avremo anche più tempo per organizzare, a livello mentale e mnemonico, i nostri argomenti in modo ordinato e logico. Insomma: parlare piano aiuta a pensare meglio.

- Terzo: non avversate verbalmente il docente. Quasi sicuramente i professori della commissione interromperanno il vostro discorso con ulteriori domande e osservazioni. E lo faranno non con il proposito di mettervi in difficoltà ma, a seconda dei casi, per arricchire l’argomento con altri temi e valutare poi la vostra capacità di sviluppo del ragionamento. Non siete infatti chiamati a recitare un monologo, ma a intavolare un dialogo con la commissione. E questa giudicherà anche la vostra duttilità nell’ampliare i temi del discorso. Quando vi capiterà, dunque, di essere interrotti da un docente, non commettete l’errore di mostrarvi seccati e nervosi. Soprattutto non iniziate a rispondere con locuzioni tipo: “Sì, appunto, è quello che ho detto…”, “Lo avrei detto fra un po’…”, “Questo è un altro discorso…”, “Mah, non so…” o, peggio, “Non mi ha capito…”. Evitate in ogni modo di opporvi dialetticamente a chi vi esamina, ma cominciate il vostro ragionamento con frasi tipo: “Sì, è vero, e inoltre…, “Giusto. Non solo, ma è opportuno anche considerare…”, “Infatti, questa osservazione mi offre l’opportunità di aggiungere che…”, “Come ha giustamente osservato, un altro tema da sviluppare è quello…”. Insomma, fatevi furbi: siate concilianti e, quando occorre, rifilate il classico: “Mi scusi, forse non mi sono espresso nel modo migliore”. L’inizio di un discorso è fondamentale per farsi recepire positivamente da chi ci ascolta: politici e mediatori di pace, prima di intavolare un negoziato, consultano addirittura un manuale di frasi standard d’apertura.

 

Dormiteci sopra

Perché il nostro cervello sia ben riposato e possa dare il meglio di sé al mattino, è necessario dormire almeno sette ore. Tisane e camomille potranno aiutare i più nervosi ad affrontare la fatidica notte prima dell’esame, ma in ogni caso evitate l’errore di stendervi sul letto e ripetervi mentalmente che “dovete” dormire. Il sonno sfugge a ogni coercizione mentale. Se proprio non riuscite ad addormentarvi subito, vi tranquillizzi questa certezza: giacere sul letto con gli occhi chiusi e i muscoli distesi, aiuta mente e corpo a rilassarsi e, quindi, a rinforzarsi. Il sonno, poi, arriverà da sé in modo naturale. E anche se non avrete dormito sette ore, il vostro giovane cervello vi garantirà ugualmente ottime capacità reattive e mnemoniche.

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