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Il ministro Severino: a Casal del Marmo, attesa e speranza tra i ragazzi per la ...

C'è attesa al Carcere minorile romano di Casal del Marmo per la visita di domani del Papa. Il Ministero della Giustizia afferma che la celebrazione della “Messa in Coena Domini” sarà un momento di riservata preghiera. sono andata a fare una piccola visita, un sopralluogo, anche per verificare lo stato d'animo, e devo dire che c'è un clima di aspettativa...


Il ministro Severino: a Casal del Marmo, attesa e speranza tra i ragazzi per la visita del Papa

da Quaderni Cannibali

 

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          C’è attesa al Carcere minorile romano di Casal del Marmo per la visita di domani del Papa. Il Ministero della Giustizia afferma che la celebrazione della “Messa in Coena Domini” sarà un momento di riservata preghiera, che coinvolgerà soltanto Papa Francesco, i 46 ragazzi ospiti della struttura, la guardasigilli Paola Severino e la responsabile del Dipartimento per la Giustizia Minorile Caterina Chinnici.            Una grande concentrazione nella preparazione sia da parte di tutto il personale sia da parte dei ragazzi. Io sono andata a fare una piccola visita, un sopralluogo, anche per verificare lo stato d’animo, e devo dire che c’è un clima di aspettativa e di speranza veramente straordinario.Come ha trovato i ragazzi? Ci sarà magari qualche sorpresa per il Papa?          Io credo che tutto avverrà in maniera molto spontanea, così come credo sia nel desiderio del Papa. Io mi sono raccomandata che nulla venisse preparato in maniera artificiosa. E credo che la spontaneità dei ragazzi sarà la testimonianza migliore e il dono migliore per un Papa, che ha mostrato un’immediata attenzione per coloro che soffrono di più; tra essi ci sono sicuramente questi ragazzi che sono spesso stranieri, che sentono molto la mancanza e la lontananza delle famiglie e che hanno come famiglia coloro che lavorano nel carcere.Ad oggi quanto è possibile recuperare davvero questi ragazzi, che così giovani entrano in una prigione?          Ci sono delle storie straordinarie di recupero e delle storie terribili di ricaduta nel reato. Nella direzione del bene accade spesso che giovani, che rimangono lontani dalle famiglie di origine, ce la facciano. Purtroppo il modello criminale che assorbono in famiglia, spesso è quello che li induce a ricadere nel reato. Quindi occorre molta accortezza nel loro reinserimento sociale, ancora di più di quanta non ne occorra per i detenuti maggiorenni.Lei è soddisfatta di quest'anno e più di permanenza al Ministero di Grazia e Giustizia? Dovevano essere varate le pene alternative e poi è tutto fallito ed è stata rinviata anche la chiusura degli Opg, gli Ospedali psichiatrici giudiziari…          Almeno si è segnato l’inizio di un cammino con una traccia molto profonda. Il decreto salva-carceri intanto ha incominciato a funzionare e a dare un certo respiro di deflazione della popolazione carceraria. Per quanto riguarda gli Opg abbiamo avviato un cammino che non si era mai tracciato, con la Sicilia per esempio, che non aveva mai stipulato una convenzione per il passaggio della Sanità dal Ministero della Giustizia appunto al Sistema sanitario. Abbiamo ottenuto i finanziamenti per gli Ospedali psichiatrici giudiziari e le Regioni hanno presentato i progetti. Insomma si tratta di un rinvio e non di abbandono di una strada, che occorrerà comunque percorrere. Se guardo il bicchiere mezzo vuoto ovviamente mi rammarico della mancata approvazione della legge sulle misure alternative alla detenzione. Credo, però, che l’attenzione che continua a permanere sul fenomeno, il fatto che tante autorità laiche e religiose continuino ad occuparsi di questo fenomeno, rappresenti un’indicazione estremamente positiva, nel senso che oggi si tratta di un tema che nell’agenda di tutti è in cima rispetto agli altri, tra i primi a cui, io spero, si potrà apprestare il prossimo Parlamento.Ma, secondo lei, c’è ancora una parte della classe politica che tenta di emarginare questo problema?          Vedo che l’attenzione c’è in tutti. Secondo me il tema sociale è quello da approfondire maggiormente. La gente, infatti, spesso vede il carcere come qualcosa di cui non vale la pena occuparsi, perché riguarda altri, riguarda persone con le quali non ci si potrà mai, non ci si vorrà mai identificare. Allora, questo coinvolgimento sociale dell’opinione pubblica deve rappresentare una tappa ulteriore per l’attenzione al carcere.

Alessandro Guarasci

http://it.radiovaticana.va

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