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Quando il lavoro non c'è più

Drammi quotidiani che, con maggiore o minore violenza, vengono vissuti da Nord a Sud. Storie, da cui traspare una grandissima dignità, che restituiscono l'immagine di un popolo che non vuole arrendersi e che prova a farcela. Nonostante tutto.


Quando il lavoro non c'è più

da Attualità

del 25 giugno 2012 (function(d, s, id) { var js, fjs = d.getElementsByTagName(s)[0]; if (d.getElementById(id)) return; js = d.createElement(s); js.id = id; js.src = '//connect.facebook.net/it_IT/all.js#xfbml=1'; fjs.parentNode.insertBefore(js, fjs);}(document, 'script', 'facebook-jssdk'));            Miete vittime anche tra i più giovani. La crisi, ritenuta responsabile dei molti recenti casi di suicidio, non guarda in faccia all’età o al sesso. E non da oggi. Le cronache nazionali e regionali  danno notizie di padri di famiglia che in poco tempo hanno perso la loro unica fonte di reddito ma anche di ragazzi che il lavoro sono dovuti andarlo a cercare lontano da casa o di giovanissimi che per dare una mano ai genitori hanno abbandonato gli studi. (function(d, s, id) { var js, fjs = d.getElementsByTagName(s)[0]; if (d.getElementById(id)) return; js = d.createElement(s); js.id = id; js.src = '//connect.facebook.net/it_IT/all.js#xfbml=1'; fjs.parentNode.insertBefore(js, fjs);}(document, 'script', 'facebook-jssdk'));

Diciassettenne lascia la scuola perché il papa ha perso il lavoro

          Qualche tempo fa la vicenda di uno studente di Rovereto di 17 anni fece il giro d'Italia. “Mio padre ha perso il lavoro. Devo cercare io qualcosa da fare per sostenere la famiglia. Ho riflettuto, ma non ci sono alternative: lascio la scuola”, annunciò destando sconcerto e preoccupazione. Davanti al licenziamento del papà, il ragazzo sentì infatti la forte responsabilità di non pesare sul bilancio familiare. Come lui, molti altri coetanei del quarto o quinto anno si erano trovati un lavoretto, magari per riuscire a pagare con i propri soldi la gita scolastica. “È dura mantenere due o tre figli alle superiori, ancora più difficile, ovviamente, se i genitori sono in cassa integrazione o hanno perso il lavoro. C'è chi arriva a fare un mutuo per pagare un viaggio d'istruzione, che magari costa qualche centinaio di euro. Per questo noi stiamo molto attenti a proporre iniziative, perché devono essere alla portata di tutti. Questa realtà mi ha sconvolto, ma è vero”, aveva detto la preside dell'Istituto.

Cinquantenne: la disperazione di restare senza lavoro e con un mare di debiti sulle spalle

          Sono passati molti mesi da quell'episodio choc e la situazione pare essersi aggravata. “Facevo l'autotrasportatore fino a due anni fa, quando l'attività comincia ad andare male: un po’ per gli aumenti, poi la crisi che ha investito tutti ed infine l’azienda cui fornivo i servizi è fallita lasciandomi senza lavoro e con un mare di debiti sulle spalle”, racconta Giovanni. Ha 50 anni, è sposato e ha due figli. La sua vicenda è comune a tanti altri che, di punto in bianco, si sono ritrovati senza un lavoro. “Mi hanno sequestrato il furgone, ho dovuto vendere anche l'auto perché non potevo più permettermela. Sono oppresso dai debiti, non so più dove sbattere la testa”, continua l’ex camionista a cui è pure arrivato  – ovviamente – lo sfratto per morosità. Usa parole come “disperazione” e “inferno” per descrivere la sua situazione, ma non si nega un barlume di speranza: lancia un appello su internet e si augura che qualcuno possa aiutarlo a “ridare un senso all’esistenza”.

Quarantenne chiude l’impresa e diventa interinale

 

          Cambia la collocazione geografica, ma non la sostanza dei fatti. Paolo ha 44 anni, è un operaio di Castelfranco Veneto. É specializzato nella lavorazione del cartongesso, un mestiere che ha imparato quando era poco più che adolescente. “Sono stato costretto a chiudere la mia impresa. Non c’era più abbastanza lavoro, non riuscivo a pagare le tasse”, confida Paolo che però non si perde d’animo e viene assunto in una ditta del padovano. Anche questa nuova ditta però non ce la fa e gli annuncia il licenziamento: per Paolo comincia così il calvario delle agenzie interinali.

          Stessa sorte per Marina: “sono una donna cinquantenne che ha perso il lavoro due anni fa. Il primo anno di mobilità ho lavorato un po’ in qualche azienda; finita la mobilità ed entrata nella lista di disoccupazione, ho continuato a girare per le aziende”.

Ventottenne perde il lavoro ed è costretto ad emigrare

 

          Giuseppe di anni ne ha appena 28 anni e lavora da quando ne aveva 17. “Ho perso in un anno due lavori, uno come insegnante di grafica 3D, l’altro come direttore tecnico: così – rivela - sono caduto in depressione, mi sono arrangiato a fare un po’ tutto quello che trovavo, e per fortuna essendo un fotografo professionista ho campato di questo, facendo anche le fotografie di matrimoni, perché era la cosa più immediata per fare soldi e cercare di risollevare la situazione”.

          La mancanza di lavoro è qualcosa che logora, dentro e in profondità: “non vedi più niente, cerchi delle soluzioni e non le trovi: questo significa distruggere anche il tuo rapporto di coppia che, inevitabilmente, risente in modo devastante di tutto questo”. É il senso di fallimento che si fa strada, che si insinua nella mente e avvelena il rapporto con gli altri. Fino a quando Giuseppe decide di emigrare a Londra.

Giovane donna perde il lavoro e finisce a dormire in stazione

          Se qualcuno dunque trova la forza di reagire – facendo scelte per niente facili o scontate – per altri perdere il lavoro significa cambiare totalmente volto alla propria vita. “Ero dipendente, l’unica, in un’attività che ha cominciato a spegnersi piano piano. Circa sei mesi fa mi sono trovata senza lavoro, non sono più riuscita a pagare l’affitto e a metà gennaio, con parecchi arretrati, sono stata sfrattata”, dice una donna emiliana per la quale l'unica soluzione è stata quella di andare a dormire nella stazione cittadina.

          Drammi quotidiani che, con maggiore o minore violenza, vengono vissuti da Nord a Sud. Storie, da cui traspare una grandissima dignità, che restituiscono l'immagine di un popolo che non vuole arrendersi e che prova a farcela. Nonostante tutto.

Stefania Careddu

http://www.vocazioni.net

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