Mi parve di vedere entrare nella mia camera un gran mostro che, avanzandosi, venne a porsi ai piedi del letto. Aveva la forma di un rospo ripugnante e gigantesco. Io lo guardavo senza fiatare, mentre quello s'ingrossava sempre più.
del 20 gennaio 2006
Qualche volta erano talmente terribili le cose che Don Bosco vedeva nei suoi sogni, che restava sgomento e non si decideva a parlare. È il caso di alcuni sogni fatti a Lanzo nei primi giorni dell’aprile 1868. Ma un ultimo sogno lo decise a raccontare ai giovani dell’Oratorio anche gli altri. La sera del 30 aprile parlò così:
 
«Miei cari figliuoli, ho fatto un sogno ed ero deciso di non far ne parola a voi, sia perché dubitavo che fosse un sogno come tutti gli altri che si presentano alla fantasia nel sonno; sia perché tutte le volte che ne ho raccontato qualcuno, ci fu sempre qualche osservazione o qualche reclamo. Ma un altro sogno mi obbliga a parlarvi del primo. Voi sapete che sono stato a Lanzo per avere un pò di quiete. Orbene, l’ultima notte che dormii in quel collegio, messomi a letto, mentre cominciavo a prender sonno, mi si presentò alla fantasia quanto sto per dirvi.
 
Mi parve di vedere entrare nella mia camera un gran mostro che, avanzandosi, venne a porsi ai piedi del letto. Aveva la forma di un rospo ripugnante e gigantesco. Io lo guardavo senza fiatare, mentre quello s’ingrossava sempre più. Era di color verde con una linea rossa intorno alla bocca e alla gola che lo rendeva ancora più spaventoso. I suoi occhi erano di fuoco; sul naso si alzavano due corna; dai fianchi spuntavano due alacce verdastre. Aveva una lunga coda che terminava in due punte. In quei momenti mi pareva di non aver paura; ma quando il mostro cominciò ad avanzarsi verso di me allargando la bocca ampia e fornita di grossi denti, allora fui preso da grande terrore. Mi feci il segno di croce, ma a nulla valse; suonai il campanello, ma nessuno mi udì; gridai, ma invano: il mostro non fuggiva.
 
— Che vuoi da me, brutta bestiaccia — gridai allora.
 
Ma egli continuò ad avanzare. A un tratto, posate le zampe anteriori sulle sponde del letto, si tirò su lentamente, poi si fermò a fissarmi. Quindi, allungatosi in avanti, protese il muso verso la mia faccia e spalancò la bocca. Io ero paralizzato dall’orrore. Mi misi a urlare, gettai la mano indietro cercando l’acquasantino, ma non trovandolo, battevo pugni nel muro. Intanto il rospo abboccò per un istante la mia testa in modo che mi trovai con la metà della persona dentro quelle orride fauci. Allora gridai:
 
— In nome di Dio, perché mi fai questo?
 
Il rospo, al mio grido, si ritirò un tantino, lasciando libera la mia testa. Mi feci nuovamente il segno di croce ed essendo finalmente riuscito a intingere le dita nell’acquasantino, gli gettai sopra un po’ di acqua benedetta. Allora quel demonio, mandando un urlo terribile, precipitò indietro e scomparve.
 
Ma mentre scompariva il mostro, io potei udire distintamente una voce che dall’alto pronunciò queste parole: “Perché non parli?” Il direttore di Lanzo Don Lemoyne quella notte si svegliò a causa delle mie urla prolungate, udì che battevo le mani contro il muro e il mattino seguente mi domandò:
 
— Don Bosco, questa notte ha sognato?
 
— Perché mi fai questa domanda?
 
— Ho udito le sue grida.
 
Avevo dunque conosciuto la volontà di Dio; dovevo dirvi ciò che ho veduto. Quindi ho deciso di raccontarvi tutti i sogni che ho fatto in quei giorni, perché mi sento obbligato in coscienza, e anche per liberarmi da visioni tanto orribili come quella del rospo».
 
 
 
In quella voce venuta dall’alto, che rimprovera Don Bosco per ché non ha raccontato alcuni sogni, si può vedere uno di quegli elementi soprannaturali che caratterizzano i sogni di Don Bosco e ci confermano che non erano dei semplici sogni. Ci sarebbe da augurarsi che la stessa voce di richiamo sentissero e ascoltassero i genitori che vedono i figli mettersi su cattiva strada e non parlano.
san Giovanni Bosco
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