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Omelia: Domenica della Divina Misericordia

Per volere di Giovanni Paolo II la prima domenica dopo Pasqua viene anche chiamata Domenica della Divina Misericordia. Istituendo questa festa, nel 2000, il Santo Padre ha voluto esaudire la volontà di Gesù stesso. Il 22 febbraio 1931 una suora polacca, oggi santa, Faustina Kowalska, ebbe una visione in cui le appariva Gesù vestito di bianco....


Omelia: Domenica della Divina Misericordia

da Quaderni Cannibali

del 12 aprile 2012 (function(d, s, id) { var js, fjs = d.getElementsByTagName(s)[0]; if (d.getElementById(id)) return; js = d.createElement(s); js.id = id; js.src = '//connect.facebook.net/it_IT/all.js#xfbml=1'; fjs.parentNode.insertBefore(js, fjs);}(document, 'script', 'facebook-jssdk')); 

          Per volere di Giovanni Paolo II la prima domenica dopo Pasqua viene anche chiamata Domenica della Divina Misericordia. Istituendo questa festa, nel 2000, il Santo Padre ha voluto esaudire la volontà di Gesù stesso. Il 22 febbraio 1931 una suora polacca, oggi santa, Faustina Kowalska, ebbe una visione in cui le appariva Gesù vestito di bianco; aveva un mano alzata per benedire e l’altra sul petto, da cui uscivano due grandi raggi, uno rosso e uno pallido. In quell’occasione Gesù le chiese di far dipingere un’immagine secondo quel modello ed espresse il desiderio che questa immagine fosse venerata nel mondo intero; in particolare nella prima domenica dopo Pasqua, che sarebbe dovuta diventare la Festa della Misericordia. A quell’apparizione ne seguirono altre.

          Gesù spiegava così la ragione per cui chiedeva l'istituzione della festa: 'Le anime periscono, nonostante la Mia dolorosa Passione” . Attraverso la fiducia nel suo amore Gesù vuole fare arrivare a ogni uomo il frutto della  sua morte e risurrezione, la salvezza, che spesso non è accolta per paura e diffidenza. E la via che ha scelto per mostrare il suo amore in questi nostri tempi è un mezzo semplice come un’immagine; un’immagine che Lui definisce “ il recipiente col quale gli uomini debbono venire ad attingere le grazie alla sorgente della misericordia”. Gesù disse a suor Faustina: “Il peccatore non deve avere paura di avvicinarsi a me. La sfiducia delle anime mi strazia le viscere. Ancora di più mi addolora la sfiducia delle anime elette. Nonostante il mio amore inesauribile non hanno fiducia in me. Nemmeno la mia morte è stata sufficiente per loro.” 

Per questo Gesù chiese che sotto l’immagine comparisse la scritta: 'Gesù, confido in te!' (“Jesu, ufam tobie” in polacco.)

          Io sono venuta a conoscenza del messaggio affidato a suor Faustina proprio nel modo che ha voluto Gesù: vedendo la sua immagine esposta in una chiesa durante la celebrazione della festa della Misericordia. Per questo credo che prima di ogni riflessione è importante guardare quest’immagine e attingere ad essa col recipiente della fiducia l’amore che Gesù vuole donarci. Era la prima domenica dopo Pasqua di otto anni fa e avevo accompagnato mia mamma a messa presso un gruppo di Rinnovamento nello Spirito; non sapevo nulla delle apparizioni di Gesù a suor Faustina e della Festa della Misericordia. Un grande quadro di Gesù Misericordioso era esposto nella cappella dove mi trovavo.

          La predica del sacerdote fu basata interamente sul commento dell’immagine, da cui non staccai lo sguardo per tutta la durata della messa. Parlò della lancia del soldato romano che apriva il Cuore di Gesù; essa corrispondeva a ogni nostro peccato, ai nostri “no” alla vita. La lancia apriva nel cuore uno squarcio da cui uscivano sangue e acqua. Quello  squarcio creava un passaggio; era una porta che si apriva per noi e ci offriva l’accesso al Cuore di Gesù. Il nostro peccato, anziché separarci  da Lui- come succede con gli uomini a cui facciamo del male- ci apriva paradossalmente una strada verso la sua più grande intimità. Per percorrere quella strada è necessario abbandonare la paura e fidarsi: Gesù, confido in te!  Veramente Gesù non ha voluto che nulla ci separasse da lui, nemmeno il male di cui possiamo renderci colpevoli.

Il nostro peccato non è un ostacolo per gettarci nelle braccia di Dio

          Perché Dio apre all’anima pentita una porta privilegiata che va dritta alle profondità del suo cuore, la ferita del costato, attraverso la quale dona la vita nuova contenuta nel sangue e dall’acqua. Dice Gesù a suor Faustina (nel diario): “La tua miseria non è un ostacolo per la mia misericordia. Figlia mia, scrivi che quanto più grande è la miseria, tanto maggiore è il diritto che ha alla mia misericordia ed esorta tutte le anime alla fiducia nell’insondabile abisso della mia misericordia che venne spalancata dalla lancia sulla croce per tutte le anime, non ho escluso nessuno.”

          Miseria e misericordia si incontrano, come nell’abbraccio del buon samaritano che solleva l’uomo dalla polvere della strada. Per alcuni anni ho visto una stampa che rappresentava questa scena nella chiesa della Consolata, appesa vicino ai confessionali. Gesù nelle vesti di buon samaritano chinato sull’uomo abbandonato mezzo morto sul ciglio della strada dopo essere stato assalito dai briganti ; sullo sfondo una frase in latino, la traduzione dell’espressione che leggiamo nel vangelo “ne ebbe compassione”. L’amore misericordioso si china sulle ferite e sulla debolezza della nostra miseria. Come il samaritano versa olio e vino sulle ferite del moribondo, così il cuore di Gesù versa per noi l’acqua e il sangue della vita divina, la vita che ha dato per noi sulla croce. L’acqua che ci lava dai peccati nel sacramento della confessione e il sangue che ci nutre e ci dà la forza per vincere il male attraverso il sacramento dell’Eucaristia. Questa possibilità è data a tutti, anche ai più deboli, a noi quando siamo più deboli. La debolezza non è un impedimento alla santità, anzi, secondo le parole di san Paolo:” è quando sono debole che sono forte” perché “tutto posso in colui che mi dà forza”.

          Nel suo diario santa Faustina scrive di voler avanzare nella vita come un bambino, a piccoli passi, concentrata sul presente, allontanando i fantasmi del passato e del futuro, confidando solo nella misericordia di Gesù. “O momento presente, tu mi appartieni completamente, desidero utilizzarti per quanto è in mio potere e, nonostante io sia piccola e debole, mi dai la grazia della tua onnipotenza.” Ciò che ci chiede Gesù è di affidarci a lui e mettere le nostre paure e le nostre debolezze nel suo Cuore. Lui ci darà la Sua Forza per combatterle. E’ questo l’invito che Gesù fa a suor Faustina e, attraverso di lei, a tutti noi, “vivere all’ombra dei raggi del Suo Cuore”; secondo le parole di una breve preghiera che le aveva insegnato: “ O Sangue e Acqua che scaturisti dal Cuore di Gesù come sorgente di Misericordia per noi, io confido in Te!”.

          Mi piace pensare che domenica Gesù ci attende a messa come Tommaso nel cenacolo, coi nostri dubbi e le nostre paure, per mostrarci il suo Cuore trafitto: “Metti qui il tuo dito e guarda le mie mani, stendi la tua mano e mettila nel mio costato, e non essere incredulo, ma credente!”. Ciò che provò san Tommaso in quel tocco dovette essere qualcosa di meraviglioso e grande a cui rispose con l’abbandono e la confidenza del suo cuore: ”Mio Signore e mio Dio!”. Un dono che Gesù vuole fare a tutti noi nella festa della Misericordia, perché anche noi possiamo essere rafforzati nella fede e confidenza in Lui. La Chiesa concede l’indulgenza plenaria se confessati e comunicati, perché il dono sia il più grande possibile. 

 

Il nostro amato Giovanni Paolo II ci ha lasciato proprio alla vigilia della festa. Lui che fin da giovane aveva considerato un tesoro prezioso il messaggio rivelato a suor Faustina ha illuminato questa domenica del riflesso della Misericordia splendente nel suo cuore. Le ultime parole scritte per noi dal Papa sono state quelle dell’Angelus che doveva pronunciare in occasione della Festa e che invece ha letto in piazza san Pietro il cardinal Sodano all’indomani della sua morte. Ce le ha lasciate come un testamento spirituale:

Carissimi Fratelli e Sorelle! Risuona anche oggi il gioioso Alleluia della Pasqua. L’odierna pagina del Vangelo di Giovanni sottolinea che il Risorto, la sera di quel giorno, apparve agli Apostoli e 'mostrò loro le mani e il costato' , cioè i segni della dolorosa passione impressi in modo indelebile sul suo corpo anche dopo la risurrezione. Quelle piaghe gloriose, che otto giorni dopo fece toccare all’incredulo Tommaso, rivelano la misericordia di Dio, che 'ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito'. Questo mistero di amore sta al centro dell’odierna liturgia della Domenica in Albis, dedicata al culto della Divina Misericordia. All’umanità, che talora sembra smarrita e dominata dal potere del male, dell’egoismo e della paura, il Signore risorto offre in dono il suo amore che perdona, riconcilia e riapre l’animo alla speranza. E’ amore che converte i cuori e dona la pace. Quanto bisogno ha il mondo di comprendere e di accogliere la Divina Misericordia! Signore, che con la tua morte e risurrezione riveli l’amore del Padre, noi crediamo in Te e con fiducia ti ripetiamo quest’oggi: Gesù, confido in Te, abbi misericordia di noi e del mondo intero!”

Don Gianni

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