del 01 gennaio 2002
Ebbene sì, cari amici del Movimento Giovanile Salesiano, siamo giunti all’ultima tappa di questo nostro viaggio alla scoperta della Spiritualità Giovanile Salesiana, attraverso i suoi contenuti e cercando di capire assieme quello che Dio vuole da noi, i suoi figli.
In quest’ultimo punto affronteremo il tema della “spiritualità del servizio responsabile”; in altre parole la vita vissuta in pienezza, cercando e apprezzando tutti i “talenti” che ci sono stati dati da Dio per poi annunciarli e donarli agli altri.
“La politica del Padre Nostro”.
Per don Bosco la vita di un cristiano deve puntare con un certo interesse al servizio responsabile e all’agire, soprattutto verso e per gli altri. Dopo aver scoperto, conosciuto ed assaporato la propria vita, il senso che essa ha per ognuno di noi e tutti i segni della sua pienezza, non si può restare nel “proprio piccolo mondo” e tenere tutto per sé senza trasmetterlo e donarlo ad altre persone.
I giovani sentono il desiderio ed è quasi un obbligo, nel senso “buono” del termine, testimoniare nei propri luoghi (famiglia, scuola, lavoro, oratorio, ecc.) tutto ciò che si è sperimentato, vissuto, condiviso e imparato in precedenza.
Tutto questo, don Bosco, la chiama “la politica del Padre Nostro”: ovvero l’agire e la testimonianza di chi “lavora” per realizzare il Regno di Dio. Ma questo “modo di essere e di operare” deve puntare dritto al fine, senza farsi condizionare da altri fattori esterni che non condividono questo stile e possono ostacolare il proprio cammino.
Agire in questo senso (nel sociale, nel proprio oratorio, in famiglia, a scuola, al lavoro, con gli amici, ecc.) comporta una grande responsabilità e una particolare attenzione a non lasciarsi influenzare da “politiche” di correnti diverse che potrebbero far mettere da parte il principale obbiettivo che è il bene dei giovani, la loro salvezza e la strada verso la santità.
Ecco perché don Bosco chiedeva ai giovani di essere “buoni cristiani ed onesti cittadini” e cioè essere “onesti cittadini perché si è buoni cristiani”: questo è quello a cui la Spiritualità Salesiana Giovanile chiede di puntare, raggiungere e avere sempre come obbiettivo finale.
Essere giovani per i giovani con don Bosco.
Se i giovani agiscono, si esprimono e operano diventando luce e lievito per gli altri coetanei, allora significa che sono “giovani per i giovani”!
Un fattore che caratterizza la SGS è proprio l’animazione, come metodologia e come stile di educazione, sia verso i più piccoli che per la crescita di se stessi: don Bosco preferiva dare particolare attenzione ai ragazzi più poveri e abbandonati.
Il “protagonismo giovanile” è una cosa importante: ogni giovane deve sentirsi impegnato in prima persona nel collaborare/operare secondo le proprie capacità e le proprie abilità per mantenere vivo e forte il Sistema Educativo. La testimonianza responsabile e il gruppo di amici, soprattutto tra i giovani, sono due cose fondamentali per una buona crescita nello stile di don Bosco.
Guidati dallo Spirito del Signore e animati dalla Spiritualità Giovanile Salesiana, molti giovani hanno vissuto e vivono la propria esistenza come un dono; Giovanni Cagliero lo diceva già il secolo scorso (ma è tuttora attuale!): “Frate o non frate, io rimango con don Bosco”.
Ripercorrendo i vari punti!
La Spiritualità Giovanile Salesiana non è quindi una cosa irraggiungibile, alla quale non si può appartenere se non si è Santi o per la quale dobbiamo lasciare tutto ciò che abbiamo.
Ci chiede di “vivere il quotidiano”, di trovare in esso la felicità senza cercarla lontano chissà dove: magari anche in una risata, in una chiacchierata tra compagni, in ogni minuto che passa. Gettiamo le basi fin da giovani per un futuro ricco di amore per il prossimo: la vita è unica e dobbiamo ricordarci di “spenderla bene”!
La SGS ci rammenta anche che il nostro cammino deve puntare verso la Santità, che non è quella, come molti immaginano, di una vita fatta di sofferenze, rinunce, una cosa astratta, ecc. ma è unicamente la risposta dell’uomo alla chiamata di Dio. Don Bosco aveva una formula per farsi santi: l’allegria, il dovere (studio e preghiera) e far del bene agli altri. Penso che tutti possano cercare di seguire questi semplici consigli!
Una cosa da non dimenticare è l’amicizia con il Signore vivendo costantemente nella Fede: pensiamo alla familiarità che don Bosco e i suoi ragazzi avevano con Dio. Ai giovani che stavano con lui (molti dei quali ci assomigliano, altri erano ancora più poveri o svogliati) sembrava (ed era così!) di stare in famiglia, di essere al sicuro, in un posto accogliente: erano con don Bosco nella famiglia di Dio, nella quale tutti noi siamo accolti, se lo vogliamo.
La Chiesa è poi l’ambiente ideale e naturale per crescere nella Fede: la Confessione (Riconciliazione) e la Comunione (nell’Eucarestia) sono i due pilastri che sostengono l’edificio del sistema educativo salesiano. La preghiera e la presenza di Maria completano questo sistema che permette ai giovani, e non solo, di essere sereni dentro e vivere nella gioia della presenza di Dio.
Infine…
Tutto ciò è una grandissima dimostrazione dell’amore di Dio per noi e un segno incredibile di speranza per ognuno, dal più piccolo al più grande, dal più povero al più ricco, dal più bravo a quello meno capace! Siamo tutti assieme e senza distinzione i destinatari di questa Spiritualità Salesiana. Questo significa che tutti possiamo far parte dei “ragazzi di don Bosco”, quelli che lo hanno seguito, che hanno imparato da lui a capire le cose belle della vita, a non scoraggiarsi nemmeno di fronte alle sventure più brutte che ci possono accadere nel nostro cammino
E allora proseguiamo così anche noi, tenendo sempre accanto don Bosco, continuando a costruire il Regno di Dio, ringraziandoLo per tutte le cose che ci offre e donando tutta la nostra gioia e le nostre “avventure” a chi ci sta accanto per crescere assieme verso un mondo più santo!
Michele Zecchin
Mucha Suerte Versione app: 3.11.0.2 (5417521)