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Nel viaggio, la sposa (sul libro di Tobia)

Come si può amare una persona, che non si è neanche conosciuta? E certamente un amore che non ha niente a che fare con la definizione corrente.


Nel viaggio, la sposa (sul libro di Tobia)

da L'autore

del 01 gennaio 2002

Unico dono di grazia

Il viaggio di Tobia, accompagnato dall'angelo Raffaele, prosegue, finché giungono in vista di Ecbàtana, là dove abita la famiglia di Sara. Raffaele lo informa: Sara è destinata ad essere sua moglie. Tobia è ancora un po' spaventato e sospettoso, ma poi Raffaele gli spiega come andranno le cose: proprio la medicina, preparata con gli organi estratti dal mostro marino, sarà in grado di guarire Sara.

Il viaggio di Tobia acquista ormai un' esplicita valenza nuziale, dal momento che quel giovane sta imparando ad attraversare e piegare dall'interno la sofferenza della vita umana, trasformandola in occasione di crescita, in feconda possibilità d'amore.

Quando Tobia sentì le parole di Raffaele e seppe che Sara era sua consanguinea della stirpe della famiglia di suo padre, l'amò al punto da non saper più distogliere il cuore da lei (6,19).

Per noi questa notizia suona un po' curiosa, quasi straordinaria. Come si può amare una persona, che non si è neanche conosciuta? E certamente un amore che non ha niente a che fare con la definizione corrente. Infatti, l'amore di Tobia per Sara si definisce come obbedienza ad una medesima vocazione: questo amore è in grado di riconoscere la sposa, in quanto sa cogliere la realtà di un unico disegno, a cui si appartiene in due. 'È tua consanguinea', dice l'angelo; o, meglio: 'È tua sorella', ossia fa parte della tua stessa vocazione, entra nel tuo stesso disegno, è donata a te da Dio. Pensata nella sua sapienza e chiamata da lui, che è l'origine di ogni vocazione, è stata collocata dinanzi a te e accanto a te in virtù della sua provvidenziale iniziativa d'amore. Nell'obbedienza al dono che viene da tale iniziativa di Dio, Tobia ama Sara, così da 'non poter più distogliere il cuore da lei'. Non l'ha ancora incontrata, non l'ha ancora vista, non la conosce, eppure l'ama, sentendosi già legato a lei da un vincolo indissolubile: è il vincolo che congiunge due creature nella stessa obbedienza alla stessa Parola, allo stesso disegno, alla stessa vocazione.

Tobia, dunque, ha saputo dall'angelo Raffaele che ad Ecbàtana vive Sara, la ragazza che è strettamente imparentata con lui e che è provvidenzialmente destinata a diventare sua moglie. Ma perché ci si sposa, scegliendo la moglie all'interno della stessa discendenza, di una parentela ristretta? Cosa vuole dire questa regola di comportamento, che ora non viene più intesa in rapporto alla purezza della discendenza etnica, bensì in senso spirituale e religioso? In realtà, già ai tempi dei Patriarchi, la norma dell'endogamia possedeva una sua intrinseca valenza religiosa. Essa suppone la convinzione di fondo che ci si possa sposare soltanto se consapevoli di rispondere ad una chiamata. L'incontro tra due persone - un uomo e una donna, che si sposano avviene come risposta ad una vocazione, che è unica, per le due persone implicate. Si tratta di un'unica vocazione, con la quale il Signore onnipotente chiama due persone. Due storie si fondono e diventano un'unica storia; due persone, nel mistero delle loro diverse identità, si stabilizzano nel mistero di un'unica vita.

È la necessità di fondare l'incontro nuziale tra due persone su una vocazione comune proveniente da Dio, dunque, che suggerisce la necessità di ricercare la sposa nell'ambito della parentela e, possibilmente, nell'ambito della parentela più stretta. Si avrà così la garanzia che quella compagna, appartenendo alla stessa discendenza, appartenga anche alla stessa originaria vocazione data da Dio ad un progenitore comune.

Un unico dono di grazia costituisce il fondamento di quel discorso che Dio propone a due sue creature, così che le loro diverse vicende si intreccino, si intersechino e diventino un'unica vicenda. Solo nella consapevolezza di appartenere ad un unico disegno di salvezza è ammissibile che ci si sposi; solo rispondendo ad una vocazione, che è dono di Dio, si può accogliere, sposandola, come dono di Dio un'altra persona, che è sempre veramente altra e misteriosa nella sua singolarità. Quest'altra persona, in quanto è donata da Dio, è già provvidenzialmente chiamata a far parte dell'unico disegno, che coinvolge due creature.

Dio solo conosce i misteri delle sue creature. Gli incontri, che danno corpo all'esistenza delle persone e alla storia di una famiglia, si fondano sull'iniziativa di Dio. Tali incontri si realizzano come risposta ad un dono proveniente da Dio. Un dono è il marito per la moglie; e un dono è la moglie per il marito; un dono sono i genitori per i figli; e un dono i figli per i genitori.

Pino Stancari S.I.

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