News 2

LA CHIESA HA IL DIRITTO DI PARLARE

La prolusione del cardinale presidente ha aperto ieri la sessione di lavori che rifletterà su come mettere a frutto l'eredità del Convegno ecclesiale nazionale. Il magistero di Benedetto XVI sui valori propri dell'uomo il punto di riferimento. Ruini al Consiglio permanente della Cei: difendere la vita e la famiglia anche nell'attività legislativa è un contributo che guarda al bene del Paese


LA CHIESA HA IL DIRITTO DI PARLARE

da Attualità

del 24 gennaio 2007

Non si può impedire alla Chiesa di parlare e di rinnovare il suo doppio «sì» alla vita e alla famiglia. Intervenire quindi su questi temi non è una «indebita ingerenza» della Chiesa stessa «nell'attività legislativa, propria ed esclusiva dello Stato». È invece «l'affermazione e la difesa dei grandi valori che danno senso alla vita della persona e ne salvaguardano la dignità». Valori umani, prima ancora che cristiani.Davanti ai membri del Consiglio permanente della Cei, con la prolusione che come di consueto ha introdotto i lavori del parlamentino dei vescovi, il cardinale Camillo Ruini ha passato in rassegna i temi dell'attualità ecclesiale, sociale e politica, in Italia e all'estero. E nel suo discorso (che Avvenire pubblica integralmente) non ha mancato di toccare problematiche molto dibattute, come le proposte di legge sulle coppie di fatto, le difficoltà economiche della famiglie (che meriterebbero ben altro sostegno da parte dello Stato) e la questione dell'eutanasia. Oltre, naturalmente, ai principali argomenti ecclesiali, primo tra tutti il percorso della Chiesa italiana dopo il Convegno di Verona, anche alla luce del magistero di Benedetto XVI, che in molte occasioni ha invitato ad «allargare gli spazi della razionalità».

La famiglia. Nonostante alcune agevolazioni introdotte con la legge finanziaria, ha detto Ruini, si è comunque «lontani dal configurare quel sostegno organico alla famiglia come tale che si potrebbe ottenere, ad esempio, attraverso l'adozione del 'quoziente familiare'». La «preoccupazione primaria» dei responsabili della cosa pubblica «dovrebbe essere il sostegno della famiglia fondata sul matrimonio» e «la rimozione degli ostacoli di ordine pratico» (a proposito dell'alloggio, del lavoro giovanile e della sua stabilità, delle strutture di accoglienza per i bambini più piccoli) o anche giuridico e fiscale, che «dissuadono le giovani coppie dal contrarre matrimonio e dal generare dei figli». In Francia, ha fatto notare il cardinale, le politiche a favore della natalità hanno dato i loro frutti. In Inghilterra, invece, un recentissimo rapporto ha messo in evidenza le conseguenze negative del «crollo della famiglia per lo stato della Nazione». La famiglia, infatti, «svolge un grandissimo ruolo sociale e dà un contributo particolarmente elevato all'educazione dei figli». Ed è anche per questo motivo che la Chiesa ribadisce come «non possano essere equiparate in alcun modo altre forme di convivenza», né che queste «possano ricevere in quanto tali riconoscimento legale». Se, infatti, si trattasse di coppie eterosessuali «questa sarebbe la strada sicura per rendere più difficile la formazione di famiglie autentiche, con gravissimo danno delle persone, a cominciare dai figli, e della società italiana». Se, invece, fossero coppie omosessuali, pur «nel pieno e doveroso rispetto della dignità e dei diritti di ogni persona, va osservato che una simile rivendicazione contrasta con fondamentali dati antropologici e in particolare con la non esistenza del bene della generazione dei figli, che è la ragione specifica del riconoscimento sociale del matrimonio». Inoltre, ha aggiunto, il cardinale, «la legislazione e la giurisprudenza attuali già assicurano la protezione di non pochi diritti delle persone dei conviventi, e pienamente dei diritti dei figli». Per ulteriori esigenze si potrebbe agire sul codice civile , «rimanendo comunque nell'ambito dei diritti e dei doveri della persona».

L'eutanasia. Il sì alla vita induce a rifiutare l'eutanasia, ma anche l'accanimento terapeutico, senza però giungere al punto, ha avvertito Ruini, «di legittimare forme più o meno mascherate di eutanasia e in particolare quell'abbandono terapeutico che priva il paziente del necessario sostegno vitale». Ad ogni modo, «in questa materia tanto delicata appare una norma di saggezza non pretendere che tutto possa essere previsto e regolato per legge». A proposito del caso Welby, il vicario del Papa per la diocesi di Roma ha anche spiegato il perché della «sofferta decisione» di non concedere il funerale religioso dopo la sua morte. «Essa «nasce dal fatto che il defunto, fino al termine, ha perseverato lucidamente e consapevolmente nella volontà di porre termine alla propria vita: in quelle condizioni - ha ricordato il cardinale - una decisione diversa sarebbe stata per la Chiesa impossibile e contraddittoria, perché avrebbe legittimato un atteggiamento contrario alla legge di Dio».

Gli altri temi. Nel suo consueto sguardo a 360 gradi Ruini non ha mancato di osservare che sul fronte economico si avvertono i primi segnali di ripresa, ma ha anche invitato le forze politiche, pur nel rispetto dei ruoli di governo e opposizione, a «uscire dalle contrapposizioni fini a stesse» e a «cercare anzitutto lo sviluppo complessivo e solidale dell'Italia» (il sud, infatti, appare in ritardo specie sul fronte dell'occupazione, ha detto il porporato). Dopo aver espresso «forte apprensione per le tragiche imprese della camorra a Napoli» e aver fatto riferimento alle problematiche dell'immigrazione, Ruini ha toccato i principali temi esteri. L'ingresso di Romania e Ungheria nell'Ue, la necessità della pace in Medio Oriente e in Libano, la «tragedia dell'Iraq» (dove l'esecuzione di Saddam, «oltre alla riprovazione morale che non può non accompagnare la pena di morte», sembra aver peggiorato la situazione) «la terribile crisi del Darfur» e la doverosa solidarietà nei confronti dell'Africa ma anche delle Filippine colpite da un recente tifone, le preoccupazioni legate all'uso del nucleare da parte di Iran e Corea del Nord. Infine ha ricordato anche don Santoro, don Baldacci e suor Sgorbati. «Il loro sacrificio sia seme di nuovi cristiani».

Mimmo Muolo

http://www.avvenire.it

Versione app: 3.13.5.5 (0d94227)