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La vita ai tempi dello smartphone

Il problema più serio di oggi, l'oggetto più pericoloso, la novità che quotidianamente assedia la nostra privacy è indubbiamente lui: lo smartphone...


La vita ai tempi dello smartphone

 

Il problema più serio di oggi, l’oggetto più pericoloso, la novità che quotidianamente assedia la nostra privacy è indubbiamente lui: lo smartphone. In teoria uno strumento, in pratica un inseparabile compagno di avventure il cui successo ha determinato tutta una serie di conseguenze anche in ambito affettivo, come dimostrano i frequenti casi di coppie che, pur essendo seduti l’uno accanto all’altra ai tavoli del bar, trascorrono la maggior parte del tempo chini sul loro coloratissimo schermo touch screen e, quando finalmente decidono di parlarsi, lo fanno per concordare un selfie. Sotto il profilo individuale, le conseguenze più rilevanti della smartphone-mania sono essenzialmente tre: la dipendenza, l’ansia per la ricarica, la messaggistica. La prima questione – la dipendenza – si sostanzia in un uso ininterrotto di quello che un tempo chiamavano telefonino: acceso al mattino ancora prima di alzarsi del letto, non solo è spesso colui al quale si rivolge l’ultimo saluto prima di dormire, ma è spesso occasione di minuti preziosi sottratti al sonno nell’attesa di un sospirato messaggio di risposta, della tanto attesa e-mail, della scoperta della nuova foto che Tizio ha condiviso sul profilo Facebook.

 

Quest’uso continuo dello smartphone solitamente ne determina una durata limitata della batteria, che spesso e volentieri arriverà ad esaurirsi all’ora di pranzo. Di qui la disperata ricerca di una spina, non importa dove – se sul treno, in ufficio, all’università o sotto l’appendiabiti a casa di un amico -, l’importante è che eviti l’eutanasia del compagno di tante battaglie. Per la verità, la tecnologia ci mette a disposizione diversi rimedi alternativi, a partire dai caricabatterie tascabili, ma i pellegrini col caricabatterie in mano sono ancora molti e disperati. Ultimo ma non meno grave problema è quello della messaggistica: sappiamo che la gente ci cerca, ma ignoriamo dove; se su WhatsApp, terreno inizialmente riservato ed ora invaso anch’esso da più o meno sdolcinate catene di sant’Antonio, se via sms, mescolandosi agli antipatici messaggi della compagnia telefonica, se su facebook, la cui invadenza delle notifiche si intensifica giorno dopo giorno, o se via e-mail. Sul dubbio su dove possano scriverci, ormai prevale quindi la certezza di vivere nel labirinto che ci portiamo in tasca. E che, la volta che viene spento o lasciato a casa, ci restituisce una meravigliosa sensazione di libertà.

 

Giuliano Guzzo

http://www.giulianoguzzo.com

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