Donboscoland

Il teologo Bernanos

Esce in francese un ponderoso saggio che il grande pensatore Von Balthasar ha dedicato al romanziere del «Curato di campagna». «Ciò che fa di lui uno scrittore cristiano non è il fatto che assisteva ogni giorno alla messa Egli ha dato forma all'esistenza stessa e alla fede della Chiesa».


Il teologo Bernanos

da L'autore

del 01 gennaio 2002

Dispiace che, dopo aver brillato con una grande esplosione nella prima metà del secolo, con Bloy, Péguy, Claudel, Bernanos, la letteratura cattolica sembra oggi indebolirsi. Ma abbiamo fatto poco per appropriarci del dono che abbiamo ricevuto. Si rimprovera ai teologi di attribuire troppa importanza a ciò che dicono i poeti e i romanzieri, invece di dedicarsi al lavoro che loro compete. Ma rispondo che potrebbe pur essere che presso i grandi scrittori cattolici ci sia una maggior quantità di pensiero vivo, capace di espandersi nell'aria libera, che nella nostra attuale teologia, dal respiro piuttosto corto e che si accontenta a poco prezzo.

Mi spiego. Il mio progetto non è affatto di presentare Bernanos come un Padre della Chiesa o un santo, né in qualità di «teologo laico»; lui stesso sarebbe stato il primo a salutare tale pretesa con una risata. Ma nessuno può negare che Bernanos, scrittore cristiano, sia stato nello stesso tempo un pensatore cristiano, un pensatore coraggioso che non si nutriva affatto di manuali teologici, bensì del solo catechismo e di preghiera ardente, dei sacramenti ricevuti, della ferita quotidiana inflittagli da un mondo peccatore e cieco, della fede viva capace di rispondere a tutte le terribili domande che giorno dopo giorno l'esistenza gli poneva. Quando un uomo riveste l'armatura di Dio per respingere nell'ora delle tentazioni gli intrighi del diavolo, per restare fermo e integro in ogni circostanza; quando resiste sul posto cinto di Verità, corazzato di Giustizia, sempre disposto a predicare il Vangelo di pace; quando indossa l'elmo della salvezza e impugna la spada dello Spirito, cioè la Parola di Dio; quando si difende con lo scudo della fede per spegnere le colonne di fuoco del diavolo; quando non cessa di pregare in una tempesta di supplichevole implorazione: ebbene, a contatto con tante armi che modellano il suo corpo secondo la loro forma, un combattente del genere alla fine non apprenderà - per quanto concerne la potenza di Di o sulla nostra vita - delle verità che non avrebbe mai letto in nessuna biblioteca? Sarebbe inutile in Bernanos opporre i fattori naturali alle componenti soprannaturali, pretendere di distinguere in modo rigoroso la chiaroveggenza innata e il carisma profetico, l'emotività e il discernimento degli spiriti, il talento poetico dal dono delle lingue, le normali conseguenze dell'angoscia e le esigenze della fede. Esattamente alla sua vocazione di laico conveniva che natura e sovranatura fossero in lui una sola realtà indivisa, che già da subito la sua natura vulcanica subisse la dolce costrizione soprannaturale della grazia, perché quella stessa durezza nasconde un viso di bambino affettuoso, che si abbandona senza resistere e senza neppur tentare di comprendere a ogni vero amore, e anzitutto all'amore di Dio in Cristo. È questo amore che gli dà il fiuto della Verità, e della verità del suo tempo; così la sua reazione interiore è più tenera della nostra, ma la sua reazione esterna è più rude e veemente. Mentre noi dormiamo, egli si è svegliato da tempo e spia nella notte. Obbedisce all'avviso del Signore: «Guardate il fico e gli altri alberi. Quando germogliano, capite che l'estate è ormai vicina».

Ci sono verità cristiane che proclamano a piena voce gli eventi contemporanei, annunciando così di appartenere al loro tempo, di essere proprio al loro posto. Basta essere abbastanza coraggiosi per ascoltare tale proclamazione. E, se c'è una virtù posseduta in profondità dal cristiano Bernanos, è proprio il coraggio, quel coraggio che in lui termina nel tremore dell'angoscia e che non ha avuto timore di manifestare anzitutto nei confronti della Chiesa sua madre, perché se l'ha amata con cuore teneramente dolorante, ogni volta che gli sembrava in difetto le ha gridato in pieno viso la sua vergogna. Senza dubbio Bernanos si è affrettato troppo, confondendo nella medesima riprovazione ciò che era soltanto saggia diplomazia e quanto era invece astuzia cinica, perché egli fu tro ppo impaziente per tollerare le umiliazioni che la Chiesa di quaggiù deve subire, i suoi compromessi con il potere, le difficoltà e le lentezze che riguardano la sua struttura gerarchica. Ma non solo ha sempre corretto ciò che d'ingiusto poteva esserci nelle sue invettive, non ha mai cessato di protestare la sua filiale fedeltà e la sua devozione alla Chiesa con parole che venivano dal cuore; soprattutto ha sempre conservato nel fondo di se stesso un senso quasi infallibile dell'equilibrio cristiano: ogni volta che tale equilibrio gli pareva compromesso, non certo nella Chiesa ma nella cristianità, al livello della fede vissuta, ha gettato sulla bilancia il peso della sua vita intera, come colui che si sporge fuori dalla barca tra i flutti per raddrizzare il veliero che pende pericolosamente sul fianco. Sarebbe troppo poco qualificare Bernanos come cattolico «praticante».

Ciò che fa di lui uno scrittore cristiano non è la circostanza che assisteva ogni giorno alla messa e che, «nell'impossibilità di ascoltarla», la leggeva «ogni giorno»; che si confessasse ogni settimana, che recitasse «ogni giorno» il suo «rosario come qualunque pia donna», che non si coricasse «mai senza aver recitato» le sue «devozioni»; ma molto più il fatto che compisse tutte queste opere di pietà con convinzione intima e profonda che costituisce - non ne dubitiamo - il terreno solido su cui ha costruito la sua opera. Ne converrà chiunque sappia leggere ed abbia occhi per vedere: ciò a cui Bernanos dà forma è l'esistenza stessa della Chiesa, per nulla una fede astratta e individuale ma quella fede unica nel suo genere, la fede della Chiesa, cioè quella della comunità dei santi; quella che - attraverso le sorgenti di grazia dei sacramenti - nutre la fede viva dei credenti.

Hans Urs Von Balthasar

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