La libertà dell'uomo, sempre implicata dal Mistero, ha come suprema, inattaccabile forma espressiva, la preghiera. Il popolo cristiano, da secoli, è stato benedetto e confermato nell'essere proteso alla salvezza, io credo, specialmente da una cosa: il santo Rosario...
del 16 marzo 2006
       La preghiera
      La libertà dell’uomo, sempre implicata  dal Mistero, ha come suprema, inattaccabile forma espressiva, la preghiera.  Per questo la libertà si pone, secondo tutta la sua vera natura,  come domanda
       «Conclude il prezioso testo della Liturgia ambrosiana: “Domine  Deus, custodi hanc voluntatem cordis eorum” (“Signore Dio,  salva questa disposizione del loro cuore”).
       L’infedeltà sempre insorge nel nostro cuore anche di fronte alle  cose più belle e più vere, in cui, davanti all’umanità  di Dio e alla originale semplicità dell’uomo, l’uomo può  venire meno per debolezza e preconcetto mondano, come Giuda e Pietro. Pure  l’esperienza personale dell’infedeltà che sempre insorge, rivelando  l’imperfezione di ogni gesto umano, urge la continua memoria di Cristo.
       Al grido disperato del pastore Brand nell’omonimo dramma di Ibsen (“Rispondimi,  o Dio, nell’ora in cui la morte m’inghiotte: non è dunque sufficiente  tutta la volontà di un uomo per conseguire una sola parte di salvezza?”)  risponde l’umile positività di santa Teresa del Bambin Gesù  che scrive: “Quando sono caritatevole è solo Gesù che  agisce in me”.
       Tutto ciò significa che la libertà dell’uomo, sempre implicata  dal Mistero, ha come suprema, inattaccabile forma espressiva, la preghiera.  Per questo la libertà si pone, secondo tutta la sua vera natura,  come domanda di adesione all’Essere, perciò a Cristo.
      Anche dentro  l’incapacità, dentro la debolezza grande dell’uomo, è destinata  a perdurare l’affezione a Cristo.
      In questo senso Cristo, Luce e Forza per ogni suo seguace, è il  riflesso adeguato di quella parola con cui il Mistero appare nel suo rapporto  ultimo con la creatura, come misericordia: Dives in misericordia.  Il mistero della misericordia sfonda ogni immagine umana di tranquillità  o di disperazione; anche il sentimento di perdono è dentro questo  mistero di Cristo.
       Questo l’abbraccio ultimo del Mistero, contro cui l’uomo – anche il più  lontano e il più perverso o il più oscurato, il più  tenebroso – non può opporre niente, non può opporre obiezione:  può disertarlo, ma disertando sé stesso e il proprio bene. Il Mistero  come misericordia resta l’ultima parola anche su tutte le brutte possibilità  della storia.
       Per cui l’esistenza si esprime, come ultimo ideale, nella mendicanza.  Il vero protagonista della storia è il mendicante: Cristo mendicante  del cuore dell’uomo e il cuore dell’uomo mendicante di Cristo».
      Parole pronunciate davanti a Giovanni Paolo II, Roma, piazza San Pietro, 30 maggio 1998
    
      Il santo Rosario
      Il popolo cristiano, da secoli, è stato benedetto e confermato nell’essere proteso alla salvezza, io credo, specialmente da una cosa: il santo Rosario
      «“Quos redemisti, tu conserva, Christe”: quelli che tu hai redenti – quelli che tu hai voluto, progettati per te –, tu salvali, tu conservali, Cristo. Salvali in qualunque circostanza tu li faccia permanere. È con sicurezza che noi gridiamo a Dio la nostra riconoscenza.
      “Quelli che tu hai redenti, conservali, Cristo”. Quelli che tu hai chiamati. Ognuno di noi è stato chiamato, toccato dal dito del Signore, investito della fiamma del cuore.
      La risposta a questa elezione sta tutta quanta nella preghiera di cui siamo capaci. La nostra risposta è una preghiera, non è una capacità particolare; è solo l’impeto della preghiera.
      Entriamo nel mese di maggio. Il popolo cristiano, da secoli, è stato benedetto e confermato nell’essere proteso alla salvezza, io credo, specialmente da una cosa: il santo Rosario. Il Rosario è come la sintesi di tutto quello che il popolo cristiano è capace di pensare e di dire a Cristo.
      Sintesi di tutto il programma della redenzione del mondo, della dignità da riconoscere, di una carità da vivere, nella vittoria sulla morte nella crocifissione; no, non nella crocifissione, ma nella risurrezione. Perché noi siamo salvati dalla risurrezione.
      L’uso del santo Rosario, la meditazione di quello che ci impone, il Mistero che si rivela in esso è la sicurezza di quello che la madre di Gesù può fare per la nostra vita, fa per la nostra vita».
   
      La scommessa
      Così, per ogni giorno di vita, nelle mani del popolo cristiano resta la scommessa del potere di Dio nel tempo, e la preghiera alla Madonna che si realizzi in ogni circostanza
      «Un Essere nuovo entra nel mondo, il mondo del Dio vero. Un Essere nuovo in tutto il profilo del mondo, in quel luogo, fiorì.
      Tutto viene da Lui, ma qui la novità di una vita predomina […]. Qui è il presentimento di una cosa nuova che infervora, e tutto tende a fare diventare concreto. E proprio per questo suscita una grande devozione. Come grazia divina, in tempi stabiliti, il Figlio di Dio è diventato un bambino nella storia umana, si è appropriato di canoni e formule di un’esistenza.
      Nel ricordo e nella memoria di quel Fatto, la testimonianza del Figlio di Dio emerge sempre più forte e l’impotenza del male diventa la figura dominante di tutta la storia. E il popolo di Jahvè sorge a investire il mondo. Così, per ogni giorno di vita, nelle mani del popolo cristiano resta la scommessa del potere di Dio nel tempo, e la preghiera alla Madonna che si realizzi in ogni circostanza».
      Testimonianza raccolta e trasmessa dal Tg2 , 24 dicembre 2004
     
La frase di don Luigi Giussani del titolo, scritta per il pellegrinaggio a Loreto il 16 ottobre 2004, è stata apposta sulla sua tomba nel Cimitero Monumentale di Milano
don Luigi Giussani
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