Senza lasciare traccia

Ci sono Film che con le loro trame ci raccontano storie avvincenti, che parlano a noi e ci aprono a diverse riflessioni, oltre a farci tenere incollati con il fiato sospeso nei nostri divani. Questo mese vi segnaliamo il film "Senza lasciare traccia"

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La scuola si basa anche sulle competenze sociali, non solo quelle intellettuali.

  • Durata: 109 minuti
  • Genere: Drammatico
  • Anno: 2018
  • Regia: Debra Granik

TRAMA

Will, ex veterano con disturbo post traumatico, vive nella foresta con la figlia tredicenne Tom. I contatti con la società sono ridotti al minimo, in quanto l'uomo non riesce a sopportare la presenza di troppe persone. Dopo essere stati scoperti vengono affidati ai servizi sociali, che li obbligano a vivere e lavorare in una comunità dell'Oregon. Ben presto Will si sente nuovamente oppresso e decide di fuggire con la riluttante figlia, che aveva appena iniziato ad ambientarsi.

La coppia si rifugia in un casolare sperduto, ma Will ha un incidente, ferendosi a una gamba, e Tom è costretta a cercare aiuto per soccorrerlo, trovando delle persone disposte ad aiutarli e ad accoglierli, senza portare l'uomo in ospedale. Una volta rimessosi, Will sente però il bisogno di allontanarsi ed isolarsi di nuovo. Questa volta però Tom si oppone, e padre e figlia sono così costretti a dividersi.

RIFLESSIONE

Il film racconta una storia intensa di sopravvivenza, solitudine e riconciliazione, in cui la speranza emerge in modo sottile ma significativo. La vicenda di Will, un ex veterano con disturbo post-traumatico da stress, e della sua giovane figlia Tom, è una riflessione sulla necessità di recuperare fiducia nelle relazioni, nella società e soprattutto in se stessi, anche dopo aver vissuto traumi profondi.

Nel contesto educativo, questa storia offre numerosi spunti di riflessione sulla speranza, intesa non come una visione ingenua e ottimistica, ma come una forza che può essere coltivata anche nei momenti più difficili e apparentemente senza via d'uscita. La figura di Tom, una ragazza che cresce in un contesto di isolamento e disconnessione, rappresenta il potenziale per un nuovo inizio, un'opportunità di cambiamento che può nascere solo attraverso il coraggio e la determinazione di chi, pur in difficoltà, non perde mai la speranza.

Dal punto di vista educativo, la speranza può essere vista come una risorsa fondamentale per la resilienza. La figura di Tom diventa simbolica di questa forza interiore che può essere risvegliata attraverso il sostegno, l'amore e la fiducia. Nonostante la ferita profonda del padre, la giovane ragazza trova la forza di non arrendersi, di cercare aiuto quando necessario e di prendere in mano la propria vita, contrastando l'istinto di suo padre di chiudersi nel dolore e nell'isolamento.

L’educatore, così come le persone che entrano in contatto con i giovani in difficoltà, può imparare da questa dinamica che, anche di fronte a comportamenti di fuga o di rifiuto, esistono sempre opportunità per stimolare la speranza. Un'educazione che sa guardare oltre la superficie dei problemi, che cerca di comprendere le cause del disagio e che lavora sul rafforzamento della relazione, può riaccendere una scintilla di speranza, come fa Tom quando si rifiuta di lasciare il padre da solo, scegliendo di affrontare il futuro insieme a lui.

La speranza, dunque, è strettamente legata alla fiducia nel cambiamento, anche quando questo sembra lontano o impossibile. Nel caso di Will e Tom, è il legame tra i due, pur segnato da tensioni e conflitti, che diventa il motore di un cambiamento possibile, non solo per il padre, ma anche per la figlia. In un contesto educativo, questo implica la consapevolezza che ogni persona, anche la più ferita o disillusa, può essere raggiunta, che ogni giovane può trovare la propria strada, se supportato con pazienza, comprensione e sostegno. La speranza, quindi, diventa non solo una questione di ottimismo, ma un atto di fiducia nelle potenzialità umane, anche quando tutto sembra perduto.

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