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Il linguaggio del corpo da Giovani per i Giovani

La madre lo fece ruotare su un fianco. Gli tese le braccia e le massaggiò, delicatamente, un braccio dopo l'altro, mentre gli cantava delle vecchie filastrocche che parlavano degli amori del dio Krishna o di qualche leggenda venuta dalla notte dei tempi epici. Poi afferrò le manine e le massaggiò con i pollici, come per far circolare il sangue verso le estremità. Ventre, gambe, talloni, pianta dei piedi, testa, nuca, viso, naso, schiena, natiche, venivano successivamente accarezzati...


Il linguaggio del corpo da Giovani per i Giovani

da GxG Magazine

del 01 gennaio 2002

Il corpo ha un proprio linguaggio, estremamente potente che può comunicare vita ma anche lasciare ferite profonde. E’ un linguaggio che purtroppo non si impara a scuola ma che richiede un percorso di addestramento tutto suo. Affrontare il tema del linguaggio del corpo in un articolo è un po’ come voler spiegare i colori ad un non vedente. Itrattato che però non servirebbe molto ai nostri scopi: sarebbe molto più interessante provare a vivere alcune attività ed esercizi pensati apposta, in modo da sperimentare la forza e l’immediatezza del linguaggio del corpo.

UNA GIOVANE MADRE IN UN SARI ROSSO

Proviamo allora a far parlare alcune esperienze sperando che rendano maggiormente la realtà dei fatti.

« Prima di arrivare alla fontana s’incantò davanti alla bellezza di una giovane madre drappeggiata in un sari rosso, seduta davanti per la strada, con la schiena eretta e un piccino posato sulle sue gambe stese. Il lattante era nudo e aveva solo un amuleto appeso a una cordicella intorno alla vita. Era un bambino paffuto che non aveva l’aria di soffrire di denutrizione. Una strana fiamma passava nei loro sguardi. Sembrava che si parlassero con gli occhi. Soggiogato, Lambert pose il secchio. La giovane donna si era versata qualche goccia d’olio di senape sulle palme e cominciava a massaggiare il corpicino. Abili, intelligenti, attive le sue mani salivano e scendevano, animate da un ritmo discreto ma inflessibile. Con un movimento ondulato, partivano dai fianchi del piccino, gli attraversavano il petto e risalivano verso la spalla opposta. Alla fine del movimento, il mignolo scivolava sul collo del bambino. La madre lo fece ruotare su un fianco. Gli tese le braccia e le massaggiò, delicatamente, un braccio dopo l’altro, mentre gli cantava delle vecchie filastrocche che parlavano degli amori del dio Krishna o di qualche leggenda venuta dalla notte dei tempi epici. Poi afferrò le manine e le massaggiò con i pollici, come per far circolare il sangue verso le estremità. Ventre, gambe, talloni, pianta dei piedi, testa, nuca, viso, naso, schiena, natiche, venivano successivamente accarezzati, vivificati dalle dita agili e danzanti. Il massaggio si concluse con una serie di massaggi yoga. La madre incrociò e riaprì le braccia del figlio diverse volte di seguito per liberargli la schiena, la gabbia toracica, il respiro. Infine toccò alle gambe che la giovane donna aprì e richiuse sul ventre per provocare l’apertura e il rilassamento del bacino. Il bambino cinguettava beato.

“Era un vero e proprio rituale” dirà Lambert sedotto da tanto amore, bellezza, intelligenza. Si immaginava infatti quanto nutrimento extracorporale apportasse quel massaggio a un piccolo corpo minacciato da tante carenze».

Questo brano tratto da La Città della Gioia rappresenta bene l’energia che può passare attraverso il corpo e il suo linguaggio. A qualcuno la scena descritta potrebbe dir niente, quasi che ad essere descritto fosse un mobile o una macchina… Si può cogliere veramente l’intensità del rapporto tra quella madre e quel figlio solo se facciamo riferimento alla nostra esperienza, cioè se abbiamo sperimento qualcosa di simile.

Sarebbe quindi importante provare a cercare nella nostra memoria le occasioni in cui siamo stati toccati, siamo stati accarezzati (non necessariamente solo da nostra madre o da nostro padre) in un modo che ci ha fatto sentire di essere amati, di essere accolti, protetti non solo da piccoli ma in ogni età della nostra vita.

UN ESERCIZIO

Vi invitiamo a sospendere la lettura per provare a fare un esercizio di memoria cercando occasioni come quelle descritte poc’anzi. Segnatevi quanto la vostra memoria riesce a portare a galla: è un tesoro prezioso che ci portiamo dietro e non è bene che vada smarrito nella routine delle cose…

Fatto? É un esercizio che proponiamo spesso nei nostri incontri poiché far memoria di ciò che abbiamo vissuto aiuta a vivere bene il nostro oggi e aiuta a crescere. Oltre a ricordi positivi possono emergere anche episodi spiacevoli e dolorosi. XY, per esempio, ci ha scritto che aveva proprio un bel ricordo del primo bacio, ma che si portava dietro anche un peso: “l’esperienza vissuta con un ragazzo che mi ha trattato male. Non voglio dire come ma mi ha trattata male”. Di  gesti hanno un linguaggio proprio che segue regole proprie. I gesti sono infatti l’espressione del linguaggio del corpo ed è quindi molto difficile scriverne poiché si rischierebbe di far seguire un lungo fronte a queste parole abbiamo cercato di saperne di più: non c’erano stati atti di violenza però il modo con cui lui trattava lei non era dei migliori non fosse altro per il fatto che si comportava con lei con lo stesso modo con cui si relazionava con i compagni maschi.

DUE COSE IMPORTANTI

Questo ci ricorda due cose importanti:

·il linguaggio del corpo è potente, immediato, diretto può arrivare a “nutrire” l’altro/a, ma proprio per questa sua forza bisogna avere molta attenzione a come lo si utilizza, in particolare in intimità. Un gesto, una carezza dato nel modo o nel momento sbagliato possono procurare una cicatrice che dura a lungo (non a caso si parla di una memoria del corpo);

·la modalità con cui maschi e femmine comunicano attraverso il corpo è diversa. Può sembrare una banalità, una cosa già saputa ma in realtà non è mai abbastanza esplorata. Se un ragazzo è giù di morale una pacca sulla spalla può aiutare, ad una ragazza pensiamo proprio di no; allora risulta più utile la delicatezza femminile. D’altro canto se c’è bisogno di sostengo, l’abbraccio, la stretta decisa di un maschio risulta essere più efficace.

AD XY PROBABILMENTE NON È ANDATA COSÌ BENE…

Abbiamo scelto il brano de La Città della Gioia anche per un altro motivo.

L’esplorazione del corpo del figlio che la madre fa durante il bagno è importante sia perché gli comunica vicinanza di un amore materno presente, caldo, ma anche perché aiuta il bambino a percepire meglio tutte le parti del suo corpo. Non è una cosa banale poiché con l’andare del tempo è facile che abbiamo presente alcune parti del nostro corpo come ad es. le mani, le braccia, i piedi, i genitali, le gambe mentre altre vengano quasi dimenticate salvo accorgerci di loro solo quando ci fanno male.

Poiché noi abbiamo un corpo intero che non può essere considerato a pezzi è vitale imparare a prendere contatto, familiarità con tutte le parti del nostro corpo: da un lato ciò ci aiuta a prendere confidenza e a non sentirci troppo a disagio con alcune di esse (in particolare con quelle che non ci piacciono particolarmente), dall’altro ci permette di entrare meglio in relazione con gli altri. Più si conosce e si rispetta il proprio corpo (sarebbe qui interessante riflettere su come ci nutriamo, su quanto dormiamo e su come gestiamo il nostro lavoro), più riusciamo ad avvicinarci in modo rispettoso al corpo degli altri ed in particolare al nostro lui o alla nostra lei. Ad XY probabilmente non è andata così bene e ci vorrà un bel po’ di tempo (e di sofferenza) nel ricostruire un rapporto sereno anche sul piano fisico con un altro ragazzo e fino a ché non affronterà con lui questa ferita continuerà a portarsi dietro questo buco nero, anche se dovesse cambiare un ragazzo ogni tre mesi.

Il tema è vastissimo e un articolo, come già detto, non è sempre il modo migliore per affrontarlo… Un invito: se qualcosa ha colpito o toccato la vostra curiosità, provate a seguire le vostre intuizioni, a fermarvi un po’ a riflettere sul vostro corpo, sulle parti che vi sono familiari e quelle che lo sono meno; e ancora: su quali gesti vi fanno piacere e su quali invece vi danno fastidio e magari tentare di capirne il perché. Il primo passo per addentrarsi e quindi educare il proprio linguaggio del corpo parte proprio da qui, dal conoscersi.

Mauro&Silvia

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