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Il figlio Pierluigi: «Da lei ho imparato la gioia di vivere»

Elegante, dolce, determinata: Gianna Beretta Molla è stata una madre e moglie felice, un medico molto stimato, una donna come tutte vorrebbero essere. Di lei, del suo rapporto con la vita, la famiglia, il lavoro e delle sue passioni ne fa un commovente ritratto il primo figlio Pierluigi Beretta Molla.


Il figlio Pierluigi: «Da lei ho imparato la gioia di vivere»

da Quaderni Cannibali

del 03 maggio 2012 (function(d, s, id) { var js, fjs = d.getElementsByTagName(s)[0]; if (d.getElementById(id)) return; js = d.createElement(s); js.id = id; js.src = '//connect.facebook.net/it_IT/all.js#xfbml=1'; fjs.parentNode.insertBefore(js, fjs);}(document, 'script', 'facebook-jssdk')); 

          Elegante, dolce, determinata: Gianna Beretta Molla è stata una madre e moglie felice, un medico molto stimato, una donna come tutte vorrebbero essere. Di lei, del suo rapporto con la vita, la famiglia, il lavoro e delle sue passioni ne fa un commovente ritratto il primo figlio Pierluigi Beretta Molla. 

Come definirebbe l’estrema generosità di sua madre?  

          Semplicemente un modo di vivere coerente con i propri ideali, con la propria fede. La sua non era una generosità dettata da uno slancio sentimentale: fin da giovanissima aveva idee molto chiare sull’amore che significa perfezionarsi e superare l’egoismo, donandosi e avendo fiducia nella Provvidenza.  

Da chi ha appreso amore e fede?  

Nata da genitori terziari francescani, decima di tredici figli, aveva ricevuto la prima Comunione a cinque anni e mezzo. Capace di adattarsi ai vari traslochi che le necessità della vita imponevano, Milano, Bergamo, Genova, Magenta, riuscì in ognuno di questi ambienti a cogliere una particolare nota spirituale. A Magenta l’associazionismo cattolico, a Genova ci fu l’incontro con uno dei pionieri del Movimento liturgico, monsignor Pasquale Righetti. Fu sempre certa dell’efficacia della preghiera, giorno dopo giorno. 

Per questo la chiamano la santa del quotidiano?

          Sì, la sua santità non è solo l’esito di gesti straordinariamente buoni, ma una “postura”, un modo di essere. Una disponibilità continua. Quando esercitava la sua professione di medico al consultorio o prestava assistenza come volontaria nelle scuole e nelle famiglie non si limitava a curare gratuitamente gli svantaggiati, ma li sosteneva e aiutava sul piano economico e psicologico. C’era un “più” nel suo modo di fare: il sorriso.

La definisce allegra? 

          Certamente. Mia madre aveva senso del buon vivere: a Roma durante il viaggio di nozze aveva chiesto al marito di non andare solo a visitare chiese, ma di seguire anche itinerari di evasione. Era molto impegnata fra figli, lavoro e professione, ma non trascurava mai la sua femminilità. Amava la moda, e talvolta chiedeva a mio padre, che per questioni di lavoro frequentava Parigi, di acquistare qualche rivista per scoprire le ultime tendenze.  

La sua eleganza era contemporanea? 

          Sì, ma anche personale e intramontabile. L’altra sera mia sorella Gianna Emanuela, in occasione del 50° compleanno, ha indossato un suo abito ed era elegantissima. 

Sua madre come esprimeva la gioia di vivere?

          Praticava sport, si dedicava alle arti. Amava suonare la fisarmonica e dipingere. Sono stati conservati diversi oli su tela in cui lei ha riprodotto i paesaggi di Viggiona sul Lago Maggiore, luoghi in cui trascorreva le vacanze coi nonni. La sua sensibilità non la spingeva solo a contemplare la Natura, ma anche a “viverla”: amava lo sci e l’alpinismo impegnandosi in arrampicate di notevole difficoltà, come quella sul Tour Ronde, Monte Bianco. Perché, secondo lei, Cristo è anche lì, presente dove c’è bellezza e amore.

Maria Angela Masino

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