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Omelia: 2° domenica di Quaresima

Il Dio “assurdo”!: sembra quasi che Dio provi gusto nel turbare questa pace, questa gioia, così fresca e fragile: infatti “Prendi il tuo unico figlio, quello che ami, e offrimelo in olocausto sul monte che io ti indicherò!” Una richiesta che...


Omelia: 2° domenica di Quaresima

da Quaderni Cannibali

del 01 marzo 2012 (function(d, s, id) { var js, fjs = d.getElementsByTagName(s)[0]; if (d.getElementById(id)) return; js = d.createElement(s); js.id = id; js.src = '//connect.facebook.net/it_IT/all.js#xfbml=1'; fjs.parentNode.insertBefore(js, fjs);}(document, 'script', 'facebook-jssdk')); 

Letture: 

Genesi 22, 1-18                Romani 8, 31-34                 Marco 9, 2-10           Focalizzerò il mio commento alla Parola di Dio di questa settimana sulla prima lettura, tratta dal libro della Genesi, invitandoti a leggere tutto il capitolo 22. Lo sentirai proclamare domenica un po’ ‘tagliuzzato’: sono omessi dei particolari molto ricchi e utili. Si tratta della pagina che parla del “sacrifico di Isacco”. Lascio quindi alla tua riflessione il brano evangelico della “trasfigurazione”, ugualmente ricco e carico di conseguenze pratiche per la vita di questo tempo di quaresima.            1. Quadro della situazione: per capire la lettura odierna occorre fare un piccolo passo indietro. Dio aveva detto ad Abramo: “Esci dalla tua terra e va’ nel paese che ti indicherò!” e Abramo lascia la sua città di Ur in Caldea e segue il suo Dio. La sua risposta sarà sempre “Eccomi”. Dio, come ricompensa di un’obbedienza così pronta, gli promette una discendenza “numerosa come le stelle del cielo e come i granelli di sabbia della spiaggia!”, ma il tempo passa e sua moglie Sara non riesce a dargli un erede… Abramo tace e continua in silenzio il suo cammino. Dopo 20 anni di attese, di speranze ecco che il figlio Isacco arriva, finalmente: quale gioia, quale diga di sogni si spalanca sul futuro.   Dio ha tenuto fede alle sue promesse! Sia benedetto il Signore!           2. Il Dio “assurdo”!: sembra quasi che Dio provi gusto nel turbare questa pace, questa gioia, così fresca e fragile:  infatti “Prendi il tuo unico figlio, quello che ami, e offrimelo in olocausto sul monte che io ti indicherò!” Una richiesta che, dopo quello che abbiamo visto, appare oltremodo assurda e fa apparire questo Dio ai nostri occhi come qualcosa di mostruoso, se non addirittura di ‘sanguinario’… La risposta di Abramo è il silenzio obbediente: “si alzò di buon mattino, sellò l’asino…” “Eccomi”: la risposta che attraversa come un filo rosso tutta la Storia Sacra, questo progressivo innamoramento di Dio con l’umanità. E i protagonisti di questa storia sono Samuele, Geremia, Isaia… Maria di Nazaret, Giuseppe, gli Apostoli… Gesù, di cui la lettera agli Ebrei dice “Ecco io vengo a fare la tua volontà!”.  Una serie innumerevole di uomini e di donne obbedienti!Se c’è una cosa che accomuna i santi è proprio la loro obbedienza!   Nella loro vita viene il momento in cui Dio chiede loro “Prendi il tuo unico figlio e offrimelo in olocausto!” e sono santi proprio perché hanno saputo rispondere “Eccomi”.           La stessa cosa succede a noi: Dio ci invita a prendere con Lui il largo: ma noi abbiamo paura, non ci fidiamo, anche se a parole diciamo che Dio è buono, fedele, ricco di misericordia…. I santi invece sono quelli che hanno saputo dare a Dio … “il figlio!” e rispondere “Eccomi”.           4. Il momento della crisi: Abramo per seguire la chiamata di Dio ha lasciato Ur, ha obbedito e si è dato con generosità al compito che di volta in volta gli veniva indicato.Don Bosco per 5 anni fa una via crucis tremenda in Torino raccogliendo i giovani poveri con passione ed entusiasmo. Rinuncia persino alle offerte allettanti (tranquillità e buona sistemazione economica) della Marchesa Barolo.Abramo fa un figlio; Francesco di Sales crea l’Ordine della Visitazione, Madre Teresa lascia la quiete della sua scuola e si lancia negli slums di Calcutta… Creare qualcosa è sempre segnarlo con la propria impronta, farlo proprio, e questo è inevitabile. È questo il momento in cui il servitore di Dio corre il suo rischio più grande: quest’opera diventa per lui, nella misura in cui si attacca, il centro del mondo e rischia di metterlo in uno stato di “indisponibilità totale!” “No Signore! Tutto, ma non questo! Non puoi chiedermi questo!”           E’ una crisi e una rottura inevitabile. Ogni vero servitore di Dio prima o poi si sente rivolgere questa frase. Un colpo duro, incomprensibile alle categorie umane.L’uomo si è dato con zelo al suo lavoro e ha creduto di dare gloria a Dio attraverso la sua generosità. Ed ecco che all’improvviso Dio sembra abbandonarlo (la testardaggine di un Vescovo, l’inimicizia di un Sovrano, l’incomprensione di una Superiora, l’invidia di una comunità, una malattia non messa in conto….), non interessarsi più a lui, a quello che ha fatto o fa. Di più: Dio sembra chiedergli di rinunciare alla sua opera, di abbandonare ciò cui si era donato anima e corpo. Un giorno o l’altro Dio domanderà questo anche a te e a me!Sembra allora che tra Dio e l’uomo si parli un’altra lingua, incomprensibile; sembra che sia calato il sipario e sia stata pronunciata la parola fine su un’attività che Dio aveva iniziato e suggerito… “Ma come? Dio mi ha chiamato e io gli ho risposto di sì con dedizione totale. Ho messo su qualcosa di bello, utile, … con tanti sacrifici… Dove sei mio Signore?!”E Dio tace. Momento tragico dove la vita religiosa tocca la disperazione e l’uomo lotta nella notte contro l’Inafferrabile           5. Dio non vuole altro che te! Dio non vuole il suo progetto, per quanto carino, la sua congregazione, suo figlio… DIO VUOLE LUI!  l’uomo non è salvato dalle opere per quanto buone; deve diventare lui stesso l’opera di Dio facendosi malleabile e umile nelle mani del creatore, come l’argilla nelle mani del vasaio.Abramo con la sua obbedienza può allora aprire a Dio un credito illimitato, affidando totalmente a Lui l’iniziativa assoluta della sua esistenza e della sua salvezza. Diventa come un bambino e fa esperienza della potenza e dell’amore di DioGli basta che DIO SIA DIO! Il resto non conta: Dio solo basta! E Lui sarà con me sempre.Negli scritti dei due santi fondatori della Visitazione c’è un ritornello che dice: “Rimaniamo nella mano di Dio…. Dio ci tenga nella sua mano e ci protegga!” a sottolineare la fiducia totale in questo Padre che “se pensa ai passeri del cielo e ai gigli del campo” non penserà anche a noi, uomini e donne di poca fede?           6. La Pasqua di Gesù: Abramo sul monte Moria ha celebrato la sua Pasqua, consegnandosi nelle mani di Colui che gli chiedeva il figlio.Sul monte Calvario Gesù celebra la sua Pasqua consegnando la sua vita in obbedienza al Padre. “Non sono venuto per fare la mia volontà, ma la volontà di Colui che mi ha mandato!”Il “TUTTO E’ COMPIUTO” si riferisce alla volontà del Padre che Gesù vive in pienezza, sulla sua pelle e che porta a compimento a prezzo della sua vita donata per amore. La risurrezione è la risposta che Dio offre a tutti coloro che hanno il coraggio di “credergli contro ogni speranza”, facendoli diventare “Padri di molte genti!”Dal sì di Abramo…… a quello di Gesù….. a quello di innumerevoli santi e sante e di infiniti uomini e donne semplici e sconosciuti nasce per il mondo e per la Chiesa una nuova fecondità che abbraccia l’universo!Hanno fatto esperienza che “Dio non turba mai la pace dei suoi figli se non per crearne una più grande e duratura!”

Don Gianni

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