La gioia dell'animatore

"La gioia è la più bella creatura uscita dalle mani di Dio dopo l'amore" Don Bosco. La gioia non è semplicemente ridere o divertirsi. È qualcosa di più profondo, una forza che accompagna il quotidiano, anche quando le cose non vanno come sperato.

"La gioia è la più bella creatura uscita dalle mani di Dio dopo l'amore", diceva Don Bosco. Non è solo una frase ad effetto, ma un’esperienza che tocca il cuore quando è vissuta con autenticità. La gioia, infatti, non è semplicemente ridere o divertirsi. È qualcosa di più profondo, una forza che accompagna il quotidiano, anche quando le cose non vanno come sperato. Per i giovani, la gioia autentica si sperimenta nel sentirsi accolti, stimati, amati. Si vive nel fare famiglia con gli amici, nel respirare relazioni sincere e nel sapere di essere parte di qualcosa di più grande.

A differenza dell’euforia, che è passeggera e superficiale, la gioia vera è duratura. È quella che non fa rumore ma resiste, che non si spegne quando cala il silenzio. È la forza della resilienza: la capacità di non spezzarsi nei momenti difficili e di rialzarsi più forti dopo ogni caduta. È anche saper ridere nel dolore, trovare uno spiraglio di luce nell’incertezza, custodire uno sguardo positivo anche nelle crisi. L’ottimismo, infatti, non è negare i problemi, ma saper vedere le possibilità che si nascondono anche dentro le situazioni più complicate. L’umorismo diventa così una difesa naturale, una via per connettersi agli altri, per abbassare la tensione, per liberare energia.

Capita, durante un viaggio, in un’esperienza comunitaria o anche solo in una giornata normale, che qualcosa non vada come previsto: sentirsi stanchi o spaesati, dover rinunciare a un’attività programmata, litigare con qualcuno del gruppo, non riuscire a comunicare bene o, alla fine, provare nostalgia e dispiacere. In quei momenti si è davanti a una scelta: lamentarsi o trasformare la situazione. È qui che si vede la qualità di una presenza: l’animatore, l’amico, il giovane capace di trasmettere serenità nei momenti critici, di trovare il bene anche quando tutto sembra andare storto, di seminare speranza con semplicità e profondità. Non si tratta di essere sempre allegri in modo forzato, ma di incarnare una gioia credibile, concreta, che nasce da una pace interiore e da un amore profondo per la vita.

Don Bosco non considerava la gioia un effetto collaterale della vita buona, ma una regola fondamentale. La sua formula era chiara: “State allegri, purché non facciate peccati!”. La gioia, per lui, scaturiva da una coscienza in pace, da una vita donata agli altri, da una fede semplice ma vissuta con convinzione, e dalla certezza dell’amore di Dio. Lo stesso spirito animava San Francesco di Sales, che affermava: “Un santo triste è un triste santo”. Per entrambi, la gioia era il segno della presenza dello Spirito Santo, una linfa che dà vita e rinnova il cuore.

La spiritualità giovanile salesiana, in questo senso, è una proposta concreta e affascinante. È spiritualità del quotidiano, perché Dio si incontra nella vita di ogni giorno, nella scuola, nell’oratorio, in famiglia. È spiritualità della gioia e dell’ottimismo, che non esclude l’impegno o la responsabilità, ma anzi li vivifica. È amicizia vera con Gesù, che dà senso pieno alla vita. È comunione ecclesiale, perché la fede cresce nella Chiesa, attraverso i sacramenti e l’esempio di Maria. È servizio generoso, capace di rendere ogni gesto ordinario un’occasione di dono.

Don Bosco ci invita a vivere la vita come una festa, la fede come una felicità possibile e concreta. Amare ciò che si fa, ogni giorno, è già un modo per incontrare Dio. E la gioia diventa una scelta: scegliere di fidarsi della vita, degli altri, di Dio. Come disse Gesù: “Io sono venuto perché abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza”. Don Bosco, con tutta la sua fatica e le sue sfide, è stato un testimone credibile di questa promessa: non ha avuto una vita facile, ma è stato radicalmente felice.

La vera domanda, allora, è semplice e profonda: qual è la tua gioia più grande?

Versione app: 3.34.6 (7d3bbf1)