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Il PPC

Alla domenica condivido la Bibbia con amici: questi lavoratori cristiani cinesi sono nel mio presepio come le figurine dei vari mestieri. Faccio scuola in seminario. I seminaristi li metterei nel presepio come pastori, presto lo saranno, anche se i pastori cinesi hanno un problema a farsi pascere da quel tale a cui fu detto: “pasci”.


Il PPC

 

A Pechino molti hanno l’abitudine di sputare mentre camminano. Sono 20 milioni.

Ora siamo a 10 gradi sotto zero e il mio presepio immaginario ha per terra un bel manto di ghiaccioli che brillano.

 

Alla domenica condivido la Bibbia con amici: questi lavoratori cristiani cinesi sono nel mio presepio come le figurine dei vari mestieri.

Tutti con i piedi ben saldi a terra e rivolti verso il Verbo fatto carne. L’unica differenza con le figurine: non si fanno vedere in chiesa solo a Natale.

 

Faccio scuola in seminario.

I seminaristi li metterei nel presepio come pastori, presto lo saranno, anche se i pastori cinesi hanno un problema a farsi pascere da quel tale a cui fu detto: “pasci”.

 

Insegno latino all’università: i miei studenti sono dotti, vengono dall’est, non viaggiano mai da soli, da secoli usano l’incenso e sono incuriositi dal quel bambino.

I perfetti re magi per il mio presepio immaginario.

 

La stella è l’abbagliante luce gialla sempre accesa sull’enorme palazzo in costruzione di fianco a casa mia, dove lavorano 24 ore al giorno.

La cima del palazzo si perde nella nebbia, il primo piano si perde nello smog. In mezzo c’è polvere. Di notte la luce brilla tra i martelli.

 

Abbiamo fatto un concerto di canti latini.

Non erano angeli e i piu’ coraggiosi non erano neanche molto intonati, ma per il mio presepio li aggiungo tutti come coro festoso del “Gloria”.

 

Nel presepio di Pechino non ho bisogno del fiumiciattolo di carta argentata perchè ci sono 15 linee di metropolitana nel cui flusso trascorro molte ore, tra un milione di odori, sapori, sguardi e colori, spinto, sospinto e spesso sollevato da terra e trascinato dalla corrente.

 

Insegno latino a un gruppo di ragazzi internazionali all’ambasciata italiana. Un giorno ho insegnato loro le ultime parole di Giulio Cesare, in latino.

Una ragazzina distratta, alla lezione successiva, quando ho chiesto se si ricordava cosa disse Cesare quando fu accoltellato mi ha guardato con aria interrogativa e ha detto: “Ooouch!”. Nel mio presepio a loro faccio fare Giuseppe, anche lui non sapeva mai bene cosa rispondere ma è simpatico.

 

In un angolo del presepio c’è anche una gabbietta: è per un vescovo amico agli arresti da mesi.

 

La Madonna e il bambino sono nel mio ufficio. Appesi al muro.

Un bel quadro cinese della Madonna di Sheshan che tiene il bimbo sopra la testa e ci tiene una mano sulla testa.

 

Il bue, senza offesa, che scalda il bimbetto con il semplice ma regolare respiro, sono tutti coloro che sostengono in vari modi il mio lavoro qui.

Per loro questa letterina, con gratitudine.

 

Dopo anni continuo a fare errori di etichetta nel trattare con gli amici cinesi e di grammatica nelle lettere di Natale.

Mi ripeto sempre “asino che sei!”. Quindi c’è anche un asino.

 

Ci siamo tutti.

Il PPC (Presepio Popolare Cinese) è pronto.

 

Buon Natale

 

Michele Ferrero da Pechino

 

 

Michele Ferrero

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