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Novena all'Immacolata - 5° tappa Madre con Gesù

Maria è sempre presente nel Vangelo, forse non sempre da protagonista ma sempre è accanto a Gesù lo accompagna per tutta la sua esistenza...da Betelemme...alla croce. Da un testo di Romano Guardini.


Novena all'Immacolata - 5° tappa Madre con Gesù

da Teologo Borèl

del 03 dicembre 2011(function(d, s, id) { var js, fjs = d.getElementsByTagName(s)[0]; if (d.getElementById(id)) {return;} js = d.createElement(s); js.id = id; js.src = '//connect.facebook.net/it_IT/all.js#xfbml=1'; fjs.parentNode.insertBefore(js, fjs);}(document, 'script', 'facebook-jssdk'));

 

          Ed ora il suo destino s'impronta su quello del suo figliuolo. Esso principia subito e va poi sempre avanti: quando l'angustia si incide tra lei e il suo sposo... quando ella si reca a Betlemme e là, nello squallore e nella miseria, dà la vita alla sua creatura...

 

          Scappare e vivere in terra straniera, strappata al nascondimento nel quale era vissuta fino a quell'istante, raminga e minacciata da pericoli- finchè le è dato tornare a casa. Una volta poi che suo figlio dodicenne rimane indietro nel tempio ed ella, dopo un cercare pieno di angoscia, lo ritrova, sembra le si riveli per la prima volta il carattere divino di quella nota estranea che c'è nella sua vita (Lc 2, 41-50). Alla rimostranza troppo naturale: «Figlio, perché ci hai fatto questo? Ecco: tuo padre ed io, dolenti, andavamo cercandoti», il ragazzo risponde: «Perché mi cercavate? Non sapevate come io debbo occuparmi di quel che spetta al Padre mio». Qui ella deve aver presagito che quanto aveva profetato Simeone si sarebbe compiuto senz'altro: «E l'anima tua stessa sarà trapassata da una spada» (Lc 2, 35). Poiché quale altro significato deve poter mai avere il fatto che un bambino, in un momento simile, con la più grande naturalezza, risponda alla madre angustiata: «Perché mi hai cercato?».

 

          Nessuno stupore se poi nella narrazione si dice: «Essi non compresero ciò che aveva detto loro». Subito dopo però: «Sua madre serbava in cuor suo tutte queste cose». Non comprendendo, l'abbiamo ben sentito; né (resa) capace delle parole o dell'avvenimento per adeguazione della intelligenza, bensì Seguono diciott'anni di silenzio. Intorno ad essi la Sacra Scrittura dice nulla di più preciso. Ma all'orecchio vigile il silenzio dei Vangelo, parla potentemente. Diciott'anni di silenzio penetranti «nel suo cuore…». Null'altro si dice al riguardo se non che il fanciullo «stava soggetto ad essi» e «avanzava in sapienza, in età ed in grazia innanzi a Dio e agli uomini». Poi egli abbandona la patria e muove incontro alla sua missione. Ma pure là ella è intorno a lui. Così all'inizio, alla festa nuziale di Cana, dove ci è dato di raccogliere ancora un ultimo segno di protezione e di autorità materna (Gv 2, 1-11)...Un'altra volta è giunta a Nazareth una diceria inquietante piena di malintesi, ed ella si mette in viaggio, lo cerca, se ne sta tutta in ansie davanti all'uscio (Mc 3, 21, 31-35)...Infine ella è vicina a lui negli ultimi giorni e resiste ai piedi della croce fino all'ultimo (Gv 19, 25). Tutta la vita di Gesù è circondata dalla vicinanza della madre. La nota più tenace è il suo silenzio.

 

           Una parola ci mostra quanto intimamente il Signore era unito a lei. Egli sta in mezzo alla folla e parla. Improvvisamente una donna esclama: «Beato il seno che ti ha portato e le poppe che ti hanno nutrito:». E Gesù risponde: «Hai ragione, beati quelli che ascoltano la parola di Dio e la osservano». Non è come un sottrarsi furtivo al clamore della folla? Quasi una voce profonda pervada la sua anima, ed egli si trovi a Nazareth, e senta la sua mamma? (Lc 11, 21-28).

Del resto però - se consideriamo le parole che Gesù rivolge a sua madre e le lasciamo agire sopra di noi così come emergono dalla situazione - si direbbe che tra la madre e il figlio si scavi ogni volta un abisso.

 

          A Gerusalemme - era pure un fanciullo - se n'era stato lontano, senza una parola, in un'epoca in cui la città rigurgitava di pellegrini di tutte le regioni e non dovevano temersi solo disgrazie, ma pure atti di violenza di ogni genere. Ella aveva tutti i diritti di domandare perché avesse tatto così, ed egli risponde meravigliato: «Perché mi avete cercato?». Se vi è un commento da attendersi, è proprio la frase che segue nel racconto: «Essi non compresero ciò che aveva detto loro».

 

          A Cana di Galilea egli siede a tavola tra i commensali. Sono manifestamente poveretti, che non hanno gran cosa. La scorta di vino se ne va e a tutti cresce in cuore la pena. Allora ella si rivolge a lui supplicandolo: «Non hanno più vino!». Ma egli: «Donna, che ho da fare con te? L'ora mia non è ancora venuta». Il che vuol dire semplicemente questo: L'ora mia è quella in cui io debbo agire; è la volontà del Padre mio, com'egli ogni momento mi suggerisce; altrimenti nulla...Ma ella subito invita i servi: «Fate quello che vi dirà».

Conservami un cuoreSanta Maria, Madre di Dio, conservami un cuore di fanciullo, puro e limpido come sorgente. Ottienimi un cuore semplice, che non si ripieghi sulle proprie tristezze; un cuore generoso nel donarsi, pieno di tenera compassione; un cuore fedele e aperto, che non dimentichi alcun bene, e non serbi rancore di alcun male. Creami un cuore dolce e umile, che ami senza esigere d'essere riamato, felice di sparire in altri cuori sacrificandosi davanti al tuo Figlio divino. Un cuore grande e indomabile, che nessuna ingratitudine possa chiuderlo e nessuna indifferenza stancare. Un cuore tormentato dalla gloria di Ges√π Cristo, con piaga che non rimargini se non in cielo.

Romano Guardini

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