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Per grazia siete stati chiamatiOmelia della messa delle professioni

Voi giovani qui presenti, nelle vostre scelte vocazionali di matrimonio, di vita consacrata o sacerdozio, potete coltivare la speranza che l'Amore può durare per sempre, che l'Amore può riempire tutta una vita, che l'Amore è credibile, anzi che solo l'Amore è credibile.


Per grazia siete stati chiamatiOmelia della messa delle professioni

da Teologo Borèl

del 17 settembre 2006

Carissima suor Alessandra,

Carissimi Manolo, Eros, Luca, Vanni, Gabriele, Paul Erik,

in questo momento di grazia per voi, per le vostre famiglie e per i giovani, per le Congregazioni SDB e FMA, per la Chiesa, Dio vi consacra a Sé con il dono del suo Spirito e vi invia ad essere evangelizzatori dei giovani, sui passi di Don Bosco e di Madre Mazzarello.

Con la professione perpetua voi siete invitati a dire pubblicamente che intendete offrire la vostra vita a Dio, volete camminare al seguito di Cristo obbediente, povero e casto, desiderate lavorare con la forza del suo Spirito alla costruzione del Regno, per sempre.

Questa celebrazione avviene durante l’Eucaristia, che ci ricorda come ogni vocazione cristiana sia condivisione della vita di Cristo fino alla croce. In tal modo voi vi assumete l’impegno di fare il dono di voi stessi sull’esempio del Signore Gesù, che è venuto a dare la sua vita in riscatto per tutti e che nell’Eucaristia ci ha lasciato questo memoriale.

 

 

1. Memoria del dono di Dio

Secondo le parole di Mosè, ascoltate nella prima lettura, il momento che celebriamo è innanzitutto memoria del dono che Dio vi ha fatto. Tanti vi conoscono e vi hanno visto crescere; ma Dio vi ha pensato da sempre. Egli vi ha scelto e vi ha chiamato; vi ha formato e vi ha accompagnato fino a questo giorno. Perciò insieme a voi oggi tutti noi facciamo memoria riconoscente di quanto Dio ha operato per voi.

La teologia dell’elezione pervade tutto l’Antico Testamento e si trova fortemente espressa nel Deuteronomio. «Il Signore tuo Dio ti ha scelto per essere il suo popolo, un popolo privilegiato tra tutti i popoli». Israele è un popolo separato, il popolo di Dio a Lui consacrato. Tale privilegio è fondato sull’amore di Dio e sulla fedeltà alle promesse. Dio non rigetterà mai il popolo eletto e sarà sempre fedele. Cosi voi siete stati scelti da Dio, per essere segni credibili del suo amore ai giovani.

La vocazione è dono gratuito, immeritato, prezioso. Alla sua origine c’è il libero donarsi di Dio. “Tutto è dono”, ma specialmente lo è la vocazione. Essa perciò va accolta come grazia e vissuta con gratuità. “Tutto abbiamo ricevuto”. Bello è il dono della vocazione e gioia suscita la sua accoglienza. «Per grazia siete stati chiamati». Memoria è riconoscimento e riconoscenza. Senza memoria non c’è storia vocazionale. Ricordate e non dimenticate: «Il Signore si è legato a voi e vi ha scelto, perché il Signore vi ama».

Sono qui accanto a voi i vostri familiari, le parrocchie in cui siete cresciuti, le comunità salesiane che vi hanno accompagnato e i giovani vostri amici; essi sono testimoni che avete creduto all’Amore. Vi siete sentiti amati dall’Amore che mai delude e proprio per questo potrete essere fedeli. «Riconoscete che il Signore vostro Dio è Dio, il Dio fedele, che mantiene la sua alleanza e la sua benevolenza per mille generazioni, con coloro che lo amano». Questo vi assicura la parola di Dio e per questo tutti noi preghiamo.

Nel nostro contesto culturale talvolta notiamo disorientamento di scelte, povertà di motivazioni, mancanza di orizzonti, freddezza di cuore. Dio vi ha condotto per mano. Siamo certi: Egli continuerà a farlo anche in futuro. La vostra vita sarà allora splendore di luce, freschezza di vento, ardore di fuoco. La memoria grata dei doni ricevuti diventerà in voi, come in Don Bosco e Madre Mazzarello, donazione gratuita e gioiosa.

A Colonia Benedetto XVI ha detto ai giovani consacrati, parlando della vocazione: «Cari amici, voi state vivendo la bellezza della chiamata nel momento che potremmo definire di “innamoramento”. Il vostro animo è colmo di stupore, che vi fa dire nella preghiera: Signore, perché proprio a me? Ma l’amore non ha “perché”, è dono gratuito, a cui si risponde con il dono di sé».

 

 

2. Amicizia del Signore Ges√π

Nei discorsi di addio del Vangelo di Giovanni, da cui è stato tratto il brano odierno sulla vera vite, il Signore Gesù parla con i suoi discepoli delle cose che gli sono più care: l’amore fraterno, l’amore più grande, l’amore del Padre e del Figlio, l’unità nell’amore. Di questo oggi Egli parla anche a voi.

Il Signore Gesù vi ha amati con lo stesso amore del Padre. Non voi avete scelto Lui, ma Lui ha scelto voi. Non vi chiama servi, ma amici. Gesù vi dice: «Rimanete in me ed io in voi», come il tralcio è unito alla vite. Egli vi invita a vivere questa amicizia con Lui. Egli vi ha amato per primo ed ha preso l’iniziativa di scegliervi e di chiamarvi amici. Rimanete nel suo amore! Restare nell’amore di Cristo garantisce una fedeltà che dura tutta una vita.

Il Signore Gesù è «la vera vite» e noi siamo i tralci. «Come il tralcio non può portare frutto da se stesso se non rimane nella vite», così anche voi se non rimanete in Lui. Se rimarrete in Lui, farete molto frutto. Il Signore Gesù dichiara esplicitamente a voi suoi discepoli: «Senza di me non potete far nulla» e poi subito vi rincuora: «Se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi, chiedete quel che volete e vi sarà dato».

Il Signore Gesù vi ha scelto, vi ha reso suoi amici e vi ha costituito «perché andiate e portiate frutto». Siete stati scelti per portare i frutti dell’amore di Cristo: l’amore vicendevole senza misura, l’amore più grande che dà la vita, l’unità nell’amore. Portando questi frutti, resterete per sempre Suoi amici. Allora attraverso la vostra testimonianza i giovani scopriranno che è bello stare con il Signore Gesù e che la Sua amicizia rende felici.

Proprio come il Papa Benedetto ha detto loro all’inizio del pontificato: «Chi fa entrare Cristo nella sua vita, non perde nulla, nulla - assolutamente nulla - di ciò che rende la vita libera, bella e grande. No! solo in questa amicizia si spalancano le porte della vita. Solo in questa amicizia si dischiudono realmente le grandi potenzialità della condizione umana. Solo in questa amicizia noi sperimentiamo ciò che è bello e ciò che libera. Così, oggi, io vorrei, con grande forza e grande convinzione, a partire dall’esperienza di una lunga vita personale, dire a voi, cari giovani: non abbiate paura di Cristo! Egli non toglie nulla, e dona tutto. Chi si dona a lui, riceve il centuplo. Sì, aprite, spalancate le porte a Cristo - e troverete la vera vita».

 

 

3. Santità nello Spirito

La seconda lettura infine ci presenta un brano tratto dalla lettera ai Colossesi, in cui Paolo esplicita il frutto che il Signore Gesù si attende da voi: il frutto dell’amore. «Rivestitevi di sentimenti di misericordia, di bontà, di umiltà, di mansuetudine, di pazienza». Il dono della vocazione vi ha riempito di gioia; è la gioia che deriva dall’aver creduto all’Amore. Questo è il mistero della chiamata: credere all’Amore e portare i frutti dell’amore.

La vocazione è un tesoro inestimabile. La vostra fragilità non vi ha impedito di lasciarvi affascinare da Cristo e di lasciarvi afferrare da Lui. Per questo siete pieni di gioia e di speranza. La vostra gioia diventi contagiosa, affascinante, attraente e si trasformi in affabilità, gentilezza e cortesia con tutti. «Siate riconoscenti».

Il vostro compito è la perfezione dell’amore, ossia la santità. Essa è opera dello Spirito, il cui frutto è amore, gioia, pace, pazienza, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza, dominio di sé. «Al di sopra di tutto vi sia la carità, che è il vincolo della perfezione». Il dono più bello che potete offrire ai giovani e la proposta più radicale che potete fare loro è la santità. E’ la proposta che Don Bosco fa a voi e per mezzo vostro rivolge ai giovani: Siate santi.

A Colonia il Papa Benedetto ha affermato, rivolgendosi ai giovani, che «i santi sono i veri riformatori» e che «solo dai santi, solo da Dio, viene la vera rivoluzione, il cambiamento decisivo del mondo». La rivoluzione di Dio nella storia è la vostra santità.

Questa celebrazione della professione perpetua risulta incoraggiante per voi, perché siete circondati da numerosi fratelli e sorelle, che vivono in fedeltà la loro vocazione cristiana: salesiani, figlie di Maria Ausiliatrice, presbiteri, famiglie. Essi sono il segno eloquente che l’amore di Dio non delude, che Cristo è capace di affascinare per tutta la vita, che lo Spirito suscita un desiderio costante di santità. Attraverso la loro fedeltà voi vedete che è possibile iniziare un’avventura con Dio, che è capace di durare per sempre, fino alla fine.

Voi giovani qui presenti, nelle vostre scelte vocazionali di matrimonio, di vita consacrata o sacerdozio, potete coltivare la speranza che l’Amore può durare per sempre, che l’Amore può riempire tutta una vita, che l’Amore è credibile, anzi che solo l’Amore è credibile.

Don Bosco fu l’uomo di una sola passione, così fu anche Madre Mazzarello. Il primato di Dio nella loro vita e, a causa di questo, la dedizione generosa ai giovani poveri, si fusero in un progetto unitario di vita: «la maggior gloria di Dio e la salvezza delle anime». Anche voi ispiratevi a loro come modelli, imitateli, invocateli. Sarete così salesiani e salesiane appassionati.

Don Bosco ci ha lasciato come preziosa eredità spirituale e pastorale l’affidamento fiducioso a Maria: Lei è il nostro Aiuto, è la Madre della Chiesa; Lei è l’aiuto dei giovani e delle vocazioni, è la Madre di tutti. Maria, prega per tutti noi, i giovani, le vocazioni, le famiglie; prega specialmente per questi giovani che oggi Dio consacra a Sé per sempre Amen.

 

don Francesco Cereda

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