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Suicida a 19 anni a causa del gioco

Un salto nel vuoto a Forio d'Ischia, davanti a quel mare che a 19 anni invita a mollare finalmente gli ormeggi e a intraprendere il viaggio. Lui no.


Suicida a 19 anni a causa del gioco

da Quaderni Cannibali

 

        Diciannove anni. Come mia figlia. Come i miei ragazzi che hanno appena terminato l’esame di Stato. Un salto nel vuoto a Forio d’Ischia, davanti a quel mare che a 19 anni invita a mollare finalmente gli ormeggi e a intraprendere il viaggio. Lui no. “Cara mamma, scusa: ho sciupato tutti i soldi al gioco”, ha scritto. E si è gettato. L’hanno trovato sul selciato della scogliera.

Come sempre di fronte ai suicidi, anche oggi, sulla stampa, dieci righe di pianti di coccodrillo. Di M. C., 19 anni, di Barano d’Ischia, domani non si parlerà già più. Mors tua, fama mea. Via, veloci, avanti il prossimo scoop! Il massimo dello sforzo, oggi, levate di scudi per rendere il gioco illegale.

 

 

Contrordine, compagni! Qualcosa non torna in questo mondo che volevamo perfetto: nel luna park di specchietti per allodole dove i desideri non si esaudiscono appena: si creano. Sorry, un ingranaggio si è inceppato.

 

 

«Vogliamo tutto!», si grida nei cortei. Ma si parla di diritti, quasi mai di doveri. L’illusione di potere qualsiasi cosa, basta uno schiocco di dita. Senza regole, senza limiti (non l’età, non più il sesso…) E i desideri al potere.

 

 

L’uomo è libero, artefice del proprio destino. Finalmente si autodetermina, abbiamo insegnato. E se il destino non piace, sfidatelo! Così. Con un gratta e vinci. Con le slot. Con il poker-on-line, le scommesse in Internet. Questo, hanno imparato da noi i più giovani, nell’era dei self made men senza più padri, senza più mete. A cercare la strada più breve. A fuggire fatica, problemi, sofferenza, responsabilità. O a sfidarle, perché ci hanno detto che siamo dio in terra.

 

 

Nel luna park delle attrazioni h. 24, dove il virtuale si insinua nel reale, come queste onde del mare tra gli scogli, non si insegna la differenza tra realtà e fantasia. Né a vivere la vita, il presente. Ad accogliere le sfide, a rischiare decisioni.

 

 

Diciannove anni, come mia figlia. Come i miei ragazzi di scuola. Grandi, ma ancora bambini. Guardo il video girato a Forio, il corpo di M.C. sul selciato e penso che la ludopatia colpisce chi non ha incontrato qualcuno che ha giocato la sua vita sì, ma seriamente. E per qualcosa di grande.

 

 

Allora le lacrime di coccodrillo non servono; non servirà, da sola, nemmeno una legge che renda illegale il gioco d’azzardo. Basta chiacchiere: les jeux sont faits, rien ne va plus. 

 

 

Luisella Saro

http://www.culturacattolica.it

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