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IL LAVORO DELLA FIDUCIA

Non sappiamo quante forze noi disperdiamo nel cammino tutto il giorno e in diversi modi: in tanti lavori futili e in tante parale; inutili. La fiducia ci ricorda: 'La cosa che tu stai gettando via ti è necessaria'.


IL LAVORO DELLA FIDUCIA

da L'autore

del 01 gennaio 2002

La fiducia non soltanto ci conduce con perseveranza instancabile sopra una strada ardua ed arida, ma anche ci mette sull'attenti. Camminando ogni giorno alla stessa maniera, a poco a poco, viene la distrazione e la freddezza. La fiducia non vuole essere ingannata: essa ci spinge e ci ripete: «Guarda, guarda che succede! ». Essa ci ricorda: «Se non vai avanti al tempo del freddo, avrai da faticare quando arriva il caldo! ». Ci fa vedere: «Da un buco della tua borraccia perdi acqua: che farai quando avrai sete? ».

Non sappiamo quante forze noi disperdiamo nel cammino tutto il giorno e in diversi modi: in tanti lavori futili e in tante parale; inutili. La fiducia ci ricorda: «La cosa che tu stai gettando via ti è necessaria. Sta zitto, sta un po' calmo, non ingrandire troppo le cose, non andare altre i limiti delle tue forze... non immergere senza ragione i piedi nell'acqua che con fatica è stata raccolta per bere ...! ». E quando noi, distratti, ci immergiamo tutti sino alla gola dentro ad una futilità, essa non ci dimentica, ci dice: «Attento! che stai facendo? ». Essa è seduta dentro il nostro petto e nulla sfugge alla sua vista.

Arrivando vicino alla perfezione, si acquista una prudenza dell'amore facile: allora il senso della misura viene da sé. Un poeta nato mantiene facilmente la rima dei versi; così anche noi possiamo mantenere la vita, da cima a fondo, regolarmente e perfettamente dentro la bellezza. A questa punto non è facile cadere. Ma nei giorni del vuoto non c'è la forza facile, della gioia; allora, ad ogni passa è una fermata, una caduta; dove non dobbiamo fermarci, lì diventiamo pigri e dove dobbiamo fermarci, qui diventiamo baldanzosi. Allora solo una fiducia estrema diventa la nostra compagna. Essa non ha riposo, solo veglia. Dice: «E che? non vedi una favilla rossa di rabbia? Ti sforzi di diventare più grande solo per farti vedere. Le spine dell'inimicizia pungono nella tua memoria. Perché vedo tanta risentimento nascosto in te? Ecco, tu vai riposare a notte: dove è dentro di te la pace con la quale devi entrare in seno al sonno puro e sacro? ».

Nei giorni della contemplazione il tocco continuo di queste raccomandazioni è per noi la più grande gioia. Quanto più sappiamo che questa fiducia vigila e tanto più noi ci sentiamo sicuri in cuore. Se qualche volta in una dimenticanza infausta non la vediamo, dobbiamo temere di qualche pericolo. Quando noi non troviamo il Supremo Amico, la fiducia si mette al posto di questo Amico Supremo. La sua immagine irraggiungibile si riveste ogni giorno più di una bellezza splendente. Questa santa bella mistica, fuori dai piaceri e fuori dalla instabilità, farà avvenente la nostra povertà, aspergendola di forza, di pace, di luce,

Verso la fine del viaggio la fede di Colombo diventò più ferma e la fiducia gli ha dato ogni giorno speranza sulla via dell'oceano sconosciuto e senza segno di cammino. I suoi compagni di viaggio non avevano una fede ferma, non avevano fiducia in questa viaggio attraverso l'oceano. Essi erano preoccupati di vedere ogni giorno un segno del successo del loro viaggio; e non vedendo nulla, i loro animi perdevano la forza di andare avanti: così quanto più passavano i giorni, quanto più l'oceano non finiva mai, tanto più diventavano impazienti. Cercavano di ribellarsi per tornare indietro. Però la fiducia di Colombo, anche senza veder fuori alcun segno certo, andava avanti in silenzio. E quando venne il momento in cui non poteva più trattenere i navigatori dal ritornare indietro, apparvero i segni che la riva era vicina. Allora tutti cominciarono a gioire, tutti si entusiasmarono ad andare avanti. Allora tutti cominciarono a chiamare Colombo amico e a ringraziarlo.

All'inizio nessuno è compagno della contemplazione, tutti esprimono i loro dubbi, tutti si oppongono. Non c'è fuori alcun segno chiaro e preciso con il quale io possa far vedere chiaramente la verità della mia fede presso gli altri e anche presso me stesso. In questi momenti, in mezzo all'oceano, in mezzo alle contraddizioni e al dubbio, la fiducia non abbandoni per un momento la sua compagnia. Quando la riva si fa vicina, gli uccelli verranno a posarsi volando sull'albero della tua nave, i fiori della riva danzeranno sulle onde dell'oceano: allora non mancheranno gli applausi e le approvazioni. Ma sino a quel momento solo la fiducia, fiducia vittoriosa sulla disperazione, fiducia paziente verso i colpi, fiducia indifferente agli entusiasmi del fuori, fiducia non scossa dalla maldicenza, in nessuna maniera e per nessuna ragione ci deve abbandonare. Essa guardi alla bussola, essa ci tenga fissi al timone.

Rabindranath Tagore

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