LITTLETON (Colorado) - martedì, 30 novembre 2004Janice Bennett parla del leggendario calice dell'Ultima cena. La storia del Santo Graal ha generato numerosi lavori di fiction e di fantasia, tra cui celebri film. Il luogo in cui si trova effettivamente questo calice continua tuttavia ad essere avvolto nel mistero.
del 01 gennaio 2002
Una studiosa, Janice Bennett, autrice di 'St. Laurence and the Holy Grail' (Ignatius), ritiene che la storia del calice possa essere tracciata sin dal viaggio di Pietro a Roma, passando per San Lorenzo nel terzo secolo, fino ad approdare al suo luogo di destinazione finale in Spagna.
Bennett è titolare di un master sulla letteratura spagnola, rilasciato dall’Università del Colorado e di un diploma di studi avanzati sulla Bibbia ottenuto presso la Catholic Biblical School di Denver. È inoltre membro del Centro spagnolo di sinodologia con sede a Valencia, in Spagna.
Nell’intervista rilasciata a ZENIT, l’autrice spiega i motivi per cui è convinta che il Santo Calice di Valencia sia lo stesso calice usato da Gesù nell’Ultima cena.
Cos’è esattamente il Santo Graal? Cosa risponde agli scettici che sostengono si tratti solo di un mito?
Bennett: Per i cristiani, il Santo Graal è e sarà sempre il calice usato da Gesù per consacrare il vino durante l’Ultima cena, il recipiente che conteneva lo stesso sangue di Cristo nel neoistituito Sacramento dell’Eucaristia.
Pertanto è stato tenuto in alta considerazione come un autentico oggetto storico, usato dallo stesso Gesù, una reliquia di rara importanza per il Cristianesimo in quanto simbolo del Pane di Vita.
Persone di ogni epoca si sono domandate cosa sia avvenuto di questa preziosa reliquia, generando un considerevole numero di storie fantastiche su cavalieri, monaci e re che si imbarcavano alla sua ricerca.
Questo è avvenuto non solo per la gente del Medioevo, ma anche per quella dei nostri giorni, come dimostrato dalla persistente popolarità delle leggende sul Graal e di film come “Indiana Jones e l’ultima crociata”, in cui il protagonista scopre un gran numero di possibili Graal nella improbabile località di Petra, in Giordania.
Purtroppo, il Graal da lui identificato come quello autentico è quello storicamente meno probabile, perché fatto di legno, un materiale poroso vietato nella Pasqua ebraica.
È innegabile che Gesù abbia usato una coppa per la consacrazione e che questa coppa sia quindi un oggetto storico e non un mito. Forse proprio per il mistero e la fantasia che hanno caratterizzato questa reliquia per eccellenza, alcuni studiosi moderni hanno proposto uno scenario secondo il quale il Santo Graal può rappresentare di tutto, dalla Sindone di Torino a Maria Maddalena.
Altri definiscono il Graal come nulla di più di una ricerca personale, o un’esplorazione di se stessi, o lo legano ad ogni sorta di antiche leggende e riti di fertilità, generando una gran confusione su ciò che effettivamente è.
Che cosa l’ha spinta ad interessarsi a questa ricerca sulla sua esistenza e sul luogo in cui si dovrebbe trovare?
Bennett: Insieme a mio marito ebbi l’occasione di visitare la Cappella del Santo Graal nella Cattedrale di Valencia, nei primi anni ’90. Mi sembrò alquanto strana la loro rivendicazione sull’autenticità del calice usato da Gesù nell’Ultima cena, tanto che non ne avevo avuto alcuna notizia negli Stati Uniti.
L’unica informazione a disposizione era un piccolo foglietto illustrativo, malamente tradotto in inglese, che affermava che il Papa Sisto II aveva affidato il calice a San Lorenzo nell’anno 258, e che San Lorenzo lo aveva spedito in Spagna per mano di un soldato spagnolo. Il foglietto forniva anche una breve storia delle vicende sulla reliquia in Spagna.
Diversi anni dopo, mentre facevo ricerca sulle reliquie presso la Biblioteca nazionale di Madrid, mi ricordai di quel foglietto. Iniziai a raccogliere informazioni su San Lorenzo, trovando un’interessante traduzione di un documento del sesto secolo attribuito a San Donato, che non solo conteneva una biografia di San Lorenzo, ma confermava anche che quel suo trasferimento aveva effettivamente avuto luogo.
Al contempo trovai un piccolo libro scritto dal sacerdote responsabile di aver salvato la reliquia all’inizio della Guerra civile spagnola nel 1936.
Analizzando le fotografie del luogo in cui era stato nascosto durante il conflitto - sotto i cuscini di un divano, nel compartimento segreto di un guardaroba e in un muro di pietra - rimasi assolutamente sbalordita dalle difficoltà che questa reliquia aveva incontrato nel corso dei secoli.
Sentii subito che avrei dovuto fare una ricerca approfondita sulla storia di questa coppa. Del Santo Calice di Valencia non solo si afferma l’autenticità, ma anche la lunga tradizione e l’affascinante storia che conferma pienamente quell’autenticità.
Cosa si ritiene sia avvenuto al Santo Graal immediatamente dopo l’Ultima cena?
Bennett: La maggior parte degli studiosi sostengono che il Cenacolo - il luogo in cui si è tenuta l’Ultima cena - e lo stesso Santo Calice erano di proprietà della famiglia di San Marco evangelista, il quale faceva anche da interprete per San Pietro a Roma.
San Marco e San Pietro erano molto vicini e certamente quadra il fatto che San Marco avrebbe dato la santa coppa a San Pietro, per il semplice motivo che era molto importante per i primi cristiani l’uso delle reliquie nella liturgia e che Pietro era il capo della Chiesa.
La tradizione spagnola vuole che San Pietro portò con sé il Santo Calice a Roma, dove fu passato al suo successore fino alla persecuzione valeriana del 258.
A causa del grande pericolo che la preziosa reliquia potesse cadere nelle mani dei romani, San Sisto II, sapendo che da lì a poco sarebbe stato martirizzato, affidò la coppa al suo tesoriere e diacono, San Lorenzo. San Lorenzo a sua volta la consegnò ad un soldato spagnolo con l’ordine di portarla a Huesca, in Spagna, dove confidava che la sua famiglia l’avrebbe potuta custodire.
Questa tradizione dei primi anni è sostenuta da diversi fattori: il Canone romano della Messa, il fatto che la coppa non risulti essere stata a Roma dopo il terzo secolo, i diversi documenti e la tradizionale e storica presenza del Santo Calice in Spagna.
Qual è la sua teoria sulla storia del Santo Graal e sul luogo in cui attualmente si troverebbe?
Bennett: La maggior parte delle persone è convinta che vi siano centinaia di teorie sul Santo Graal, cosa che coincide bene con il detto che se tutte le reliquie della vera Croce venissero messe insieme, vi sarebbe legno a sufficienza per una dozzina di croci. Tuttavia, non è assolutamente questo il caso del Santo Graal.
Certamente è vero che nel XVI secolo vi erano circa 20 coppe che rivendicavano per sé l’onore di essere l’autentico calice usato da Gesù nell’Ultima cena. Ma oggi nessuna di queste viene considerata come autentica – ad eccezione del Santo Calice di Valencia e della coppa d’argento di Antiochia.
La coppa di Antiochia ha la capacità di due litri ed è troppo grande per essere stata passata attorno al tavolo dell’Ultima cena per l’Eucaristia. Ciò che è interessante è il fatto che San Geronimo fa riferimento a due coppe sul tavolo dell’Ultima cena, una coppa d’argento che conteneva il vino per la cena, e una di pietra che è stata usata per l’istituzione dell’Eucaristia.
Solo il Santo Calice di Valencia, con la sua coppa di pietra d’agata, coincide con la descrizione di San Geronimo. E considerando la tradizione e la storia ad essa attribuite, appare evidente che tutto coincide perfettamente. Non credo che nulla mai possa smentire la teoria che il Santo Graal sia in effetti il Santo Calice di Valencia in Spagna.
Quali sono i racconti errati che molti studiosi moderni hanno avanzato sul Santo Graal e su coloro che sarebbero coinvolti nei suoi trasferimenti?
Bennett: Parlando del Santo Calice di Valencia, un problema è dato dalla mancanza di informazioni sostanziali che vadano oltre la tradizione di San Lorenzo, e un altro dall’errata affermazione che esistano molti Graal attribuiti a quello dato a San Lorenzo da Papa Sisto II. I fatti sono poi spesso mescolati con dati errati ed elementi leggendari in modo tale da far dubitare che si possa mai giungere a conoscere la verità.
Un serio contraltare alla tradizione di San Lorenzo, almeno nell’opinione comune, è la leggenda secondo cui Giuseppe d’Arimatea avrebbe portato il Santo Graal in Inghilterra. Questa leggenda si basa su una poesia di Robert de Boron, “Giuseppe d’Arimatea”, che conferma la leggenda apocrifa di Nicodemo, aggiungendo che Giuseppe avrebbe portato il Graal a Glastonbury, unendo così il Cristianesimo alle ossa del leggendario Arturo che lì sarebbe seppellito.
Giuseppe avrebbe raccolto il sangue di Cristo in un piatto contenitore che era servito come piatto per il pane dell’agnello pasquale durante l’Ultima cena, consegnandolo successivamente al dio celtico Bron che lo portò in Occidente come talismano di immortalità.
Non è difficile osservare che questa leggenda non ha alcun fondamento e che il Graal in questo caso non è una coppa storica, ma un piatto che non esiste nella realtà. È un classico esempio del mix di fantasia, letteratura e leggenda che permea gran parte delle discussioni sul Santo Graal.
Qual è l’importanza del Santo Graal per il mondo cristiano di oggi?
Bennett: Il Santo Graal è importante per il mondo cristiano di oggi per lo stesso motivo per cui è stato venerato attraverso i secoli, come coppa utilizzata da Cristo per istituire l’Eucaristia.
È poi una felice coincidenza che questa ultima “scoperta” sul Santo Graal coincida con l’Anno dell’Eucaristia proclamato dal Papa Giovanni Paolo II nella festa del Corpus Domini di giugno, e iniziato lo scorso ottobre. Durante la celebrazione di questo Sacramento così centrale per la fede, i cattolici sono chiamati ad onorare l’Eucaristia, a riceverla più degnamente e a riflettere più profondamente sul significato della propria vita e della vita della Chiesa.
La meravigliosa storia del Santo Calice di Valencia ci porta a ricordare l’importanza di questo Sacramento nella vita della Chiesa, così evidente nella devozione data nel corso dei secoli alla coppa utilizzata da Cristo per istituire l’Eucaristia
La storia inizia con San Pietro, il primo capo della Chiesa, il quale ha recato con sé la coppa sacra a Roma affinché venisse utilizzata nella liturgia della Messa. Continua con i santi Sisto e Lorenzo, i quali sono stati martirizzati per essersi rifiutati di consegnarla ai romani.
La Chiesa in Spagna si è adoperata grandemente per proteggere la coppa dall’invasione musulmana dell’VIII secolo, e molti anni dopo abbiamo potuto constatare lo stesso rispetto e coraggio eroico in coloro che hanno salvato il Calice dalla sua distruzione durante la Guerra d’indipendenza e civile spagnola.
Grazie alla loro forza e dedizione personale, nel 1982, il Santo Padre è diventato il primo Papa ad aver celebrato la Messa con tale reliquia, dopo San Sisto II nel terzo secolo, e oggi i cristiani di tutto il mondo hanno la possibilità di venerare questa coppa speciale.
È un miracolo del mondo moderno che dovrebbe darci motivo di una profonda riflessione sull’importanza dell’Eucaristia nella nostra vita quotidiana, per spronarci a proclamare pubblicamente che il sacrificio di Cristo è destinato per la salvezza del mondo intero, come ha chiesto il Santo Padre.
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