San Domenico Savio

Ricorre oggi la Festa di San Domenico Savio, che alla scuola di don Bosco è diventato modello di vita per migliaia di giovani!

Don Bosco e San Domenico Savio

Quando Don Bosco conobbe il futuro San Domenico quest’ultimo aveva appena 12 anni. Eppure il fondatore dei Salesiani rimase molto colpito da quel ragazzino così gentile e precoce, che sembrava avere le idee molto chiare su quello che sarebbe stato il suo futuro, tanto che accolse con piacere il desiderio del piccolo Domenico di studiare e lo portò con sé nell’oratorio di Valdocco, a Torino. Domenico non voleva semplicemente diventare un sacerdote: lui sapeva, sentiva che il suo destino era di diventare santo. Lo scrisse in un biglietto, quando San Giovanni chiese a tutti i suoi ragazzi di scrivere cosa desiderassero, e Domenico scrisse: “Mi aiuti a farmi santo”.

Ma Domenico aveva intrapreso il cammino verso la Santità già prima di incontrare il suo mentore. Il ragazzino era nato in una famiglia modesta a San Giovanni di Riva, in Piemonte. Il papà era un fabbro, la mamma una sarta, e Domenico ebbe molti fratelli e sorelle, la maggior parte dei quali morti in tenera età. Lui stesso sarebbe stato sempre di salute cagionevole, incapace di sconfiggere la tubercolosi che lo avrebbe ucciso così giovane.

Il suo desiderio di santità

Ammesso alla Prima comunione ad appena sette anni, Domenico scrisse su un altro foglietto i punti salienti del suo programma di vita. Un segno di ingenuità, se non fosse che le azioni da lui compiute negli anni successivi, i pochi che gli furono dati da vivere, confermarono in tutto e per tutto la sua determinazione.

Così scriveva il giovane Santo:

  • “Mi confesserò molto sovente e farò la comunione tutte le volte che il confessore mi darà licenza;
  • Voglio santificare i giorni festivi;
  • I miei amici saranno Gesù e Maria;
  • La morte, ma non peccati.”

A questi punti, Domenico aggiunse una vita all’insegna della bontà, della misericordia, dello spirito di sacrificio, oltre che all’assiduità alla Penitenza e al Sacramento dell’Eucaristia.

Don Bosco non prese alla leggera la richiesta del ragazzo di ‘aiutarlo a diventare santo’. Anzi, gli spiegò quelli che per lui erano i segreti della santità: vivere con allegria, osservare i doveri di studio e di preghiera, far del bene agli altri.  San Domenico fu così bravo a seguire le indicazioni del suo maestro che quando si ammalò e morì nel 1857 Don Bosco si affrettò a scrivere la sua biografia e a dimostrarne le virtù eroiche alla Santa Sede.

Dopo che gli furono attribuiti diversi miracoli di guarigione, San Domenico venne proclamato beato nel 1950 e canonizzato il 12 giugno 1954. La sua memoria liturgica è il 9 marzo, ma la Famiglia Salesiana lo celebra il 6 maggio.

L’abitino del miracolo di San Domenico Savio

Famoso per la devozione a San Domenico è “l’abitino”, lo scapolare che raffigura l’immagine del Santo, e ricorda quello che Domenico mise al collo della madre per invocare su di lei la protezione della Vergine durante una gravidanza pericolosa. La storia racconta che, mentre studiava presso Don Bosco, Domenico chiese di poter andare a far visita alla madre, sofferente a causa di una gravidanza difficile. Quando la vide il ragazzino l’abbracciò, la baciò e al momento della sua partenza la donna stava già meglio. Non solo si riebbe, ma diede anche alla luce una bambina sana. Al collo le trovarono un piccolo scapolare di stoffa cucito come un abitino e legato con un nastro. Interrogato a riguardo, Domenico ammise di aver messo al collo della mamma quello che lui stesso definì “l’abitino della Madonna“. Per questo San Domenico è invocato anche come santo delle culle e delle partorienti e l’abitino è divenuto un oggetto di devozione che protegge e custodisce le donne in attesa e i loro bambini.

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Tratto da: holyart.it

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